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Mario Fresa tradotto in francese

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Mario Fresa

Alcune poesie di Mario Fresa sono state ospitate e tradotte da Damien Zalio sul numero di aprile di « Recours au Poème », prestigiosa rivista francese diretta da Marilyne Bertoncini e da Carole Mesrobian. Abbiamo rivolto al poeta e critico alcune domande dedicate al rapporto tra la scrittura in versi e la traduzione.




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“Un abbraccio di parole e sentimenti”: Nuove anime di Vincenzo D'Alessio

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recensione di Renzo Montagoli pubblicata su Arte insieme

http://www.faraeditore.it/vademecum/24-Nuoveanime.html

Vincenzo D’Alessio, Nuove anime, FaraEditore 2019
Prefazione di Alessandro Ramberti
Note critiche dei giurati Nicoletta Mari e Colomba Di Pasquale

Poesia
Pagg. 64
ISBN 978 88 94903 62 1
Prezzo Euro 10,00


Ragione e sentimento

È da un po’ di tempo che ho l’opportunità, e la fortuna, di leggere la produzione poetica di questo autore avellinese, che a definirlo un cantore del Sud è volerlo considerare a tutti i costi un artista stanziale, cioè abbarbicato alla sua terra e alla sua gente, che costituiscono la tematica delle sue liriche. In effetti, se è pur vero che Vincenzo D’Alessio trae ispirazione dalla natura dei suoi luoghi, dalle tradizioni, ma anche dalla disperazione della sua gente, la sua è una voce che si leva forte e chiara contro le ingiustizie sociali e avversa a una pratica egoistica ed edonistica volta a corrompere e a distruggere l’ambiente in cui viviamo. E anche dove sembra che il discorso poetico tragga fonte dall’analisi introspettiva del proprio animo, questa lacerante invocazione per un mondo migliore, alla fin fine, è sempre presente (C’era una volta un paese felice / dove la gente pensava al lavoro /ogni giorno benediceva, quello /che i campi donavano loro / passarono gli anni e fuori dal paese / sorsero case, fabbriche e chiese / la gente allora lasciò i campi /per guadagnare e… andareavanti / ma il sole sorge, come ogni giorno, / sulle ricchezze, sciagure ed orgoglio, / e quella terra, ormai morta, / diventa schiava di altra sorte / c’era chi pianse e chi ancora aspetta / che dalle Alpi ritorni suo figlio / ma come i campi anche lui muore / in un silenzio che fa male al cuore /….). Questi versi sono parte della prima poesia e ben evidenziano il mutamento economico, sociale e culturale che ha interessato le zone eminentemente agricole del meridione, con uno sradicamento indelebile e il tormento di chi ha preso coscienza che il benessere tanto promesso, e solo in parte concretizzato, porta a un malessere interiore che lentamente distrugge la vita. Tuttavia, pur restando stilisticamente non ricercato, per quanto di indubbia efficacia, constato con vivo piacere che D’Alessio ha voluto mettere alla prova la sua poeticità dipingendo immagini di celestiale bellezza, ricorrendo ad artifizi letterari che impreziosiscono senza gravare (Scolora il seppia del fondo / dove raggiante il tuo viso riluce / profuma di rose intatte nel tepore / di maggio,.../… oppure anche chissà cosa pensa il buio / mentre dormiamo avvolti /nello scialle della notte /…). C’è una ricercatezza di immagini, ma anche di suoni (provate a leggerle a voce): rima non rara, ma nemmeno frequente, come se l’autore, senza perdere di vista le tematiche a lui care, avesse deciso che rinchiudere un quadro già bello in una cornice azzeccata avrebbe ulteriormente impreziosito l’opera, e così infatti è stato. E poi ho colto forse un’altra caratteristica delle poesie di questa raccolta: sembrano sgorgate direttamente dall’anima in un lavoro sinergico con la mente che ha smussato i toni, ha addolcito là dove era necessario, ha calcato la mano dove più evidente doveva essere il messaggio, ha instaurato un dialogo muto con il lettore, in un abbraccio di parole e di sentimenti a cui è piacevole abbandonarsi. Così il poeta si svela, eliminato il naturale pudore, e ciò trova conferma anche in questi tre significativi brevi versi (anima mia, poesia / né occhi né bocca /nuda al mondo).
VincenzoD’Alessio continua a emozionarmi con la sua poesia che anche quando parla di morte è ricerca di vita, che anche quando piange le miserie di un mondo che appare sconfitto lascia tuttavia intravvedere una sua possibile resurrezione; quindi, leggere le sue sillogi fa bene, è una tremula, ma indomita luce che brilla nelle tenebre di un mondo che solo l’amore potrà salvare.

Vincenzo D’Alessio (Solofra 1950), laureato in Lettere all’Università di Salerno, ha ideato il Premio Città di Solofra, fondato il Gruppo Culturale “Francesco Guarini” e l’omonima casa editrice. Acuto e attento critico letterario, ha pubblicato saggi di archeologia e storia, recensioni e versi in numerosi periodici, antologie, siti e blog (in particolare Narrabilando e Farapoesia). Raccolte poetiche per i tipi di Fara: La valigia del meridionale e altri viaggi(2012, 20162); Il passo verde (in Opere scelte, 2014); La tristezza del tempo (in Emozioni in marcia, 2015) e Alfabeto per sordi in Rapida.mente, 2015) poi in appendice a Immagine convessa (2017), opera finalista al concorso Versi con-giurati. Nel 2017 è uscita la raccolta Dopo l’inverno, II class. al Faraexcelsior, III premio del Concorso Terra d’Agavi 2018 (Gela, AG), segnalata al Premio Civetta di Minerva (Summonte, AV), finalista al Premio Tra Secchia e Panaro 2018 (Modena). Del 2018 sono i Racconti di Provincia.

Questionario di Proust [9]

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A cura di Mario Fresa
Le risposte di
Giorgio Moio



Il tratto principale del mio carattere.
Non dare nulla per scontato senza ragionarci sopra. 

La qualità che desidero in un uomo.
La sincerità e l’altruismo. 

La qualità che preferisco in una donna.
Direi le qualità: la generosità e la sopportazione di avere accanto un uomo che, pur se loquace ed ironico, vive momenti di sconforto e di tristezza. 

Quel che apprezzo di più nei miei amici.
Che ti dicono le cose in faccia così come sono e che forse tu non riesci a vedere e a valutare.

Il mio principale difetto.
Non so se sia un difetto, ma reagisco subito ad un torto: non sopporto le prepotenze e gli inganni, non so contare fino a dieci.

La mia occupazione preferita.
Leggere e scrivere.

Il mio sogno di felicità.
Vivere con la mia famiglia in un mondo dove l’umanità non è un difetto ma una risorsa per migliorare la vita di tutti. 

Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia.
Perdere la ragione. 

Quel che vorrei essere.
Quello che sono. Non perché mi ami o mi senta un narcisista, semplicemente non mi vedo nei panni di qualcuno.

Il paese dove vorrei vivere.
Ovunque ci sia il mare e… gente civile! 

L’animale preferito.
Il cane, razza pastore tedesco, avuti in passato, ma ora, non avendo molto spazio, mi fa compagnia una cagnetta meticcia. 

L’oggetto cui sono più legato.
Il computer. 

I miei autori preferiti in prosa.
Devo confessare di non amare molto gli autori in prosa contemporanei. I miei preferiti vengono un po’ da lontano da lontano: James Joyce, Franz Kafka, Edgar Allan Poe, Carlo Emilio Gadda, Italo Calvino, Stefano D’Arrigo, Ennio Flaiano, Giorgio  Manganelli.  

I miei poeti preferiti.
Il primo poeta che ho letto con attenzione è stato Giacomo Leopardi del quale feci anche una tesina all’esame di maturità. In precedenza, i classici: Omero, Ludovico Ariosto, Dante, ma a livello scolastico. Poi sono arrivati Paul Eluard, Charles Baudelaire, Aldo Palazzeschi, Giuseppe Ungaretti, F.P. Marinetti, Dino Campana fino ai contemporanei Emilio Villa, Edoardo Sanguineti, Andrea Zanzotto, Franco Cavallo, Adriano Spatola, Corrado Costa.

I miei eroi nella finzione. 
Robin Hood, Indiana Jones, Tex, Rambo e gli eroi della Marvel.
 
Le mie eroine preferite nella finzione.
Lara Croft; Anna Karenina in un romanzo di Lev Tolstoj; Elizabeth Bennett di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen; Isabel Archer di Ritratto di signora di Henry James; l’eroina di Hunger Games di Suzanne Collins. 

I miei compositori preferiti.
Oltre ai classici (Mozart, Beethoven, Chopin, Bizet), anche quelli recenti (Bernstein, Gershwin), contemporanei (Allevi, Sevardi, Morricone, Boccadoro, Berio, De Simone) e sperimentali (Cage, Cowell, Cardew).

I miei pittori preferiti.
I pittori informali: Pollock, de Kooning, Burri, Mondrian, Hartung, Capogrossi, Vedova, ma anche il surrealista Ernst, gli spazialisti Fontana e Rothko.  

I film più amati.
Sarà un mio difetto, ma non ricordo sempre i film che vedo o non gli do tanta importanza. Tra quelli che ricordo il titolo, Ben Hur; C’era una volta in America; Il postino; Ricomincio da tre; The warriors; Hair; Highlander; Battleship (un attacco alieno alla Terra), Milionari (uno degli ultimi che ho visto su Napoli, forse perché sono troppo napoletano).

I miei eroi nella vita reale.
Senza dubbio i volontari che vanno in giro con un camioncino a dare aiuto e sostegno ai meno abbienti, come i clochard, ma senza dimenticare i volontari negli ospedali che accudiscono gli ammalati  e hanno sempre una parola di conforto.

Le mie eroine nella vita privata.  
Bisognerebbe prima capire cosa si voglia intendere per eroine nella stori: salvatrici della patria o dell’umanità? Nel dubbio cito entrambe: Giovanna d’Arco, Madre Teresa di Calcutta, Ipazia (che sarebbe meglio definire una martire), Aleza Arzamasskaia (la “Giovanna d’Arco” russa), Irma Bandiera (Mimma, partigiana nella VII brigata GAP “Gianni Garibaldi” di Bologna), Harriet Tubman (attivista afroamericana dell’abolizionismo della schiavitù, la “Mosè della gente nera”), Eleonora de Fonseca Pimental (intellettuale napoletana e patriota), Mariana Pineda.

La riforma che apprezzo di più. 
Deve essere ancora varata: garantire lavoro e una casa a tutti i giovani. Lo so: è un’utopia! ma la vita è fatta anche di utopie.

I miei nomi preferiti.
Sia ben chiaro, il mio, Giorgio, non lo cambierei: ormai, in quasi sessant’anni che lo sento,  mi sono affezionato. Ma rispondendo a tono, ho due nomi preferiti, che avrei tanto voluto dare ai miei figli: Maria, nome di mia madre, se avessi avuto una femmina; Federico, se fosse stato maschio. Uno ne ho avuto ed è maschio, ma per tradizione (oddio, la tradizione!) ed essendo primogenito ho dovuto dargli il nome di mio padre: Antonio.  

Quel che detesto più di tutto.
L’arroganza poggiata sull’ignoranza, la presunzione di sapere.

Il dono di natura che vorrei avere.
Volare, ma mi sto attrezzando per riuscirci un giorno. Per ora mi accontento di farlo nei sogni: una cosa da non credere, nei sogni volo, non esistono ostacoli e faccio salti in verticale talmente alti che riesco ad arrivare persino su un grattacielo! Ma vedi che potenza hanno i sogni! Nella realtà non riesco a fare nemmeno una passeggiata di mezz’ora, senza che il mio corpo reclami insistentemente e mi dica: “Mo’ la vuoi smettere? Guarda che ti lascio qui e me ne vado!”.  

Se avessi un milione di euro.
Ho sempre detto, anche alla mia famiglia, che spesso si infervora esclamando “se avessimo un milione di euro!”, che un milione di euro per me sarebbe troppo: una metà la dividerei in tante parti da ventimila euro ciascuna e le donerei alle famiglie più povere che conosco, in anonimato.

Come vorrei morire.
Addormentarmi la sera e non svegliarmi più, in un luogo vicino al mare, senza acciacchi invalidanti e con la mente ancora lucida. 

Stato attuale del mio animo. 
Conflittuale, come un cielo più nuvoloso che solare, ma questa mia inquietudine di base la sdrammatizzo e la celo con l’ironia e l’auto-ironia, nonché con la loquacità nei dialoghi. Aggiungo: irregolare negli studi, irregolare nella scrittura, irregolare nella vita.

Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
Ricordarmi di ascoltare un po’ di più e quando stare in silenzio.

Il mio motto. 
Ne ho due: finché c’è vita c’è speranza; la vita è tentare di rendere possibile l’impossibile.










Minimi Vitali a Milano 19 aprile 2019

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Venerdì  19  aprile alle ore 18

Libreria Odradek

Via  Principe Eugenio 28  Milano

 Alberto Mori

presenta

Minimi  Vitali

(FaraEditore 2018)

Interviene e ne discute con l’autore la scrittrice Lucia Grassiccia




Un nuovo canzioniere di Vincenzo D'Alessio

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recensione di Vincenzo Capodiferro
pubblicata su Insubria Critica il 10 aprile 2019
Un nuovo canzoniere dal sapore stilinovistico


Nuove anime è una silloge dell’autore Vincenzo D’Alessio – che già conosciamo su Insubria per altre opere – edita da Fara, Rimini 2019. Questa ultima fatica letteraria di Vincenzo ci rivela “miliardi di avi nel nulla”: «Chi può definire l’anima inquieta e bistrattata del poeta, la sua capacità di fare memoria e aprirci gli occhi? …?», così Alessandro Ramberti nella Prefazione si pone delle domande. Anche Heidegger si poneva il dilemma – riferendosi ad Hölderlin –: perché i poeti nel tempo della povertà? Ed Alessandro risponde: «Solo nei poeti, solo nella porziuncola poetica e creativa che c’è in ognuno di noi, magari celata, negletta, sotterrata da cumuli di preoccupazioni o da effimere fiammate emotive, solo in quel vertice sfuggente ed umile, potente e generativo, che potemmo chiamare spirito, troviamo quella scintilla di divino che sa riflettere una verità che ci abbraccia, ci eleva, ci accompagna:

l’amore tiene il cammino
senza scogliere sul mare
del silenzio etereo…
».

La porziuncola sa di francescanesimo! Il tema struggente della poetica dalessiana è un meridionalismo non politico, ma esistenziale, un sudismo non accademico, ma concreto, ma soprattutto la nostalgia del paese, della civiltà contadina.


c’era una volta un paese felice
dove la gente pensava al lavoro
ogni giorno benediceva, quello
che i campi donavano loro

(poesia n. 1)


Tutti sono innamorati di quella civiltà. Basti pensare, a mo’ d’esempio, al leviano Cristo. Levi torna nel luogo dell’esilio. Perché? È difficile tornare nei luoghi dell’esilio. Gli ebrei lo sapevano, quando erano a Babilonia: E come potevamo noi cantare i canti di Sion in terra straniera? Ai salici di quella terra abbiamo appeso le nostre cetre. Il forte tema di questo salmo sarà ripreso dal Quasimodo. Perché tutti ricordano, con affetto, gli anziani, gli adulti, i giovani, quei tempi spensierati della civiltà agricola preindustriale? Forse che Rousseau non aveva ragione?

tornerò da mendicante
nei vicoli trasognati dei paesi
irpini sparsi sui dorsi
di elefanti impietriti

(poesia n. 2)


Anche qui riemerge forte il topos classico dell’Ulisse che torna alla sua Itaca vestito di cenci:

nessuno toccherà le mie vesti…

Questo tema forte del ritorno viene brillantemente centrato da Colomba Di Pasquale nella sua nota critica: «La canzone e le migrazioni. Il poeta fa parlare luoghi e nostalgie … La quieta polvere di Emily Dickinson e scorgo in lontananza un Vittorio Sereni che si sporge su questa silloge».
D'altronde – mi perdoni l’intersezione coi miei versi, ma il tema è fortissimo e coinvolgente e con Vincenzo posso permettermi – anche noi avevamo annotato questo tema della “sinestesia” del ritorno:

… solo tu, pastore ancora rimasto
a transumare, solo tu di una milizia
di guerrieri estinti, solo tu ragazza
trionfante tra le capre sbuffanti,
tediate dalla secca erba, sei rimasta
di uno stuolo antico di amazzoniche
brigantesse. Sei rimasta a ricordare
un tempo che fu. Solo tu gualano,
solo tu zappatore che sempre zappi
con la gobba ricurva sull’angusta terra
ci aspetti al ritorno dall’esilio.


Dobbiamo ringraziare veramente di cuore Rocco e Carmine per aver accolto noi poveri poeti sul sito “Visita la Lucania”: non abbiamo i fondi per pubblicare i nostri versi smemorati! Ma torniamo al nostro Vincenzo:

non piangerò per te
fontana antica abbandonata
al destino da orridi uomini

(poesia n. 6)

E come non ricordare le fontane dei pastori? Ognuna aveva un nome, una storia. C’erano i “pilacci” una specie di vasche, ove si abbeveravano gli armenti. Una di queste fontane antiche si trova ancora sul Monte di Raparo. Ci andavamo ad abbeverare anche noi, come capri, quando seguivamo la cresta immensa del monte che faceva a croce, sulle tracce dell’aereo perduto della seconda guerra mondiale. Un’altra si trova ad Acqua Russo, vicino il podere del nonno Vincenzo: anch’io reco lo stesso nome di Vincenzo e questo nome ci accomuna nell’omen.

ride il fanciullo
dal cuore verde
ha mani nuove

(poesia n. 33)

Vi si respira il panismo naturalistico dannunziano. Anche Gabriele fu ispirato da questo mondo ancestrale: Settembre, andiamo. È tempo di migrare…

non aprite il cuore dei poeti
socchiudete l’uscio nell’attimo
fuggente

(poesia n. 36)

Anche qui non mancano riferimenti classicistici come il carpe oraziano. Il cuore dei poeti è uno scrigno di tesori, ma anche di dolori: è il vaso di Pandora. Aprirlo significa spargere l’angoscia, la nostalgia profonda che proviene dagli archetipi junghiani reconditi dell’inconscio collettivo. È il cuore ungarettiano, come in San Martino…: Ma nel cuore/ nessuna croce manca. È il mio cuore/ il paese più straziato. Come somigliano i nostri paesi abbandonati ai paesi della guerra! Andate qualche volta a Craco vecchia, entratevi entro… avrete delle sensazioni spaventose, di sublimità mistica. Pare di essere sulla luna!

dai capezzoli rossi
delle vigne sai come
l’Autunno dona giorni

(poesia n. 31)

Vincenzo non usa mai la maiuscola, la usa solo per Autunno, personificazione della Natura. Bellissima questa immagine della madre Terra che allatta i suoi figli, col vino/latte, ambrosia dionisiaca! Anche Nietzsche fu ammaliato da Dioniso. Gli Dei ci hanno concesso di partecipare al loro banchetto, a bere il loro succo profumato: il “profumo di mosto selvatico”, come il film … Come non ricordare quando ci mettevano a piedi nudi nei tini a calpestare i grappoli? Ci ubriacavamo al solo odore del mosto! Qui ci è d’uopo ricordare un altro San Martino– non del Carso, ma quello carducciano – : dal ribollir de’ tini/ va l’aspro odor dei vini/ l’anime a rallegrar. Dioniso, padre della poesia, è il dio delle vita/vite. Ci ricorda nondimeno il canto santo: Signore di spighe indori/ i nostri terreni ubertosi/ e le vigne colori/ di grappoli gustosi. Quel colorare ce lo ricorda anche il D’Alessio:

la pergola dell’uva
tinge l’aia cald
a
(poesia n. 33)

Nuove anime ci ricorda – perché no? – quell’esperimento del Dolce Stil Novo. D’altronde Vincenzo appartiene alla setta dei poeti irpini: un gruppo di intellettuali innovatori. La poesia è anima, ma queste anime nuove sanno d’antico: O bellezza sempre antica e sempre nuova. Tardi ti amai! esclamava Agostino! L’antico e il nuovo si baciano in rime sparse ed in mezzo si avverte l’acre odore del “ribollir de’ tini”. È la nostalgia del Totalmente Altro, il ricordo struggente dell’infanzia: Non compagni, non voli,/ Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;/ Canti, e così trapassi/ Dell’anno e di tua vita il più bel fiore. Il poeta è sempre un passero solitario. Tutti i poeti vivono di questa memoria dell’infanzia, anche se tragica, drammatica. Basta ricordare il fanciullino pascoliano, il rondinino che pigola nel nido di “quest’atomo opaco del male”. Quale profonda analogia c’è tra il passero leopardiano ed il rondinello pascoliano!
Vincenzo ci racconta come gli altri questo offuscato “male di vivere”, come Montale, come tutti… Anche in questi versi si respira l’aria della redenzione sociale, cosmica, tipica della Ginestra, che resiste sulle lande desolate dello Sterminator Vesevo.
Il lettore saprà ben apprezzare questi versi concisi e pregni di questa ultima raccolta di Vincenzo D’Alessio.

La guerra di… Fabio Orrico

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recensione di Gianni Iasimone


In letteratura ci sono autori che scrivono e altri che sono una scoperta. La prima volta che ho letto il nome di Fabio Orricoè stato in rete, una dozzina di anni fa, precisamente in un blog da lui stesso co-creato come Scrittinediti, in una appassionata recensione cinematografica, se non ricordo male, sul cinema di Cimino o Chabrol, o giù di lì. Ecco, ricordo bene però che mi stupii nel provare una incomprensibile curiosità per quel modo di argomentare schietto e esuberante, esplicito e obliquo, e per un attimo pensai che mi sarebbe piaciuto incontrarlo. Poi, dopo aver quasi dimenticato quella voglia iniziale, pur avendo continuato a leggere i suoi scritti di cinema, per strane e fortunate coincidenze della vita, ho avuto modo di incontrarlo e conoscere di persona. Al contempo, ogni volta che ho ricevuto tra le mani una delle opere della sua intensa (compulsiva?) produzione letteraria, fatta di thriller scritti da solo o a quattro mani con Germano Tarricone, o romanzi o raccolte di poesie come il “librino” Della violenza. Una guerra di nervi,uscito per i tipi di Fara Editore, mi è suonata come una conferma. La curiosità che avevo provato leggendo quella recensione era la fantasia di un avveramento di un intuito di per sé sempre incerto? È ovvio che almeno per quanto riguarda la letteratura stiamo parlando di un rischio leggero che senza danno alcuno può essere anche lasciato allo stato potenziale, diciamo: come una sana “tensione” al futuro. Per l’autore in carne ed ossa, senza attardarsi su questioni altre, l’alea è maggiore, tuttavia, da subito mi è sembrato che Fabio Orrico sia una persona che “è quella che è”, uno che non si nasconde dietro un dito, senza infingimenti, o come direbbe F.S. Fitzgerald, non ha bisogno di apparire “normale”. Uno che non ama nascondersi dietro trite convenzioni sociali e che – pure se in apparenza ontologicamente non interessato – astenendosi sempre dal giudicare, dal vivo o sulla carta, e altrettanto in rete, “sceglie” da che parte stare e “ci scuote con la sua ironia”, non di rado incitando ad agire. Del resto, a dispetto della sua appartenenza alla cosiddetta “generazione invisibile”, vanta una grande facilità di comunicazione con i media e le tecnologie digitali, a conferma che ogni cosa “mentre è non è”, come direbbe Eraclito, o forse più calzante, alla Pessoa, “nulla è, tutto coesiste”. Insomma, evitando di fare congetture sulle umane intenzioni del nostro, trattasi di un interessante esito dell’annosa questione del rapporto tra opera e autore, ancorché tra contenuto e forma. Ad esempio, Della violenza. Una guerra di nervi, silloge finalista alla I edizione del concorso “Versi con-giurati”, organizzato dallo stesso Fara editore, e pubblicata nel 2017, restituisce questa impressione e, come rimarca Alessandro Ramberti nella puntuale presentazione al libro, si può dire che Orrico con questa raccolta di poesie da subito “ci mette di fronte con partecipata (ma non compiaciuta) crudezza, con una sobrietà onesta e uno sguardo che vuole essere di con-di-visione, le zone d’ombra che sono in noi”. Scorrendo le pagine dei successivi “eterogenei” componimenti, difatti, il nostro autore, con passo a tratti lento e storto o svelto e brusco, poggiandosi su continui cambi di verso e gradazione, costruisce un mondo pervaso di violenza, talvolta in fieri più spesso come un vero e proprio incubo, fino a «sognare quello che stiamo vivendo. / “Non ho mai passato momenti come questo” hai detto / “percepire l’aria come un urto è troppo per chiunque.”». Visioni, forse, frutto di pura fervida immaginazione, o traumi fondanti, precipitanti nella strofa o nei versi seguenti non di rado contraddicenti – smascheranti – con spettacolari fratture di ritmo che, per scherzo o puro “ossessivo” piacere creativo, sovente mettono il lettore all’angolo, contro un muro, lo spingono in un vicolo cieco di paura e “fatica”. E dove sembra già di poter sentire una risatina – cinica(?) – di un “regista” misterioso. Come non pensare a un autore sicuramente caro al nostro come il miglior e compianto Roberto Bolaño, vero e proprio fenomeno letterario che tutto ha incorporato e meravigliosamente espresso più delle tante e vane voci di poeti e romanzieri del nostro tempo. Ecco, senza ombra di dubbio, anche questo lavoro di Orrico, già inguaribile cinefilo, più di ogni altra cosa, sembra voglia restituire in versi fantasmi e “allucinazioni”, immagini sovrapposte e voci che rinvengono dal fondo dell’inconscio collettivo – trasfigurate altresì nella sua passione di fine critico – lacerti di film amati come “riparazione” mitopoietica, dialoghi ora assertivi ora problematici in prima o terza persona, inquadrature, “fotogrammi” profetici come inserzioni di vita e schegge di Storia comune – irreparabile. Spietato comune destino proiettato su uno schermo nero dissolvente – lentamente – nel Nulla. In questo libro “secco” e sfuggente il tempo non è quello presente. Come più tradizionalmente succede quando si racconta una storia, all’interno del singolo testo o scorrendo man mano le pagine, scarta bruscamente, declina al passato. Ma è sempre un tempo diacronico, “spostato”. In una sorta di raffigurazione della realtà che allo stesso tempo è “luminosa” e paranoica, schizofrenica. L’insensatezza delle nostre misere esistenze su questa «terra straziata» dove«nemmeno gli innocenti, promettono, saranno graziati» è come se venisse “zoomata” da un punto di vista futuro più o meno immaginario. Un occhio sensibile che riflette da lontano sulla retina della memoria questa feroce era di violenza, questa insostenibile, assurda “guerra di nervi” e non solo, per smascherarla meglio. E di questa limitatezza umana – disumanità – non restano che macerie accatastate ai margini di vite secondarie, senza voce, come in un “racconto” della migliore narrativa nord o sudamericana o di un “angoscioso” Thomas Bernard, per intenderci. Immagini forti e desolanti – di violenza inferta o subita dall’“io” dei protagonisti, per partecipata mimesi, spesso al femminile – o dialoghi che echeggiano non vuote parole «“ma meglio morire per strada che nel letto di un ospedale. Meglio / senza parole, fossero pure solo quelle di una cartella clinica.”». E così, il linguaggio, che in apparenza cede continuamente la forma alla prosa, si carica senza sosta di poetico, si coagula nel verso lungo con frasi che suscitano il senso del tempo come spazio di interrogazione profonda, di agra messa in discussione della conoscenza. Con relativo senso di spaesamento. Imitazione involontaria di un ricordo, forse, di un’illusione, di un sogno. Schegge di uno specchio che riflettono un io narrante inadeguato e inattuale «come da un’altra / epoca. Io non sapevo (…), io non / padroneggiavo le opere come / i pensieri. Erano solo facce, segni che i bambini lasciano sul muro.» Ma forse l’immagine più realedi questo autore è quella di un detective speciale – come a un certo punto succede ai “detective perduti nella città oscura”, canta magicamente Bolaño – che, appunto, seduto al tavolino in un improbabile bar di un desolato quartiere periferico di una metropoli “distopica”, al fine di un resoconto (morale?), prende appunti materiali e immateriali sul taccuino della sua anima già stracciata, trascrivendo dialoghi, immagini in diretta o riflesse, più che per scrupolo o per dovere professionale, prima che sia troppo tardi.  La poesia – sembra dirci Fabio Orrico, come del resto attiene al suo discorso personale, di cui all’inizio di questa riflessione – certo, non giudica, e se letterariamente ammette la violenza, non può non indagarne il “non-senso”. Perché il poeta può (deve) prendersi il suo «tempo per riflettere, / entrare nel guscio della poesia/ preservandone la polpa. Perché noi / siamo salvi per miracolo». E non parla solo con le parole, almeno se (si) vuole uscire dall’incubo: dell’ingiustizia, della rabbia, del rancore, della paura. Ovvero, della violenza, della guerraintima e globale, del disastro finale.

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REPORT DI LETTURE 
foglio secondo
rubrica a cura di Fabio Cecchi

Ok people, sono passate due settimane dal lancio del foglio primo. E allora ecco la mia nuova mandata di recensioni libere e disinteressate. Qualcosa di molto buono, qualcosa meno. Buon pro vi faccia!

Giacomo Mazzariol - GLI SQUALI - Einaudi 2018 -
Sono dell’idea che qualcuno si sarà imbattuto, tra tutti voi, in questa copertina giovanile e sgargiante. In biblioteca magari, in mostra tra gli ultimi arrivi. Uno dei prestiti che ho consumato più in fretta. L’autore è ventenne: i complimenti più sinceri. Qualche modellamento in editing, non ci è concesso affermarlo. Il succo dell’opera è veramente variegato. C’è la famiglia, la scuola, le tecnologie affermate e in via d’affermazione, relazioni umane di ogni livello. Il timbro adoperato, né ingenuo né sensazionale, è ciò che ferma la lancetta sulla convinzione piena. Un romanzo molto apprezzabile, da leggere più volte in ogni anno.    

Roberto Emanuelli - DAVANTI AGLI OCCHI - Rizzoli, 2018 -
Un romanzone spensierato e disimpegnato. L’emergente Emanuelli riempie un calderone di parole su parole, ma n’esce zuppona indegnamente miscelata. Un trentenne success man, forse un alter ego, cura una conduzione del tutto tipica. La voce dell’anima, innocente e profonda, sovrascrive il quotidiano confronto con un mondo troppo incurante e antipatico, dato però per palcoscenico irrinunciabile. Il tutto va a sfociare in pensieri e romanticherie di medio stampo. La trama: il protagonista L stravede per M seriamente fidanzata. La formula lunga di giornata che gli appartiene, dalle stipule assicurative alle apericene mondane, non dovranno farlo desistere dalla missione, tutta aperta, di portare il soggetto del desiderio definitivamente a sé. Una playlist musicale accompagna fluente la lettura. Vorrei ora chiarire, concluso un intervento piuttosto critico, come l’ideale dell’art pour la vie non sia gettone d’obbligo nella letteratura. Emanuelli ha prodotto altri volumi, da affrontare senza pregiudizio, come quelli che successivamente porterà in vita. Il mio voto a Davanti agli Occhi è un 6.

Francesco Piccolo - L’ANIMALE CHE MI PORTO DENTRO - Einaudi, 2018 -
Un libro che ha deluso le mie aspettative, rese forse eccessive per via di qualche introduzione promettente, insidia valida sempre. Le pagine sarebbero numericamente bastanti ma vengono decimate da un’oratoria oleosa a volte sino l’impalpabilità. Il rapporto tra ruolo sociale e sentimento individuale del maschio, nucleo concettuale dell’opera, potrebbe infilare le direzioni le più svariate. L’autore infila invece la trappola di condursi dal particolare al generale, il che svaluta un poco l’autoanalisi tentata. Questo detto, non manca ne gli episodi materia di interesse e intelligenza. Il mio voto: 6

Elisabetta Rasy - LE DISOBBEDIENTI - Mondadori, 2019 -
Un libro divulgativo di alto tenore. La nostra Rasy si dedica a sei donne artista, presentate in ordine temporale. Si comincia con l’eminente figura italica, sebbene sconosciuta al grande pubblico, di Artemisia Gentileschi, pittrice per vocazione famigliare. Il suo periodo è quello del Caravaggio: l’ingiustizia e la prevaricazione sono comuni anche tra coloro elevati all’arte figurativa.
Un circolo di figlie d’oltralpe, dal Settecento all’Impressionismo, viene a seguire. Queste storie avranno a sfondo la storia politica e culturale della Ville Lumière e di Francia. Elizabeth Vigee Le Brun, sostenuta da una narrazione colorata e concitata al pari del Danton cinematografico con Depardieu, sarà la pittrice reale sino alla caduta degli stessi per mano del Terrore, riparando poi in Italia. La tensione decade quasi totalmente leggendo di Berthe Morissot, umile e quasi simpatica nel suo “affresco” e formata in famiglia. E sopravvissuta ai fratelli Manet: il celebre Edouard, un fratello spirituale più che collega d’affari, ed Eugène che la prese in moglie.
Segue Marie Valadon, che adotterà il nome Suzanne. Da modella di posa, agli esordi, anch’ella ottiene di esporre al Salon. La personalità differisce alquanto dalla Morissot: indipendente e precoce e di liberi costumi, in sintesi strettissima. Viene proposta in ultimo Frida Kahlo, donna di resilienza dalla salute instabile, proprio come lo stato politico della nazione. Frida è seguita nei tanti movimenti anche intercontinentali, e nel matrimonio fortemente voluto col maestro d’arte Diego Rivera. Su questo fronte i crediti dell’artista, riluttante a disobbedienza, vanno a ribasso.

Isabella Leardini - DOMARE IL DRAGO - Mondadori, 2018 -
Sono entrambi da domare, il drago e il libro. Vi metto in allerta. Vado a procurarmi l’opera per via di una segnalazione entusiasta. E riesco a parteciparne lo spirito. Un serio lavoro di trattazione poetica, né troppo tecnico né arbitrariamente soggettivo. Sono riportate pillole di saggezza attinte ovunque, da R.W.Emerson ad Alda Merini, con passione vera e coinvolgente. Niente di simile a un contentuccio editoriale banaluccio da parte della poetessa.
Se personalmente non ho mai deprezzato l’Isabella artefice lirica, la sua trasmissione laboratoriale mi vede meno indulgente. Una perplessità dal testo, la parola poetica definita parola di verità. L’immagine del drago si conface assai, quella della pietra abbastanza, quella della conchiglia molto meno. Il manuale rimane comunque riferimento prezioso sia per i novizi che per gli addetti già maturi della poesia. Vi posso avviare soddisfatto al confronto con il testo e il drago.

Giorgio Scerbanenco - LUNA DI MIELE - La Nave di Teseo, 2018 -
Il primo Scerbanenco tra le mie mani. Una ripubblicazione pensata in collana, molto elegante nella veste e quel po’ dispendiosa da restringersi ai cultori. Il narratore è identificato col Reverendo, presentato di antica mentalità e di lungo servizio ma lo scopriamo cinquantenne appena. Un apostolo umile e severo, con se stesso prima che con gli altri. Una luna di miele si posiziona effettivamente al centro del libro. C’è però un’uccisione che fa aleggiare una tensione drammatica in lungo e in largo. La scrittura è intanto valida e le descrizioni altamente particolareggiate destano serio interesse. La nota al testo informa come l’autore, letterariamente avvezzo alla cronaca nera, non s’era soffermato ancora sulla fede cattolica. Un racconto consigliato.

Emma Cline - LE RAGAZZE - Einaudi, 2016 -
Il titolo promettente e il contenuto quanto basta innocuo, per cui l’ho fatto mio. Le Ragazze alterna il tempo presente al racconto del passato, con quest’ultimo che ottiene preponderanza immediata. Evie, collegiale di buona società, approfitta di una mamma sola e distratta per legarsi alla “gioventù di periferia”. Sono hippies, disadattati, idealisti ribelli, un gruppo al femminile subito marchiato col disprezzo dei cittadini bene. L’anticonformismo appare ragione necessaria e sufficiente di questo frazionamento: la parte borghese non può essere più la loro parte. Questa vita selvatica, nemmeno pazzamente dissoluta nonostante le droghe, risulta troppo miserabile perché gli ideali acquisiscano una forza di validità e storicità. La fine del collegio, per Evie, segna anche la fine della comunità, per mano della legge, dopo episodio di catarsi scellerata. La ragazza, lontana dalla tragedia, ha modo di rientrare sul binario borghese, ma notiamo nel presente qualcuno ancora ricordarle “eri di quelle”. Il mio voto: 7       

Un’intensa spiritualità: la raccolta più bella di Mariangela De Togni

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recensione di Renzo Montagnoli
pubblicata su Arteinsieme.net








Prefazione di Silvia Castellani
Fara Editore
poesia
Pagg. 80
ISBN 978 88 94903 61 4
Prezzo Euro 10,00




Un’intensa spiritualità


E tre, nel senso che tante sono le sillogi poetiche di Mariangela De Togni che ho letto e ho apprezzato: dal mistico abbandono diFrammenti di sale a l’essenza di Dio in Si può suonare un notturno su un flauto di grondaie?, per arrivare a questa Nel fiato umido dell’autunno, fresca fresca di stampa.
Poiché l’autore è una religiosa (è una suora delle Orsoline di Maria Immacolata) sarebbe stato logico attendersi una poesia eminentemente religiosa, quasi un’opera teologica, e invece Mariangela De Togni riesce a parlare di Dio attraverso le infinite meraviglie del Creato. Questa impostazione presenta due pregi, di cui il primo è essenzialmente poetico e il secondo è tale da rendere maggiormente fruibile in concetto di Onnipotente, quasi un messaggio, un’evangelizzazione in versi che raggiunge facilmente e con particolare efficacia il lettore. In ogni manifestazione della natura, da un cielo a un umile fiore c’è Dio, c’è un qualche cosa di indefinibile che presiede perfettamente a tutte le cose, al moto del mare, all’avvicendarsi del giorno con la notte, alla vita di ogni essere ed è quel mistero che non può essere svelato con metodologie scientifiche, ma solo ed esclusivamente con la fede. Bearsi della natura vuol dire così bearsi di Dio, lasciarsi andare a quell’onda lunga dell’emozione che sola può saziare il nostro spirito. Le occasioni possono essere tante, i temi altrettanti, ma lo scopo e il risultato è sempre quello, come, per esempio, in Fu il sospiro della notte (Un cupo blu di Prussia / s’adagia sui pioppi, / carichi di pensiero, / mentre rapite dal vento / le nuvole / vagano senza meta / nel silenzio dei chiostri / simili a cumuli di cirri / addensati sul mare. /…), oppure come nella brevissima Eco (Eco ma di altre maree / e di altre aurore. / E di cieli stellati diversi.). Oserei dire che la poetessa è permeata, prima ancora che di religiosità, di spiritualità, che sono due termini che potrebbero sembrare uguali, ma non lo sono, perché per il secondo non c’è necessità di insegnamento, non ci sono regole o dogmi, c’è solo un grande sentimento innato che si traduce in una crescita interiore che può completarsi con la religiosità. Le sensazioni che ritrae dall’osservazione della natura sono percorsi di spiritualità che approdano poi alla religiosità e per chi legge è più facile comprendere e credere, e questa è un’altra notevole valenza dell’ars poetica di Mariangela. Non si può restare insensibili a versi come quelli che seguono, parole sapientemente accostate che toccano quelle vette sublimi che più facilmente consentono di accostarsi a Dio: La notte vedi le stelle / più chiare dell’acqua del mare, / più bianche delle ninfee, / a tessere tele di luce / sulla finestra a bifora / della chiesa vuota. / Ricucendo ombre solitarie / nel vento d’autunno. // I ricordi sono linfa / dei nostri pensieri, /armonia di voci / nel lento solfeggiare / del sospiro. E poi ce n’è un’altra brevissima che più esplicativa di così non potrebbe essere: Ma il mare è come l’anima, / e non fa silenzio mai. / Nemmeno quando tace.

Non credo sia necessario aggiungere altro, se non l’invito a leggere questa raccolta che, forse, è la più bella di Mariangela De Togni.






Mariangela De Togni, nata a Savona, è suora delle Orsoline di Maria Immacolata (Piacenza). Insegnante, musicista, studiosa di musica antica. Membro dell’Accademia Universale “G. Marconi” di Roma, ha pubblicato le raccolte di versi: Non seppellite le mie lacrime (1989), Nostalgia (1991), Una Voce è il mio silenzio (1995), Chiostro dei nostri sospiri (1998), Profumo di cedri (1998), Un saio lungo di sospiri (2000), Flauto di canna (2004), Nel sussurro del vento(in Quaderni di Letteratura e Arte, 2005), Nel silenzio della memoria (ne Le visioni del verso, 2008), Cristalli di mare (2010), Fiori di magnolia (2011), Frammenti di sale (2013), Si può suonare un notturno su un flauto di grondaie? (2016, prima classificata al Faraexcelsior). È presente nel Dizionario della Biblioteca di Stato, in agende, antologie, blog e riviste di poesia contemporanea. Numerosi i premi e i riconoscimenti.


Il Maestro del dettaglio inatteso

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recensione di Franco Gallo

http://www.faraeditore.it/vademecum/22-minimivitali.html


Minimi Vitali identifica strutture astratte e dilatazioni di forme che sono contigue o simultanee ad eventi sensoriali (la visione in trasparenza, la sensazione uditiva, il ritorno elastico del passo, la coscienza della mimica o deittica del gesto, la percezione visiva del chiaroscuro, l’appresentazione di persone).
Ciascuna di queste esperienze è colta come dimensione fenomenologica, cioè sintesi complessa nelle quali l’elemento percettivo costruisce il fondamento di un annunciarsi di senso ontologico in presenza e in profondità. In presenza, in quanto ostendersi della concretezza della cosa; in profondità, in quanto la cosa è sempre dentro una struttura di rimando a segno, che oltre al contenuto percettivo ne intenziona anche uno simbolico.

Alla verifica del lettore consegno questa tesi, che per l’economia di questo breve contributo non dimostro: il punto cardinale di tutte le composizioni di Minimi Vitaliè uno spazializzarsi della cosa in ostensione rispetto al nostro punto di osservazione, un dilatarsi della sua vigenza d’essere che la fa scorrere verso qualcos’altro e la interconnette al reale.

Così una “sala spenta” si distanzia da un “cortile” che resta “opposto”, designando una discontinuità (e frequenti sono queste giustapposizioni per divaricazione, per disposizione di elementi a fronteggiarsi); uno scavo veduto risulta “concluso” e segna una indipendenza statica e funzionale di un altro oggetto; un “fischio” “resta / aperto nell’aria” e si connota così come processo non terminato di elongazione.

Prendono quindi vita forme geometriche originate dalla Gestalt dell’osservazione, che rispetto alle persone alludono talvolta anche a una spazialità di grado ulteriore rispetto alla materialità delle tre dimensioni, come in occasione di uno “sguardo” che “si solleva” (e come si evince dal prosieguo, a una riflessione interiore).

La succinta raccolta si chiude con quattro versi enigmatici, Arabeskeschumanniani (verrebbe da dire): “Tutto ancora per poco… / ma così è scritto / anche quando nessuno vede / quello che non è più”. I versi sembrano assolvere a una funzione di cellula generatrice del testo sfuggita a ricollocarsi nell’insieme ordinato della raccolta (ultimo componimento della sezione “Persone”, ma separato da pagina bianca dal precedente). Il tema, congetturo, è poetologico: Mori  scrive della propria poesia, cioè individua nei suoi versi un contenuto che gli è caratteristico (la trascrizione dell’effimero, la qualità di fotografia rubata del dettaglio inatteso di cui è maestro). Di qui la nostra ipotesi di interpretazione: tutto (quanto scritto prima in versi è) ancora (una volta stato dedicato a qualcosa la cui esistenza è) per poco… / ma così (questo libro) è (stato comunque) scritto (e quindi quelle sensazioni sono salve e riconducibili all’immagine e alla comunicazione a tutti) /anche (oggi) quando nessuno (ormai) vede (come invece all’autore riesce) / quello che(è effimero e deve essere acutamente inseguito e trascritto, perché non è quello che resta sempre, ma quello che, non appena esiste, subito) non è più”.

Per la salvezza dell’effimero che è temporale e istantaneo Mori ha scelto così di individuarne le tracce fantasmatiche nello spazio. Dei suoi molti libri, questo ci pare allora uno dei più coerenti e poetologicamente compatti. Un exercice de style meno ampio di altri lavori per scope (come del resto il titolo annuncia), ma che ci restituisce un carotaggio profondo nella struttura della sua creatività poetica.

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Minimi Vitali a Cremona 27 aprile

Questionario di Proust [10]

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A cura di Mario Fresa
Le risposte di
Salvatore Ritrovato




Il tratto principale del mio carattere.
Non dare nulla per scontato senza ragionarci sopra. 

Il tratto principale del mio carattere.
La generosità.

La qualità che desidero in un uomo.
L’autenticità.

La qualità che preferisco in una donna.
L’ironia.

Quel che apprezzo di più nei miei amici.
La pazienza.

Il mio principale difetto.
La generosità.

La mia occupazione preferita.
L’otium.

Il mio sogno di felicità.
I figli felici.

Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia.
Vedere i miei figli infelici.

Quel che vorrei essere.
Smettere di essere io.

Il paese dove vorrei vivere.
Questo.

L’animale preferito.
Il gatto.

L’oggetto cui sono più legato.
Un portasigarette in pelle nero degli anni sessanta che non ho mai usato.

I miei autori preferiti in prosa.
Montaigne, Pascal, Leopardi, Kierkegaard, Canetti, Sciascia, Flaiano.

I miei poeti preferiti.
Quelli che sanno dove finisce la poesia e comincia la vita.

I miei eroi nella finzione.
Ulisse, Don Chisciotte, Fantozzi.

Le mie eroine preferite nella finzione.
Penelope, l’Agnese (che va a morire), la signora Pina.

I miei compositori preferiti.
J. S. Bach, Monsieur de Sainte Colombe, Marin Marais, Chopin, Brahms, Erik Satie, John Coltrane.

I miei pittori preferiti.
Caravaggio, Vermeer, Goya, Turner, Van Gogh, Cézanne, Modigliani.

I film più amati.
Quarto potere, Casablanca, Roma città aperta, Ladri di biciclette, Umberto D., Viaggio a Tokyo, L’ultimo sigillo, Il posto delle fragole, I quattrocento colpi, Otto e mezzo, Il ragazzo selvaggio, 2001 Odissea nello spazio, Solaris, Amarcord, Mon oncle d’Amérique, Blade Runner, Il cielo sopra Berlino…

I miei eroi nella vita reale.
I caduti per il lavoro.

Le mie eroine nella storia.
Gemma Donati, Caterina da Siena, Artemisia Gentileschi, Eleonora Pimentel Fonseca, Coco Chanel, Irma Bandiera, Madre Teresa di Calcutta…

La riforma che apprezzo di più.
Le riforme degli anni Settanta (dalla tutela delle lavoratrici al divorzio, alla istituzione degli asili nido, alla legge Basaglia)

I miei nomi preferiti.
I nomi veri.

Quel che detesto più di tutto.
La trombonaggine.

Il dono di natura che vorrei avere.
Credere.

Se avessi un milione di euro.
Riuscirei a cofinanziare più di ottanta assegni di ricerca universitari.

Come vorrei morire.
In silenzio.

Stato attuale del mio animo.
In attesa di Godot.

Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
L’essere nati, l’essere quelli che siamo.

Il mio motto.
La situazione è drammatica, ma non seria.















“C'è sapienza di canto…”

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Nuove anime di paesi vecchi
(Poesie di Vincenzo D’Alessio, FaraEditore 2019) 

recensione di Giuseppe Iuliano

http://www.faraeditore.it/vademecum/24-Nuoveanime.html

 
In una terra di gente persa e dispersa – Nikolaj Gogol avrebbe detto Le anime morte–  terra stordita da una storia sempre uguale, malata di indolenza e luoghi comuni, segnata da atavico fatalismo, la vita sembra essere rimasta estranea, pur essa persa, anzi già morta, “schiava di altra sorte”. Ma quivi dimora Vincenzo D’Alessio, poeta e testimone d’Irpinia, sentinella di pazienza. Custode come uno dei Lari indigeni, protettore della sacralità del focolare domestico, figlio dei “santi /padri contadini”(Scotellaro),  anzi di più, difensore di casa/campi/borgo – il suo, uno dei «paesi presepe», com’ebbe a qualificare i piccoli centri rurali il meridionalista Francesco Compagna – ne è un insistente autorevole cantore. Quei luoghi, un tempo sciami di borghi, con cime di campanili e tetti di coppi, santuario di famiglie, tabernacolo di ostie, oggi sono irriconoscibili gobbe e lande ferite da sconquassi, sfruttamento e profitti, che hanno lasciato il posto alle invasione delle ortiche e delle malerbe, orde barbare ai raccolti e alla desertificazione.
Questo mondo, che è anche il nostro, povero di risorse, immobile nell’attesa, immagine di abuso e devastazione, deve recuperare spazi fecondi di terra, palpiti di respiro e convertire la tensione e l’indignazione in conquista di pace. In una parola tramutarsi in anime vive. Qui, D’Alessioattende l’avvento del fuoco purificatore, invoca la sorda giustizia e l’avvio di tempi nuovi con occhiosognante e mendicantedisogni.Ancor piùscrutaorizzonti e lacerti;rammemora l’ora antica, l’orasenzatempo che scandiva i ritmi del mito, della tradizione, della storia silenziosa. Gli sopravvive l’anima di guerriero, inquieta, sofferente, voce senza eco, ora persino dimentica dei nomi.
La moviola restituisce racconti sfocati e l’amarezza dell’amore negato. Anche una fontana, sosta di transumanza, è polla che non soddisfa né sete né memoria. Quel perdersi e ritrovarsi attiva inaspettatamente un processo vitale: combina tessere sconnesse scolorite di un mosaico; accosta ricordi; cerca di ricomporre casa e famiglia ma raccoglie cemento e polvere. Sono le fatiche del vinto ad inseguire il passo dei progenitori, a modulare assoli o cori che ora assumono sembianze materiche ora restano silenzi d’ombre. Avi nel nulla e occhi di bambini sono diversità di folle che “ardono nelle voci dei cipressi”.
C’è sapienza di canto che intona varietà di BallataperilSud: epinicio, threnos, nenia, cantilena; pianto e rimpianto; fili e intrecci di desiderio, malinconia e speranza. Qui i morti “ci tengono per mano” e i “falsi amori” secondano l’“agonia del giorno”.
C’è sempre un buio da penetrare che scaccia la vita nella fatica e nell’assenza. D’Alessio cura, nella dissoluzione senza resa, parole suoni rumori afrori di “terre antiche”. Terre universo di luce, alla mercé di astri e stagioni. Il rosso d’autunno, crepuscolo di natura, è dispensa di castagne, ricami di pergole, specchio di melograni. È l’Irpinia madre/terra, ma anche madre carnale, culla ed abbraccio, senso di colpa di “non aver amato abbastanza”. Voce di rimprovero ed espiazione che confonde i passi coi voli. “Voce della terra / che chiama per nome / il cielo”.
C’è un divaricatore che slega e disgiunge: da una parte vecchi con acciacchi, solitudini e male di vivere, dall’altra figli che sfidano cammini, asperità e neve. Figli, giovani del Sud “guerrieri di speranze” conservano fede e memoria di patria, ma rimangono clandestini, persi nei libri di viaggio e nelle pagine di storia. Prigionieri del vento dei ricordi e della sete di perdono.
L’osservatorio di D’Alessio raccoglie favole, sogni, misteri del «C’era una volta» – promessa e giuramento di un’età innocente – e grumi di vita. Di quel fervore primitivo, sole sorgente, metronomo di giorni, ritmi e stagioni, c’è analogia meridionale e meridiana con la raccolta Morto ai paesi di Alfonso Gatto: cadenze elegiache, meditazione della vita e della morte, intensità della realtà ed eguale corrispettivo nella sequenza di emozioni.
Altro riscontro assanguante Le parole sono pietre di Carlo Levi non in povertà ma nella miseria dell’abbandono. “Cose semplici e modeste”, realtà e verità contadina che lasciano croste e ferite.
La poesia di D’Alessio, poeta dell’impegno civile e della militanza – amara sconsolata disarmante –  si converte in resipiscenza, risveglio, (r)esistenza. Tra le Nuove anime, compagna “partigiana” anche la mia, vagante affannata delusa ma viva.

“Suggestioni in versi” laconici, contemplativi e infiniti

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Alessandro Ramberti, Vecchio e nuovo, Fara 2019

recensione di Vincenzo Capodiferro pubblicata su Insubria Critica



Vecchio e Nuovo” è una raccolta di versi di Alessandro Ramberti, edita da Fara, Rimini 2019: «Le poesie di Alessandro Ramberti non sono degli inni liturgici, ma mi pare pongano la questione come dire e come lodare? Come parlare del padre di cui cerchiamo le tracce (IV) – e come parlargli? Non sono degli inni ma sono le parole che si mormorano per intonare l’inno, per trovare la nota, per accordarsi, come fanno i musicisti. Sono dei brani musicali che provano di volta in volta diversi strumenti per trovare – se possibile – l’inno universale. E queste prove sono segnate da una grandissima discrezione, perché bisogna che la solennità dell’inno sia stata a lungo nutrita di discrezione e di silenzio,» scrive il Vermander (S.J., Professore di Filosofia, Università Fudan, Shanghai) nell’Introduzione, tradotta dal francese. Lo stile con cui solitamente Alessandro è presente nei suoi versi è ermetico (in senso mistico). Questo ermetismo si ricollega allo stile orientale: non a caso riporta i titoli dei versi in cinese, lingua di cui il nostro è innamorato. Il cinese è l’esempio di una lingua antichissima, che si avvicinava all’egizio, coi pittogrammi, ancora vivente. Le parole risuonano nel silenzio: c’è più silenzio che parole! La lingua è pittura, è arte! È una cornice nel vuoto che esprime un sussurro. La reductio stilistica rimanda inevitabilmente alla riduzione fenomenologica. La poesia diviene sussurro dell’anima, come nei mantra orientali, o nelle rune occidentali. La runa in antico significava sussurro. Il linguaggio è runico, simbolico. La poesia così diventa sempre dicotomica, come sottolinea sempre il Vermander: «“Ci troviamo a un bivio” … di quale incrocio, di quale crocevia si tratta? Il carme lascia aperta la pluralità dei sensi. È lì per quello … Tutto il carme è una sentinella che vigila affinché niente fermi il senso su sé stesso. Ma se dovessi dare la mia personale lettura dei testi di Alessandro Ramberti direi che qui si tratta dell’incrocio del linguaggio – e dell’incrocio fra le lingue». L’esistenza è tutto un bivio. Bivio è incrocio. La vita è croce, è scelta. Ed è soprattutto scelta tra orizzontale e verticale.

Vera è l’obbedienza
se sei scultura che si lascia
scavare flauto 

di canna vuota 

Noi siamo come canne pascaliane vuote, però l’aria (lo spirito, il soffio) che passa in noi risuona nel tempio dell’universo come melodia che si esprime nel linguaggio originario, quello della poesia-/musica/-ritmo. Il linguaggio poetico come sottolineava Heidegger nel suo Hölderlin, è sacro. È come diceva Padre Vermander un quasi-inno liturgico all’universo. In ciò si richiede la massima virtù dell’obbedienza all’universo. Le canne pensanti suonano come flauti: il pensiero si esprime soprattutto attraverso la vocalità, il suono, il linguaggio. Logosè pensiero e linguaggio. In principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio… Il linguaggio poetico originario era di per sé liturgico, metteva in contatto col divino, con l’Essere. Siamo come statue viventi, non come gli idoli del salmo, che hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano… Non siamo la statua di Condillac che viene scolpita dalle sue sensazioni, o la statua di Leibniz che viene tratta dal marmo secondo le sue scanalature innate. Siamo statue viventi dell’Eterno. 

Basta quasi un niente 
per incrinarti l’universo 
cammello e cruna 
diaframma e apnea 
Iniziamo un discorso 

È il Logos originario: il discorso ha a che fare con scorrere, col “Panta rei” del profeta Eraclito. Il linguaggio risponde alla sacra respirazione: ispirazione ed espirazione… Tutta la cultura della meditazione orientale accentua il momento centrale della respirazione. I riferimenti evangelici sono sempre presenti: cammello e cruna. È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago… D’altronde Alessandro incipit col passo marciano: Nessuno rattoppa un vestito vecchio con un pezzo di stoffa nuova…

C’è un rumore intorno
non percepisco di esser pronto
il cambiamento 
fa vacillare

Il cambiamento di per sé è fonte di incertezza. Se da un lato Alessandro si richiama a Gesù che segna lo strappo evidente tra le vecchie vesti farisaiche (Il velo del tempio si squarcia, come dire: il tempo si rompe. Il Cristo segna l’inizio dell’era nuova. Tempio… tempo…). “Vecchio e nuovo” sono le due realtà che consumano l’uomo. Spesso queste due istanze sono in lotta, non c’è sempre continuità. Il vecchio Adamo è perennemente in lotta col nuovo Adamo. La silloge alessandrina apre il sipario proprio con questo dualismo. Il tempo stesso è estasi, uscita-fuori-di-sé, ma proprio per questo l’essenza della temporalità è rottura del presente nel passato-futuro.

Facile è vedere
il poco resto di una vita
il nido fragile
in cui reagisce


L’uomo è fragile, come insiste anche Vittorino Andreoli. C’è un riferimento al nido pascoliano. La fonte della nostra parola, la sede di tutte le emozioni è il petto, il cuore. Questo cuore bolle, freme…

Ecco come Alessandro descrive la sua poesia: «Da anni amo scrivere ricorrendo a forme chiuse. Questa raccolta contiene 51 poesie (più quella in quarta di copertina) di tre quartine così composte: un senario trocaico (con accenti sulle sillabe dispari), un novenario giambico (con accenti sulle sillabe pari) seguito da due quinari pure giambici. Il titolo corrisponde al primo verso che viene tradotto in caratteri cinesi con traslitterazione in pinyin. Ogni poesia è conclusa da un titolo di coda: un settenario anapestico (accentato sulla terza e sulla sesta sillaba). È un piccolo canzoniere dedicato al nostro desiderio di eternità…». La poesia di Alessandro è classica, rispetta le regole, il ritmo. In un certo senso contravviene alle regole della poesia attuale, che si proclama libera… ma è prosaica. La poesia è musica, ritmo e perciò stesso aritmetica, ripetizione, ricorsività. Così ricalca Vincenzo D’Alessio nella sua epilogia: «Ramberti definisce questa raccolta: “un piccolo canzoniere dedicato al nostro desiderio di eternità”, e fa bene poiché la Poesia è l’olio che alimenta da millenni la fiamma del desiderio di superare i confini corporei e giungere al traguardo dell’appartenere alla luce dell’Umanità». L’eternità passa necessariamente attraverso la rottura del vecchio-nuovo. L’Eterno si fa tempo e il tempo, come sosteneva Platone, è l’immagine mobile dell’Eterno. Il momento della rottura è importante, come sottolinea Anna Ruotolo, in una delle epilogie dedicate all’autore, insieme ad altri, che non riportiamo qui: «È dal negativo che ci riviene indietro l’immagine sacra e luminosa della matrice di ogni paura che, in realtà, è il profondo desiderare, di ogni rabbia, che è la speranza ininterrotta, di ogni smarrimento che è la suprema sintonia col mondo». Il linguaggio della poesia è ritmico, rispetta in ciò il linguaggio della Natura, che si esprime come dice Galilei in formule matematiche semplici. Sempre Galilei afferma che Dio ha scritto due libri: la Bibbia e la Natura. I pitagorici riuscivano ad auscultare il moto degli astri. È una meraviglia che l’uomo di oggi, completamente frastornato, non può permettersi più. Possiamo fermarci però ad ascoltare il mistero profondo di queste poesie di Alessandro. Ogni elegia di questa silloge finisce in una chiosa, sintesi eterna di tempo ed atemporalità. Ogni chiosa è proverbio, stupore, meraviglia della vita, un mondo inchiodato. Il fiume scorre sempre nel suo letto. Il letto resta. L’acqua non torna mai. Le elegie di Alessandro somigliano molto ai frammenti dei presocratici: attingono all’esperienza originaria del Logos. Ci rivelano questo mondo ancestrale, sedimentato in ognuno di noi, in quello junghiano inconscio collettivo. Ramberti ci ricorda Turoldo (come sottolinea il D’Alessio):

è cimitero la memoria
e il cercare la lampada rossa
e cieca, cui la sola
grande morte porrà rimedio.


La poesia è il forte richiamo dell’Essere heideggeriano all’autenticità e questa si adempie solo nell’essere-per-la-morte. Questo è in poche battute il profondo messaggio di Vecchio e nuovo. Il lettore certamente saprà trarre profonde riflessioni esistenziali dalla poesia mistica di Alessandro Ramberti.

“La firma segreta” primo premio, “Il mio Delta e dintorni” e “Vecchio e nuovo” premio speciale Parmapoesia 2019

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Verbale del concorso PARMAPOESIA 2019

La giuria del premio, dopo attento riesame delle opere inviate al Concorso, ha stilato le seguenti graduatorie:

Premi speciali
Premio alla carriera: prof. Giancarlo Remorini di Bientina (PI)
Premio alla cultura: prof. Gabriella Cinti  di Jesi (AN)
Premio della critica: prof. Vito Sorrenti di Sesto San Giovanni (MI)

Sez. A Tema libero
1) Alessandra Marinacci, Peschiera Borromeo (MI),“Infiniti voli con tocchi gialli”
2) Lorenzo Piccirillo, Pontinia (LT),“La candelora”
3) Benito Galilea, Roma, “Alte recinzioni”

Premio speciale intitolato a “Giancarlo Conti”
Francesco Pini, Parma, “Attimi”

Premio poesia dialettale intitolato a “Luigi Vicini”
Luisa Pontremoli, Parma,“La bronza e la resdora”

Premio “Fausto Bertozzi”
Valentina Selene Medici, Noceto (PR),“Sex appeal”

Premio della giuria
Armando Giorgi, Genova, “Cavaliere degli altopiani”
Giacomo Borgatti, Reggio Emilia, “Salve- Macchia Cavalli”
Ivan Fedeli, Ornago (MB),“Messico e nuvole”

Menzione d’onore
Alessandro Corsi, Livorno, “Dolce e sconfinato”
Giovanna Valla, Noceto (PR),“Come natura”
Alvaro Staffa, Roma, “Ecce mater”

Finalisti in ordine alfabetico
Maurizio Bacconi, Roma, “Ciao, capitano”
Nardino Benzi, Mantova, “Ammiro l’aurora”
Maria Codeluppi, S. Polo d’Enza (RE), “Quando si fa sera”
Maria Grazia Lupetti, Parma, “Davanti al mare”
Luisella Monica, Parma,“È tardi”
Giancarlo Remorini, Bientina (PI), “Inno alla gioia”
Maria Cristina Sogliani, Gonzaga (MN), “La porta è ancora chiusa”

Segnalati in ordine alfabetico
Giovanna Castronovi, Parma, “Caregiver”
Maria Antonietta Minerva, Parma, “Mamma”
Danila Rolli, Parma “Accadde a Firenze”
Cecilia Rossini, Parma “L’infanzia”

Sez. B Poesia Religiosa
1) Carmelo Consoli, Firenze, “Ultimo canto”
2) Alice Ramploud, Fidenza, “Signore, Padre misericordioso”
3) Giorgio Valdes, Sestu (CA), “Eppur nel corpo mi ritrovo”

Premio speciale “Padre Giuseppe Toscano”
Davide Schenardi, Parma, “Javè”

Premio speciale “Padre Francesco Marini”
Enrico Rota, Arceto di Scandiano (RE),“Verso di Te”

Premio speciale “Padre Luigi Menegazzo”
Giovanna Valla, Noceto (PR), “Vorrei averti visto”

Premio della giuria
Antonietta Minerva, Parma “La mia Ave Maria”
Danila Rolli, Parma “Paesaggio”

Menzione d’onore
Benito Galilea  di Roma, “Un saio tra la gente”

Finalisti in ordine alfabetico
Nardino Benzi, Mantova, “Inno alla preghiera”
Giovanna Castronovi di Parma “I disperati sui barconi”
Luisa Pontremoli, Parma, “Lode a Dio per queste gocce”
Giancarlo Remorini, Bientina (PI), “La luna, si fa sera”
Maria Cristina Sogliani, Gonzaga (MN), “Lo specchio”


Sez. C  Narrativa
Premio speciale della giuria “Renzo Pezzani”
(alla più giovane concorrente)
Aurora Vannucci, Parma, “Le tre esse”

1) Ivana Saccenti, Pozzuolo Martesana (MI),“Il fardello di chiamarsi Manzoni”
2) Carmela Capasso, Parma, “Ricordo di una chitarra”
3) Ilaria Carpena, Sala Baganza “In quel mutamento infernale”

Premio speciale della giuria

Maria Cristina Sogliani, Gonzaga (MN), “La lunga notte blu”
Alessandro Adorni, Ranzano Palanzano (PR), “Alla macchia”

Menzione d’onore
Laura Cella, Noceto, “Fioren”
Cecilia Rossini, Parma, “Racconti dall’alba al tramonto”
Luisa Pontremoli, Parma, “Metafora di una travolgente conversione religiosa”

Finalisti in ordine alfabetico
Rosanna Cavazzi, Busto Arsizio (VA),“La donna della sua vita”
Enrico Rota, Arceto di  Scandiano (RE),“Ricordo di un amico”
Valentina Selene Medici, Noceto (PR), “Il mulattiere poeta”

Sez. D Libro Edito di Poesia
1) Franco Casadei, Cesena, 
La firma segreta ed. Itaca



2) Mara Penso, Mestre (VE), “Soffi di poesia” ed. DeBastiani
3) Giuliana Sanvitale di Tortoreto Lido (Te)“Come naufrago” ed. Duende

Premio Parma e le sue bellezze
Stefano Sirocchi di Parma  “Quando si giocava col vento” ed. Youcanprint
Maria Teresa Tessoni di Parma “L’impronta delle mie parole”ed. Cartaepenna

Premio della giuria
Umberto Di Giacomo, Ortona (CH) “Turbinio caotico” ed. Ibiskos Ulivieri
Giovanni Granatelli, Milano “Sillabe di un appello” ed. Medusa

Menzione d’onore
Andrea Casoli di Fidenza “Piccole poesie passeggere” ed. Controluna
Cristina Biasoli, Bologna “Tra terra e sole” ed. Cuscino di stelle

Premio speciale Greta Thunberg omaggio all’ecologia
Premio speciale poesia religiosa
Finalisti in ordine alfabetico
 Viviana Coruzzi, Langhirano,“Verso il sole” ed. Lineacultura
 Armando Giorgi, Genova, “L’ombra” ed. Vitale
 Maria Luisa Luraghi, Castellanza (VA), “Intrecci”  ed. TraccePerLaMeta
 Ilaria Marcotti di Parma “Vibrazioni dell’anima” ed. Propria
 Renzo Piccoli, Bologna, “Cantar de mi amor” ed. Sovera

Nel congratularci con tutti i vincitori per i risultati ottenuti informiamo che la cerimonia di premiazione si terrà sabato 18 maggio alle ore 15:00 nella sala conferenze dei Missionari Saveriani, via San Martino n. 8, Parma.

«La via» a Fonte Avellana 5-7 luglio 2019

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La via è per eccellenza metafora della vita con i suoi momenti di buio e pericolo, con i suoi incontri, con la sua bellezza… puoi partecipare con una riflessione, una testimonianza, un reading poetico, un racconto, una piccola performance teatrale e/o musicale, un’opera d’arte (che, sentiti i monaci, potrebbe anche rimanere esposta in luogo adatto), un mini laboratorio… Saremo calorosamente ospitati dai monaci camaldolesi (in primis dal priore Gianni Giacomelli nello splendido monastero di Fonte Avellana.
Si parte puntuali alle 15.00 di venerdì 5 luglio 2019 per finire alle 17:00 di domenica 7 luglio 2019. L’incontro è aperto a tutti, credenti e non credenti. È richiesta la presenza per tutta la durata della kermesse per creare un’atmosfera conviviale di attenzione e reciproco ascolto, rispettare il silenzio e la vita liturgica e i momenti di preghiera dei monaci (ai quali chi vuole potrà partecipare) e staccare veramente, sia pur per pochi giorni dal rumore tecnologico e lavorativo quotidiano. Si possono portare libri, cd e altro materiale per vendite/scambi informali e autogestiti o per donarli al monastero. Chi suona uno strumento è pregato di portarlo. Le prenotazioni vanno fatte al più presto allo 0721-730261 (si prega di telefonare dalle 10:00 alle 12:00 o dalle 20:30 alle 21:00) o via mail a foresteria@fonteavellana.it inviando per conoscenza anche a info@faraeditore.it anche se si viene come uditori che sono i benvenuti e possono intervenire liberamente ai numerosi momenti di dibattito aperto.




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Venerdì 5 luglio

15:00 Saluto di padre Gianni Giacomelli e Alessandro Ramberti

15:15 La via e oltre – Salvatore Ritrovato, poeta, critico, docente di letteratura italiana presso l'Università di Urbino, ha pubblicato diverse raccolte di versi, oltre a saggi su riviste e monografie. L'ultima sua pubblicazione, Dedo, libretto in versi per Modigliani (Puntoacapo 2019).

15:45 Cammino come crescita – Caterina Camporesi è nata a Sogliano al Rubicone (FC) nel 1944 e vive a Rimini. È psicoterapeuta. Già condirettrice de «La Rocca poesia» e redattrice de «Le Voci della Luna», ha pubblicato le raccolte di poesia: Poesie di una psicologa(1982), Sulla porta del tempo (1996), Agli strali del silenzio (1999), Duende (Marsilio 2003), Solchi e Nodi (Fara 2008), Dove il vero si coagula (Raffaelli 2011), Muove il dove (Raffaelli 2015): le tre ultime raccolte sono state pubblicate con la traduzione in serbo-croato a fronte a crua di Vesna Andrejevic da CID nel 2018. Con la silloge “La sorte risanata” è inserita ne La coda della galassia (Fara 2005). Altri testi sono stati pubblicati in rete, opere collettanee e riviste.

16:00 Bivi – Nicola (Nino) Di Paolo, 61 anni, impiegato comunale a Pero, paese alle porte di Milano, animatore di iniziative letterarie prima come bibliotecario, ora componente della locale Proloco, ha pubblicato con Fara, nel 2007 e nel 2008, due libri di narrativa : Anno Santo 1975. Da Milano a Roma a piedi e Il primato della pietà. Nel 2012, con Montedit, ha presentato il saggio in versi Anteprima della Stoffa dell’Universo. È presente in numerose antologie, frutto delle kermesse fariane. Nel 2018, insieme ad altri otto coetanei, ha pubblicato con Sensibili alle Foglie il libro Zaré, narrazione dell’adolescenza loro e dell’amico Walter Pezzoli, ucciso nel 1980: il libro dei bivi, un libro già messo all’indice dalla lobby del pregiudizio, quella che giudica i libri senza averli letti.

16:15 Il mio sentiero – Franca Oberti è nata a Genova, ma vive in Brianza. Ha conseguito il diploma di Operatrice Bio-Naturale presso l’A.MI. University di Milano (Pranopratica e Counselor). Svolge attività di volontariato, scrive poesie e racconti, pubblica articoli di saggistica su varie testate locali e riviste di ispirazione cattolica. Ha vinto premi letterari, è inserita in antologie, è stata presidente e membro di giuria in concorsi letterari. Ha pubblicato varie antologie natalizie, tre volumi di saggistica e un libro di cucina curativa. Ultime pubblicazioni: il pluripremiato Il tempo del castagno. Racconti nel vento (Fara 2016), la silloge Il ritorno del dragone (inserita in Gymnopedie, 2017), Sussurri e rivelazioni (2017) e Panni stesi (ed. Tigulliana 2019).

16:30 Un giardino per Daniela – Giorgio Iacomucci e nato e vive a Pesaro. Lavora nella logistica del Comune. È attivo nel mondo del volontariato e vicino alle Carmelitane Scalze di S. Andrea in Villis. Ha da poco inaugurato a Novilara un giardino in memoria della sua compagna di vita Daniela.

16:45 Versi in lingua e in dialetto – Rosanna Gambarara è nata a Urbino e a Urbino si è laureata in Lettere classiche ed ha insegnato, prima di trasferirsi a Roma, dove ha continuato a insegnare. Urbin è stata pubblicata nella cartella d’arte Appunti”, Dolcini per Logli(Stamperia d’Arte G.F., Urbino, 2000). Sue poesie compaiono su “Il parlar franco” n. 4, 2004. Nel 2010 e nel 2017 è stata finalista al Premio Ischitella – Pietro Giannone e due poesie sono state pubblicate su «Periferie», 2010, anno XV n. 54-55, una su «Periferie», 2017 anno XXI n. 83. Alcune compaiono su Poetarum SilvaVersante Ripido, «Carte Sensibili», su «Navigare» n. 9 (Pagine 2016)È presente nell'antologia Poeti neodialettali marchigiani, Versante 2018in Marche, omaggio in versi, Bertoni 2018; ne Il soffio delle parole, Versante 2018; in Novanta9, IAED 2018. Ha pubblicato Hysteron Proteron, Pagine 2016Dedlà, Bertoni 2019. Ama Schubert e non solo. Canta come contralto nel coro Jubilate et exsultate, diretto dal maestro Giampiero Antonicelli, e nel coro Cantar gli affetti, diretto dal maestro Arman Azemon.

17:00 Breve dibattito

17:15 Tappe di una salita – Giuseppe Bucco è nato a Marostica (VI) è là vive con la sua famiglia, grato alle colline, ai ciliegi e agli ulivi. Si ritiene fortunato perché gli piace il suo lavoro e mai lo cambierebbe. Ama creare opere dalle inconfondibili linee pulite, che possano comunicare emozioni e passione per la vita, armonia e libertà. Libertà anche nel limite. È inserito in antologie come: Preghiera (e…(2016), Perdono: dal rancore al ricordo(2017), La responsabilità delle parole (2018), Distanze (2018).

17:30 Salti e passi – Adalgisa Zanotto vive a Marostica. Moglie e madre di tre figli, lavora presso un Ente Pubblico. È attiva nel volontariato sociale. Suoi racconti e poesie sono inseriti in diverse opere collettanee. Ha ricevuto vari riconoscimenti: ha vinto la sez. Racconto del concorso Rapida.mente 2015 con pubblicazione nella omonima antologia. Nel 2016 dà alle stampe la raccolta di racconti (selezionati anche dal concorso Faraexcelsior) ,Celestina. Seconda ex aequo al concorso Versi con-giurati, ha ricevuto la pubblicazione premio della raccolta Sussurri e respiri (2017), Nel 2018 ha pubblicato la raccolta poetica D’ora in poiispirata alla testimonianza diMaria Cristina Cella Mocellin. È presente in numerose antologie.

17.45 Viavai. Sentieri della deambulazone in poesia  Manuel Cohen è autore, critico e saggista. Direttore/redattore di riviste come «Punto», «Periferie», «Il parlar franco», cura alcune collane di poesia. Ha pubblicato svariati saggi sulla poesia dialettale e italiana contemporanea, curato L’italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie tra Novecento e Duemila(Gwynplane 2014). Suoi interventi in «Poesia», «Po&sie», «Letteratura e dialetti», “Il Sole 24 ore”, “Il Corriere della sera” e in Rai. Nella giuria di prestigiosi premi, presiede l’associazione “Officine” e il comitato del Centro Studi Achille Serrao. Tradotto in varie lingue, in poesia ha pubblicato: Altrove, nel folto (a cura di D. Bellezza, 1990); Cartoline di marca (pref. di M, Raffaeli, 2010); Winterreise (nota di G. D’Elia, 2012, opera vincitrice del Premio Franco Fortini); L’orlo (pref. di G. Lucini, Sondrio 2014; Premio “Gioiosa Ionica-Don Milani per la legalità”) e Tutte le voci (Arcipelago Itaca 2016).

18:00 Andare oltre – Annalisa Ciampalini è nata a Firenze il 15 giugno 1968. Laureata in Matematica all’Università di Pisa, ha insegnato in un Istituto Tecnico di Empoli. Nel 2008 è uscita la raccolta di poesie L’istante Si Dilata (Ibiskos Editrice). Nel 2014 pubblica con G. Ladolfi L’assenza. È presente in numerose opere collettanee, fra le più recenti: Pierino porcospino e l’analista selvaggioa cura diGiancarlo Stoccoro (ADV ed. 2016), Perdono: dal rancore al ricordo, Fara 2017), Distanze (Fara 2018). La sua ultima raccolta: Le distrazioni del Viaggio (Samuele Editore 2018).

18:15 Una festa a lungo attesa – Elvis Spadoni nasce a Urbino nel 1979. Poco prima di diventare prete cambia strada e si iscrive all’Accademia di belle arti di Urbino, sezione pittura. Si diploma nel 2016 con una tesi sulla natura dell’arte contemporanea e la sua dipendenza dalla poesia. La sua pittura è caratterizzata da un forte realismo, grandi dimensioni e un impegno sul fronte dell’arte sacra. In questo ambito ha avuto mostre recenti presso il monastero di Camaldoli, la Galleria darte sacra dei contemporanei di Milano e Areacreativa42 (provincia di Torino). Nota tipica del suo lavoro è l’uso dell’autoritratto. (cfr. la mostra ritratto|autoritratto del 2017 a San Marino). Ora il suo interesse artistico è rivolto al rapporto fra cinema e pittura. Ha partecipato ad Anima d'Autore su Icaro TV. Vive a Santarcangelo di Romagna con Greta Mussoni (violoncellista) e la loro figlia Ada.
18:40 Dibattito e tempo libero
19:00 Vespri (per chi vuole)
19:30 Cena

21:00 Voci di Marrakech – con Carlo Alberto Ferrari, laureato in fisica, attore per passione, ama la forza debole dell’azione teatrale che agisce alle minime distanze e perciò è in grado di tenere insieme l’Universo. Dirige il Gruppo 900 in Sermide (MN). Su testi di Marco Bottoni, curandone la regia e performando con lo stesso, ha messo in scena: Con il titolo in coda (2011), Buoni o Cattivi? (2013), Tratto da una storia vera (2014), Salvo complicazioni e Tu, lo conosci Gaber? (2016). Marco Bottoni (1958), medico, scrittore di aforismi, poesie, racconti, romanzi, testi teatrali (Con il titolo in coda, Fara 2011, Premio Martucci 2012), ha vinto vari premi (tra cui, nel 2014 il concorso Insanamente con il racconto Tratto da una storia vera, medaglia del Presidente della Repubblica; e il Pubblica con noi 2016 con Vite in viaggio). È inserito in molte antologie.

21:30 La parola COME via. Nell’inciampo della voce – Raffaela Fazio, nata ad Arezzo nel 1971, è poetessa e traduttrice. Dopo aver vissuto dieci anni all’estero, si è stabilita a Roma. Laureata in Lingue e Politiche europee (Grenoble) e specializzata in interpretariato (Ginevra), ha conseguito a Roma un diploma in Scienze religiose e un master in Beni culturali, con studi incentrati sull’esegesi biblica e sull’iconografia cristiana. È autrice di diversi libri di poesia. Gli ultimi: L’arte di cadere (Biblioteca dei Leoni 2015), Ti slegherai le trecce(Coazinzola Press 2015), Lultimo quarto del giorno(La vita felice 2018), Midbar (Raffaelli 2019) e Silenzio e Tempesta (Marco Saya 2019, poesie d’amore di Rainer Maria Rilke, da lei selezionate e tradotte.


21:45 Un passo fatto verso – Massimiliano Bardotti (Castelfiorentino 1976). Nessun dato di rilievo: comincia così la più bella nota biografica di sempre. Angela Paola Caldelli, una delle poetesse che più amo. Durante le scuole superiori il verso di Montale: Spesso il male di vivere ho incontrato, mi fece sentire compreso. Cominciai a leggere i poeti e m’accorsi che quella era la mia vocazione. C’è una domanda alla base di ogni vera scrittura, la pone Rilke al giovane poeta… Quella domanda ha sempre a che fare con l'amore, cerco di rispondere meglio che posso”. Con Thauma ha pubblicato Fra le Gambe della Sopravvivenza (2011), Ne abbiamo fin sopra i capelli dell’umano (2013 con Luca Pizzolitto e Serse Cardellini) e A cieli aperti (2013, finalista Premio Luzi). Nel 2015 esce con Fara L’Abbraccio, nel 2016 Il Dio che ho incontrato con Nerbini e nel 2018 I dettagli minori ancora con Fara (questi ultimi due li considera i più importanti. Fresco di stampa: Diario segreto di un uomo qualunque (Tau 2019). Gregorio Iacopini: “La capacità di innamorarmi è probabilmente quel che più mi contraddistingue, senza distinguermi da nessuno, perché si spera che tutti sappiano innamorarsi. Dice di me ciò di cui mi sono innamorato; mi racconta. Quindi, di quel che sono poco ho scelto, piuttosto credo di aver assecondato, con più o meno forza, spesso grazie alla gentilezza di braccia pazienti. Di questo cammino; il linguaggio ha un ruolo importante tra le diverse fibre dei muscoli: la sua proprietà di indicare le ferite e medicarle raccontando di come la carne che brucia è la stessa che vive; ho fiducia nel sapere che il racconto nasconde. Non ho scelto infine di nascere 22 anni fa, cerco di viverne con gioia le conseguenze.”

22:15 La Via, Paolo e Il Fabbro della vita – Roberto Battestini (Pescara, 1966), è sposato e ha otto figli. Si dedica dal 1994 al fumetto come autore, curatore di mostre e sceneggiatore. Diplomato alla Scuola internazionale di comics, laureato in lingue, docente e poliglotta, traduce testi specialistici e fumetti dal 1986. Partecipa a mostre in Italia e all’estero. Vincitore del Fumo di China nel 1999 e a Forte dei Marmi nel 1996, 1° premio Arena! di Bologna nel 2007, 1° premio SatirOffida 2008, 1° premio Fede a Strisce a Rimini nel 2009 e nel 2010Il 22-12-2018 riceve il prestigioso premio Genti D’Abruzzo per autori distintisi a livello nazionale. Nel 2009 Bottero pubblica la sua autobiografia a fumetti: Fratelli. Per la Ave di Roma realizza la collana “Salmetti a fumetti” e “Versetti a fumetti” e ha pubblicato nel 2011 Francesco l’amico di Dio e Beato Karol, vita parole e sorrisi di Giovanni Paolo II. Dal 2007 realizza il progetto Catecomics per le Dehoniane (Genesi. E la luce fu!ApocalisseI profetiSalmiAtti degli Apostoli…). È inserito in numerose antologie fariane. Ha esposto suoi quadri nella personale In itinere, Opere 2007-2012 a Pescara. Nel settembre 2018 è uscito con 001 di Torino A caro sangue (di cui un assaggio ne Il luogo della parola, Fara 2015). Web: www.battestini.it

22:35 Dibattito e riposo

Sabato 6 luglio

8.00 Colazione
8:30 Visita al monastero a cura del priore Gianni Giacomelli

9:15 “... non capisco le tue vie ma tu sei la mia strada”. Scelte e svolte nella vita di Dietrich Bonhoeffer – Vittorio Metalli, nato a Rimini nel 1967, è parroco nella sua città. Licenza in Teologia Dogmatica all’Università Gregoriana di Roma, Dottorato in Teologia sistematica alla FTER di Bologna con tesi Nel legame della libertà: La visione dell’uomo nel legame in Cristo nei testi Creazione e caduta ed Etica di Dietrich Bonhoeffer (2004, pubblicata da Cittadella nel 2011). Suoi articoli: Cristo rivelatore del mistero dell’uomo. Prospettive di Cristologia contemporanea, in AA.VV., Mistero di Cristo, mistero dell’uomo, Paoline 2005; La vita nuova in Cristo, in Alberto Marvelli, Fedeltà a Dio e fedeltà alla storia, a cura di N. Valentini e R. Di Ceglie, Ed. Messaggero 2004; altri scritti in Parola e tempo. Percorsi di vita ecclesiale tra memoria e profezia, Annale dell’ISSR “A. Marvelli” di Rimini, dove insegna Cristologia.

9:35 La dir-Azione – Anna Ruotolo (1985), nata in provincia di Caserta, vive a Milano. Ha pubblicato Secondi luce (LietoColle, 2009), Dei settantaquattro modi di chiamarti (Raffaelli, 2012) e Telegrammi/Telegramas poesie italiano/spagnolo ('roundmidnight 2016). Ha vinto i premi: Turoldo 2009, Silvia Raimondo 2009, Subway letteratura 2011, ClanDestino 2011. È presente in varie antologie poetiche, tra cui La generazione entrante. Poeti nati negli Anni Ottanta (Ladolfi 2011 – a cura di Matteo Fantuzzi e con una prefazione di Maria Grazia Calandrone) e Lido – Poezie italiana contemporana, poeti presentati e tradotti in rumeno da Eliza Macadan per Editura Eikon di Bucarest. Suoi testi in «Poesia», «Capoverso», «Poeti e Poesia», «Italian Poetry Review», «Gradiva», «La Clessidra», «UT», in blog e magazine online. Un testo tradotto in spagnolo da Jesús Belotto è pubblicato nel n. 4 della rivista internazionale «Poe +» e altri tradotti in rumeno, a cura di Eliza Macadan, nella rivista «Poezia». Scrive recensioni per riviste e blog letterari.

9:50 La via e la necessità degli accadimenti intermedi  Stefano Martello (Roma, 1974) è giornalista e consulente di comunicazione integrata. I suoi campi di indagine riguardano i processi comunicativi nelle emergenze naturali; le dinamiche comunicative del Terzo Settore e quelle rivolte alle professioni intellettuali. Autore e curatore di numerosi testi sulle materie di competenza, dal 2007 è nel Gruppo di lavoro Comunicare le professioni intellettuali di FERPi. Per Fara ha curato, dal 2004, oltre 50 tra prefazioni, postfazioni e saggi critici ed è giurato in vari concorsi.

10:05 “Le scie sul mare madre” Traduttrice, editrice, critica e autrice, Graziella Sidoli nasce nella terra materna del Piemonte, suo padre è di Reggio Emilia. Cresce in Argentina, e nella prima adolescenza approda a New York. Docente di lingue e lettere in atenei e in licei esclusivi, si muove tra Brooklyn, Manhattan e il Connecticut, continuando la ricerca in letteratura comparata: crea una rivista in cui propone poeti italiani contemporanei in traduzione inglese. È la principale traduttrice della prosa e poesia di Paolo Valesio. Si trasferisce a Bologna nel 2014, dedicandosi alla scrittura giornalistica, alla saggistica e alla poesia in prosa. Il Servo Rosso/ The Red Servant (PuntoAcapo, 2016), antologia poetica di Paolo Valesio (1979-2002), ideata, curata e co-tradotta con Michael Palma, ottiene il Premio Speciale Camaiore 2017. Nel 2018 pubblica con Fara Saggiminimi, opera in prosa che si classifica al Faraexcelsior 2017. È nella redazione di Italian Poetry Review a cui collabora anche come traduttrice trilingue, ed è nel Comitato Scientifico del Centro Studi Sara Valesio, di Genus Bononiae. Nel 2018 pubblica con Gradiva, Ero Maddalena/I Was Magdalene di Cinzia Demi, co-tradotto con Todd Portnowitz.

10:20 La via e le fanciulle nella tempesta di Leopardi – Alberto Fraccacreta, di origini sanseveresi, è nato a Foggia nel 1989. Dottore di ricerca in letteratura italiana, è tra i fondatori del Centro Teatrale Universitario Cesare Questa all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. Collabora con Alias il manifesto Avvenire. Ha pubblicato con Raffaelli le sillogi Uscire dalle mura (2012) e Basso Impero (2016). Ha pubblicato i volumi monografici su Mario Luzi e Eugenio Montale.

10:35 Catabasi e anabasi: la via verticale dell’autocoscienza – Sonia Caporossi (Tivoli, 1973) vive e lavora nei pressi di Roma. Docente, musicista, musicologa, scrittrice, poeta, critico letterario, artista digitale, si occupa di estetica e filosofia del linguaggio. Con Void Generator ha all’attivo gli album Phantom Hell And Soar Angelic (Phonosphera Records 2010), Collision EP (2011), Supersound (2014) e le compilation Fuori dal Centro (Fluido Distribuzioni 1999) e Riot On Sunset 25 (272 Records, USA, 2011). Ha pubblicato in prosa Opus Metachronicum (Corrimano 2014, 2a ed. 2015), con Antonella Pierangeli Un anno di Critica Impura (Web Press 2013) e Poeti della lontananza (Marco Saya 2014). È presente ne La consolazione della poesia a cura di Federica D’Amato (Ianieri Edizioni 2015) e, con saggi, in Pasolini, una diversità consapevole a cura di Enzo Campi (Marco Saya 2015) e La pietà del pensiero. Heidegger e i Quaderni Neri a cura di Francesca Brencio (Aguaplano 2015). Nel 2016 è uscita con Algra la silloge poetica Erotomaculae , con Marco Saya nel 2017 la raccolta di saggi Da che verso stai? Indagine sulle scritture che vanno e non vanno a capo in Italia, oggi e nel 2018 La Parola Informe. Esplorazioni e nuove scritture dell’ultracontemporaneità. Dirige per Marco Saya la collana di classici italiani e stranieri “La Costante Di Fidia”, curando La gentilezza dell’angelo, antologia ragionata dello Stilnovo (2019). Dirige i blog Critica ImpuraPoesia Ultracontemporaneadisartrofonie e conduce su NorthStar WebRadio Moonstone: suoni e rumori del vecchio e del nuovo millennio.

10:50 Persi per via – La storia di Alessandro Zaffini si perde nella leggenda: protagonista del poema Urbineide di messer Brunetto da Foggia, dottore nella città ducale, fondatore del Consorzio Poetico Padovano Nubivaghi e terrore del nordest italiano sotto le spoglie del cantacose Giumara, a lui sono attribuiti due famigerati volumi: Le api marce (Sigismundus 2013) e Scordare il copione (Fara 2018), nonché Senza rumore (Alka Record Label 2019), un CD registrato con la band Giumara & The PinkNoise in qualità di paroliere, cantante e chitarrista. Chiunque possegga una copia autografata di una delle suddette rarità farà la fortuna di figli e pronipoti.

11:05 Non resta che l’abbandono – Lucia Grassiccia è nata a Modica (RG) nel 1986. Ha studiato all'Accademia di belle arti di Catania, dove ha fondato e diretto il webzine sperimentale Hzine con un gruppo di colleghi.
Ha pubblicato due romanzi con Prospero Editore: La rivoluzione dei tarli (2018) e Elevator (2013). Sempre per Prospero fonda e gestisce la rubrica web Letteratura Espressa: racconti nel tempo di un caffè. Suoi testi sono presenti in antologie edite da DeComporre, Rayuela e Fara, per cui è stata anche giurata per concorsi di narrativa. Collabora con Artribune dal 2011. Arteterapeuta di professione, vive a Milano e nel 2015 ha contribuito a fondare l’associazione Germogli.

11:20 La via e l’ombra (versi) –
Fabio Cecchi è nato a Cesena nel 1991 e risiede a Igea Marina (RN). Dopo il diploma di Liceo Scientifico ottiene la Laurea in Scienze della Formazione presso l’Unibo. Ha sempre lavorato nei settori del sociale, dai gruppi scolastici al turismo della terza età. Ha pubblicato per antologie Fara: un’introduzione all’opera di Henry W. Longfellow (Scrittura Felice, 2013), un poema didascalico su metri classici (Letteratura… con i piedi, 2014), un saggio breve sul linguaggio in uso (La responsabilità delle parole, 2018). Le passioni nel tempo libero: il pianoforte e la pratica di salsa & bachata.

11:35 Diario Pendolare – Rossella Tempesta ha pubblicato: Dolce domenicale a Gennaio plaquette con il pittore Davide Frisoni di Rimini, 1999; Alla tua porta prefato da Davide Rondoni, Raffaelli 2000; Passaggi di Amore prefato da Elio Pecora, Meridiana 2007; in antologia Vicino alle nubi sulla montagna crollata a cura di Enrico Cerquiglini, Campanotto  2008; silloge Tutto, e la rivoluzione nell’antologia Le amorose risonanze a cura di Mario Fresa, L’Arcafelice 2009; in antologia Enciclpedia degli Scrittori inesistenti a cura di Aldo Putignano, Boopen Led 2009; L’Impaziente prefato da Chiara De Luca, Boopen Led 2009; Libro Domestico con una nota di Rodolfo Di Biasio, Ghenomena 2011; in antologia Animot a cura di Roberto Russo, Graphe 2014. Testi e interviste in numerosi siti letterari e riviste. Per la sua poesia ha ricevuto i premi Dario Bellezza, Salvatore Quasimodo, Miramare Poesia, Hostaria dal Terzo, Sandro Penna. In versione ebook gratuito ha pubblicato Inequilibrio sul sito della rivista online La Recherche, a cura del poeta e fisico Roberto Maggiani. È presente nell’antologia curata da Giovanna Rosadini Nuovi Poeti Italiani n. 6 Einaudi 2012.  Il suo primo romanzo è La pigrizia del cuore, Edizioni Spartaco 2017.

11:50 Andare oltre i confini – Ottavio Rossani (Sellia Marina, 1944), vive a Milano, dove si è laureato In Scienze Politiche e sociali alla Cattolica. Poeta, scrittore, pittore e regista teatrale. Come giornalista – 40 anni al Corriere della Sera – ha viaggiato e incontrato potenti e umili negli ambiti della cultura, della politica, della cronaca. Ha scritto saggi storico/letterari e racconti. Tra gli altri: Stato società e briganti nel Risorgimento italiano (2002, tre edizioni), Leonardo Sciascia (1990), Servitore vostro humilissimo et devotissimo (1995). Sei libri di poesia:Le deformazioni (1976), Falsi confini (1989), Teatrino delle scomparse(1992), Il fulmine nel tuo giardino (1994), L’ignota battaglia (2005) e Riti di seduzione (2013). Molte le plaquette di poesie, corredate da suoi disegni. La sua pièce Se mi vengono i brividi è stata rappresentata a Buenos Aires, con la sua regia. È inserito in numerose antologie. Dirige poesia.corriere.it

12:10 Dibattito
12:30 Pranzo e tempo libero

15:00 Migrando –Rosalba Casetti è nata a Fai della Paganella. È vissuta a Trento, dove si è laureata in Sociologia. Trasferita a Bologna, ha insegnato nella formazione professionale. È socia di AIAS. Frequenta il gruppo di poesia della Fattoriapartecipando alle pubblicazioni del circolo. Ha vinto i premi Reali, Tapirulan, Città di Rimini, Comune di Ozzano e altri. Sue poesie sono state pubblicate sulla rivista “Le voci della Luna” e in varie plaquettes. Nel 2008, con l’editore Raffaelli, pubblica il volume di poesie L’oscura esultanza. Nel 2018 con Laboratorio di paroleLa voce salata del mondo.

15:15 La via: il passo, il piede e l’infinito  Enrico Ratti (Mantova, 1952), disegnatore, pittore, illustratore, scrittore e giornalista si forma nella Bologna intellettualmente molto vivace degli anni Settanta e si laurea al Dams con una tesi sull’opera di Cesare Zavattini. Da allora l’unico interesse è per l'arte e la cultura. Moltissimi i viaggi. E poi le mostre. La prima nel 1972, a Mantova, e poi tante altre in Italia e all’estero. Come giornalista, dal 2000, incontra e intervista artisti, scrittori, intellettuali e dissidenti di tutto il mondo. E inizia la sua collaborazione con la Cronaca di Mantova che dura tuttora. Nel 2002 pubblica il romanzo Delinquenti nati. Nel 2007 il poemetto Canti di Cipada. Nel 2008 il libro Manuale intellettuale. Nel 2010 Manifesto per l’Europa e nel 2015 Il taccuino dei dannati. Nel 2005 vince il premio letterario Laurence Olivier e Vivien Leigh.

15:30 La via dell'amore ovvero la storia e la geografia dei rapporti italo-serbi – Vesna Andrejevic (Belgrado) è traduttrice, scrittrice e docente di Lingua e Letteratura italiana. Ha pubblicato in rete (FaranewsEuterpe, ecc.) racconti e saggi. Premio ICoN, I con Troppi sogni azzurri della gente di troppo, Pisa, 2006; Premio Speciale per la Saga degli Zingari al concorso Insieme nel mondo 2006 che la vede prima all’edizione 2012 con il Forziere di nonno; Premio Alda Merini 2013 (selezionata con il racconto Magda); Premio Europa 2013 (Lugano, prima con il racconto La notte di Natale); Premio Donne in pagina Arcilettore 2009Premio Pubblica con noi 2015La gente altrui nel paese delle meraviglie (Premio Letterario Interrete) è stata pubblicata come eBook da Kappeventi 2006). Suoi testi in diverse antologie fariane.

15:50 Chi va con lo zoppo… Serse Cardellini è nato a Pesaro nel 1976, dove vive. Poeta, antropologo, filosofo delle religioni, operatore in Scienze socio-sanitarie e operatore olistico in Medicina Tradizionale Cinese. Ha fondato l’Associazione Thauma Edizioni; dal 2011 al 2013 è stato Direttore Letterario dell’AMP (Accademia Mondiale della Poesia) inaugurata dall’UNESCO nel 2001, per la quale ha curato l’antologia Poesia e Pace raccogliendo opere di sessanta poeti provenienti dai cinque continenti. Alcune sue pubblicazioni poetiche sono:L’Archipoeta (OCD 2007); Atlantide (Thauma 2008); Il mio Orfeo (Thauma 2010); Né giorno né notte (Greta 2011); Cantico lunatico (Thauma 2011); Vita morte e miracoli (Forme Libere 2011); Autopsia-Teopsia (Thauma 2013); Bibliomachia (Thauma 2014);Guida. Itinerari poetici d’Italia (Thauma 2014); Dell’inutile (Gilgamesh 2015). Con Fara ha pubblicato il romanzo L’Ateone vincitore del concorso Narrabilando 2017, la raccolta Sono le 26:00 (finalista al Premio Tra Secchia e Panaro 2018) e La via del respiro. Ha partecipato a Ricreazione.

16:05 Un verso magico e naif – Enrica Musio è nata a Santarcangelo di Romagna dove ha incontrato e “inseguito” con la sua bici da donna il mitico Marco Pantani. Poeta naif, ha pubblicato 3 libri con Fara: Senza saperlo nemmenoDediche sillabicheCase di angeli, scrive piccole recensioni poetiche e non solo su Narrabilando. Presente in varee antologie, ha partecipato ad Anima d’Autore su Icaro TV.



16:20 Un Universo di relazioni – David Aguzzi, nato a Rimini, vive a Riccione. È laureato in Sociologia e in Scienze della comunicazione. Il fascino della Parola, della Conoscenza, ha sempre stimolato piccoli pensieri per grandi sogni. Socio e presidente dell’Associazione Culturale Teatro Aenigma (Urbino), co-fondatore della rivista Teatri delle diversità e delle Edizioni Nuove Catarsi, coordinatore e segretario organizzativo del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere. Scrittore, poeta, saggista, fotografo e scultore. Tra le pubblicazioni: Il Dono di Davide. I Volontari e la rete di Solidarietà (Ed. CSV Rimini); … e cuchel / il Gabbiano (Ed. Comune di Riccione); Per uscire dall’invisibile (ANC Edizioni) e innumerevoli pubblicazioni per la rivista Teatri delle diversità. Ideazione e coordinamento del cortometraggio Cambiamo Discorso? È inserito in Scrittura Felice (Fara 2013), Ascolto per scrivere (Fara 2014), Il luogo della parola (Fara 2015), Perdono: dal rancore al ricordo (Fara 2017) e altre antologie. Primo class. al Concorso Viaggi di Versi2014, Casa Editrice Pagine, con la poesia Oggi. Nel 2014 ha messo in scena diverse drammaturgie teatrali – Mi fido di te, Il Treno dei desideri, Il vecchio geloso, Vorrei essere speciale, … ma queste son parole! – portate in scena dalla Compagnia teatrale del Gruppo Atena, composta da giovani e adulti con patologie psichiche e disagio sociale.

16:40 Geografie di luce – Vera Lúcia de Oliveira, nata in Brasile, vive e lavora a Perugia. È poeta, saggista e insegna Letteratura Portoghese e Brasiliana all’Università degli Studi di Perugia. Scrive sia in portoghese che in italiano ed è presente in riviste e antologie poetiche pubblicate in Brasile, Italia, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Romania e Germania. Ha vinto numerosi premi in Italia e all’estero. Con Fara ha ultimamente pubblicato Ditelo a mia madre(2017). Per notizie sulle sue opere e i riconoscimenti ricevuti: www.veraluciadeoliveira.it

17:00 Passaggi monastici – Padre Gianni Giacomelli è monaco benedettino camaldolese nel monastero di Fonte Avellana (PU) dal settembre del 2003. Dall’ottobre del 2011 è priore dello stesso monastero. Ha effettuato studi classici e frequentato la facoltà di Giurisprudenza. Ha operato in una comunità per disabili. Dopo l’ingresso in monastero ha conseguito il master in Teologia cattolica a Strasburgo (Francia) con un memoire sul fenomenologo francese Michel Henry, Per una soteriologia immanente. Appassionato di filosofia e di opera lirica, teatro, poesia e psicanalisi tiene corsi e seminari e ha partecipato a numerose kermesse fariane (suoi saggi nei volumi: Chi scrive ha fede?Scrittura felice e Il tempo del padre.


17:40
 Gesù la scienza e il Fiat. Un affascinante viaggio nei misteri dell’universo con le rivelazioni private di Luisa Piccarreta – Daniele Pigato è Dottore di ricerca in fisica, attualmente collaboratore di ricerca presso il dipartimento di Fisica del Politecnico di Torino. Si occupa principalmente di fisica delle alte energie ed astrofisica. È coautore di numerose pubblicazioni scientifiche internazionali su riviste di settore (oltre 20) e direttore dell’Osservatorio astronomico biellese 
(OaBi). Si occupa anche di didattica e negli anni ha tenuto numerose conferenze presso scuole e istituti di ogni ordine e grado.
Luciana Sbietti, ex insegnante di danza, è da tempo “ricercatrice” spirituale grazie in particolare agli scritti della serva di Dio Luisa Piccarreta, vive a Soci (AR). (Daniele Pigato sarà presente con un breve video)

 
18:00 Dibattito e tempo libero
19:00 Collatio (per chi vuole)
19:30 Cena

21:00 La via o dell’impossibilità di un titolo credibile – Gabriele Via è un artista, poeta-attore-fotografo. Nato a Bologna nel 1968.
Esordisce nel 1991 con una presentazione di Roberto Roversi, per una mostra personale di pittura materica e poesia. Ha pubblicato dal 2006 libri di poesia e un romanzo. È pubblicato su www.bibliomamie.it, su «Poeti e Poesia», su Bomba Carta – Lettera in versi , su «Lirici Greci», Critica ImpuraVersante ripidoGradiva e altre riviste. Ha collavorato con Ellen Stewart (La MaMa) a Spoleto e New York nel 1993 e nel 1994. Si è formato nella recitazione con Mario Ferrero a Perugia e con gipeto (Marco Brancato). Dal 2013 cura le iniziative letterarie del Teatro dell’ABC a Bologna, di cui è uno dei fondatori con Lavinia Turra, Paolo Fiore Angelini e Valentino Corvino; ha realizzato 4 stagioni estive di incontri e spettacoli (La luna e gli orti, 2015-2018) e condotto incontri, letture, dibattiti, interviste, ecc. Ha insegnato religione nelle scuole medie e superiori. È stato formatore ed educatore; animatore per l’EMI. Recita i suoi versi dal vivo, da solo o accompagnato da altri artisti. Cucina, studia teologia, ama la filosofia, fotografa, suona alcuni strumenti musicali e cammina (due cammini di Santiago). Con Lavinia Turra fonda nel 2007 Icaro Like-US. Ha fatto svariati mestieri di fatica. Nel 2011 propone la sua visione poetica al corso EMBA dell’Alma Graduate School e tiene un corso di lettura di poesia ad alta voce al Liceo Galvani. Ha curato un ciclo su grandi poeti italiani del ’900 al Teatro San Salvatore: Pasolini, Campana, Ungaretti, Montale. Ha realizzato DEGUSTAZIONI, dando voce a sei poeti stranieri del ’900 in tre ristoranti di Bologna. È stato ospite fisso nella trasmissione Ottobre Rosso di Fabio Raffaelli su Nuova Rete. Nella stagione 2017-2018, con il sostegno della Fondazione del Monte, realizza “Poesia in Concerto”, 5 incontri rivolti agli studenti tenuti al Teatro Comunale di Bologna (coordinamento di Lavinia Turra e musiche dal vivo di Guglielmo Pagnozzi). Nella stagione 2018-2019, gli incontri diventano otto. Ha collaborato con numerosi autori, artisti e interpreti di fama.

21:20 Strada stretta – Nel mio paese, Bagnacavallo, c’è una strada molto stretta: sembra non si riesca a passare… Ho dato questo titolo ad uno dei miei ultimi lavori di pittura, che sarò lieta di presentare durante il nostro incontro, nello splendido Monastero. Elisabetta Randi, Atelierista per l’infanzia/Artista httpwww.elisabettarandi.it/contatti-3/biografia/

21.40 Iconografia di San Giovanni indicatore – Massimo Pulini è nato a Cesena il 15 agosto 1958, vive e lavora tra Montiano e Rimini. Ha la Cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dopo aver insegnato in varie accademie italiane. In qualità di pittore ha esposto, a partire dal 1976, in importanti gallerie private e pubbliche, sia italiane che internazionali (varie volte a Parigi presso le Gallerie Lavigne Bastille e Vandôme). Ha partecipato, all’inizio degli anni Ottanta, a fondamentali mostre curate dai critici Maurizio Calvesi, Italo Tomassoni, Marisa Vescovo, Rossana Bossaglia, Paolo Portoghesi e Italo Mussa, all’origine di raggruppamenti artistici, variamente definiti: Anacronisti, Ipermanieristi, Pittura Colta o Nuova Maniera Italiana. A metà degli anni Ottanta, dopo aver tenuto una sala personale presso l’XI Quadriennale romana, intitolata Arte come Storia dell’Arte, vince il concorso che lo porta a realizzare una grande opera per la sala d’ingresso di un complesso architettonico a Dallas (USA), progettato da Philip Johnson, padre riconosciuto dell’architettura postmoderna. Ha poi affrontato un lungo tragitto di ricerca individuale, sempre in dialogo con la Storia della Pittura e con la memoria, con esposizioni personali in musei italiani, francesi e inglesi. Di particolare importanza l’esposizione che aprì per la prima volta all’arte contemporanea il Museo Nazionale di Villa Adriana di Tivoli (1997). Dello stesso anno è la monografica presso la Saline Royale di Besançon, mentre del 1999 è la sua più vasta antologica, tenuta alla Galleria Nazionale di Parma, con un allestimento che coinvolgeva il Teatro Farnese e le Scuderie della Pilotta. Nel 2000 viene invitato ad allestire una sua quadreria nell’importante rassegna sul “Novecento italiano”, tenutasi presso le Scuderie Papali del Quirinale con la cura di Maurizio Calvesi e Paul Ginsborg. Nel 2002, su commissione dei Musei Vaticani, realizza la decorazione della volta di una delle stanze degli appartamenti papali, dipingendo due Angeli reggistemma nel vestibolo della biblioteca personale del pontefice Giovanni Paolo II. Esegue inoltre il velario del teatro storico cesenate Alessandro Bonci con una gigantesca opera su tela. Nel 2005 la Romberg Arte Contemporanea di Roma gli dedica l’antologica dal titolo Gallerie parallele. Nel 2006 l’Istituto Italiano di Cultura a Londra, su segnalazione di Sir Denis Mahon, il grande studioso del Barocco italiano, gli allestisce una vasta personale con la pubblicazione di due volumi. Sempre nel 2006 viene inserito nel progetto di catalogazione: 10 artisti per i beni culturali dell’Emilia-Romagna, a cura di Carmela Baldino e Claudia Collina. Nel 2007 viene invitato ad eseguire sei opere, selezionate dalla commissione guidata dal cardinal Betori e presieduta da papa Benedetto XVI, che vanno a comporre il corredo illustrativo dei volumi ufficiali del Lezionario Liturgico, tuttora vigente. Nel 2009 viene invitato dal cardinal Gianfranco Ravasi all’incontro tra il Papa Benedetto XVI e gli artisti, tenutosi nella Cappella Sistina. Da oltre un trentennio, svolge ricerche nel campo della Storia dell’Arte, pubblicando vari saggi su importanti riviste: Studi di Storia dell’ArteParagoneNuovi StudiARTE/DocumentoAccademia Clementina, «Ars», Storia dell’Arte. I suoi saggi storici hanno aggiunto importanti novità al catalogo e ai documenti circa l’attività di artisti come Lorenzo Lotto, Tiziano Vecellio, Caravaggio, Guercino, Guido Cagnacci, Domenico Fetti, Pietro Ricchi, Michele Desubleo, Pietro Novelli, Alessandro Turchi e numerosi altri. Oltre alla monografia sull’opera completa di Andrea Lilio e sulla pittrice bolognese del Seicento Ginevra Cantofoli, ha curato le mostre “Guercino. Racconti di Paese” (Cento, Pinacoteca Civica, 2001); “Guercino. Le collezioni ritrovate” (Iglesias, Palazzina Bellavista, 2003) e la vasta monografica “Guercino. Poesia e sentimento nella pittura del Seicento” tenutasi a Palazzo Reale di Milano e al Museo Termini di Roma. Ha curato nel 2005, per conto del museo Dulwich Picture Gallery di Londra la mostra “Nel segno di Guercino”, esponendo disegni della collezione Mahon, dell’Ashmolean Museum di Oxford e della Pinacoteca Civica di Cento. Negli ultimi anni ha curato altre mostre monografiche di artisti del XVII secolo come Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato (Cesena 2009) e Simone Cantarini (Rimini 2012), così come la serie intitolata “Rassegne Riservate di Grandi Antiquari”, dedicata al mondo dell’Antiquariato etico. Con Medusa di Milano ha pubblicato in questi anni Il secondo sguardoLa mano nascosta e La parte muta, una trilogia di libri sull’assenza, che tratta i temi della copia, dell’anonimato e dell’incompiuto artistico, che assieme a un quarto libro dedicato al rapporto tra Arte e Tempo ha trovato raccolta ne La coperta del Tempo. Nel 2006 con l’Editrice Compositori ha pubblicato Ginevra Cantofoli. La nuova nascita di una pittrice nella Bologna del Seicento. Nel 2010 è uscito Caravaggio Nero Fumo, un monologo teatrale, portato in scena da Alessio Boni. Del 2011 è il suo primo romanzo dal titolo Gli inestimabili, dedicato a un clamoroso furto d’arte avvenuto a Urbino negli anni Settanta del Novecento. Mentre recentemente è uscito Mal’occhio, un romanzo storico dedicato alla giovinezza di Guercino. Dal giugno 2011 fino al gennaio 2019 è stato Assessore alla Cultura del Comune di Rimini ideando, fra l’altro, la Biennale Disegno, curando tre edizioni di quella che si è distinta come la più vasta rassegna internazionale dedicata all’Arte del Disegno, antico e contemporaneo.

22.15 Dibattito e riposo

Domenica 7 luglio

7:30 Lodi (per chi vuole)
8:00 Colazione

8:45 Via crucis: storia non ufficiale di G. Regeni – Corrado Giamboni, nato a Roma nel 1963, si è trasferito presto a Rimini, dove si è iscritto ad Amnesty nel 1983. Ha studiato Lettere a Bologna, insegnato in Trentino e ora insegna a Mantova. La fotografia, la parola, ciò che è espressione lo attraggono. Ha partecipato a diverse iniziative culturali (ad es. il concorso Eks&Tra per scrittori migranti), ha vinto il concorso “Rimini raccontata dai riminesi” (1998) e un paio di edizioni del Festival degli scrittori della Bassa  a Pegognaga (2011 e 2012). Ha collaborato con Fara in qualità di giurato e pubblicato la raccolta di racconti Il virus dell’elefante (1999), una silloge in FaraPoesia (come Massimo Pensante) e il romanzo balneare Il Porsche a metano (2015). Organizza incontri e presentazioni di libri, meglio se con aperitivo. Già redattore de La Cittadella a Mantova, è tutt’ora nella redazione del periodico satirico Il Notturno.

9:00 Apologhi in fotofinish sulla via – Maria Lenti, poetessa, narratrice, saggista, giornalista, è nata e vive a Urbino. Docente di lettere fino al 1994, anno in cui è stata eletta (e rieletta nel 1996 fino al 2001) alla Camera dei Deputati con Rifondazione Comunista. Ha insegnato lingua, letteratura, cultura italiana a studenti stranieri, in Italia e all’estero. Saggi, recensioni, interventi critici si trovano in volumi collettanei, in riviste e su quotidiani a cui collabora da decenni. In Effetto giorno, 2012, ha raccolto gli scritti di tenore culturale e politico; in Cartografie neodialettali, 2014, gli scritti su poeti neodialettali di Romagna e d’altri luoghi. Ha pubblicato poesie: Un altro tempo (1972), Albero e foglia (1982), Sinopia per appunti (1997), Versi alfabetici (2004), Il gatto nell’armadio (2005), Cambio di luci(2009, finalista al premio “Pascoli”), Ai piedi del faro (2016), Elena, Ecuba e le altre (Arcipelago Itaca 2019). Racconti: Passi variati(2003), Due ritmi una voce (2006), Giardini d’aria (2011), Certe piccole lune (2017, vincitore del concorso “narrabilando” di Fara Editore); gli studi Amore del Cinema e della Resistenza (2009), In vino levitas. Poeti latini e vino (2014). Ha curato l’antologia di poeti italiani contemporanei Dentro il mutamento (2011). Nel 2006 ha vinto lo “Zirè d’oro” (L’Aquila). Ha curato, con Gualtiero De Santi e Roberto Rossini, il volume Perché Pasolini (1978). Sulla sua poesia Lucilio Santoni ha realizzato, nel 2002, il film-video A lungo ragionarne insieme. Un viaggio con Maria Lenti. Presente in varie opere antologiche tra cui Convivio in versi. Mappatura democratica della poesia marchigiana (2016, a cura di Lorenzo Spurio).

9:15 Smarrire una lettera – Subhaga Gaetano Failla ha pubblicato Il seminario di Vinastra in 3x2 (Fara 2006). Raccolte di racconti: Logorare i sandali (Aletti 2002), Il coltello e il pane (Aletti 2003), La signora Irma e le nuvole (Fara 2007), La casa sul molo di Nantucket(Ensemble 2018). Poesie in lingua inglese, tradotte in francese e tedesco, in Zen poems (2002) e Haiku for lovers (2003).  Suoi testi, prevalentemente di narrativa, sono presenti in riviste e in antologie di diversi editori tra i quali Fara, Delos Books, Perrone. Nel 2016 pubblica un racconto su Pascal e un brano su Pasolini con la casa editrice inglese Routledge. Ultime pubblicazioni con Fara in Perdono: dal rancore al ricordo (2017) e Distanze (2018). Ha collaborato con il litblog Letteratitudine, la rivista Orizzonti e la rivista inglese Hazy Moon the Zen Review. Collabora con i blog di Fara Editore e con la rivista La Masnada. Prova a non nominare la via e a non pensare a essa, ma poi si accorge, confondendosi, di averlo fatto, per negazione.

9:30 Esplodono parole – Nata a Padova nel 1974, Debora Rienzi ha studiato Filosofia a Padova e Medicina a Bologna. Dal 2004 al 2017 svolge attività missionarie con l’Ami (Associazione Missionaria Internazionale) facendo servizio in Italia, Africa e India, poi entra nelMonastero Camaldolese di Poppi (Arezzo). Nel novembre 2018 ha pubblicato la raccolta di versi Mi bolle il cuore, con prefazione di Alessandro Barban.

9:45 La via di Pascoli – Massimo Paroliniè nato a Castelfranco Veneto (Tv) il 7aprile 1967. Laureato in Filosofia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi su La coscienza di Zeno, è stato addetto stampa del Centro Universitario Teatrale (CUT) di Venezia (fondato su iniziativa di Giorgio Gaber) per il quale ha scritto e rappresentato le commedie Il medico della peste e Svevo e Joyce. Presso la casa editrice Editoria Universitaria ha pubblicato un libro di poesie sulla guerra nella ex-Jugoslavia (Non più martire in assenza d’ali) che ha vinto un Premio Speciale al Premio Internazionale di Poesia San Marco-Città di Venezia. Dal 1995 si è trasferito a Trento. Come giornalista ha collaborato dal 1997 alle pagine culturali dei quotidiani Alto AdigeAdigeCorriere del Trentino e L’Adigetto. Dal 1997 è insegnante di italiano e storia presso le scuole superiori del Trentino. Da alcuni anni è curatore di mostre di artisti trentini del Novecento. Nel 2015 ha pubblicato la raccolta La via cava (LietoColle) che ha vinto nel 2016 il primo premio del concorso di poesia Nestore di Savona e nel 2017 il secondo premio al Giovanni Pascoli-L’Ora di Barga. Sempre presso LietoColle ha pubblicato (2018) il poemetto  #(non)piove, dedicato a una giornata di rinascita di D’Annunzio e della Duse ai giorni nostri. È membro del Comitato organizzatore del Premio di Poesia Città di Trento-Oltre le mura.

10:00 Un senso sacro dal profondo mi fa strada – Luciana Leoni è nata a Monterubbiano (FM), vive e lavora a Grottammare (AP). Si è formata all’Accademia delle Belle Arti di Macerata, pittrice, acquerellista, incisore. Negli anni matura uno stile espressivo versato alla spiritualità e a un percorso interiore dove l’arte è il luogo di incontro con il sacro. Raccoglie questa esperienza nel suo libro Il Canto dell’Anima. Presenta le sue opere grafico pittoriche fin dal 1980 in molteplici esposizioni e mostre. Hanno scritto di lei i critici d’arte Luigi Dania e Pierluigi Rausei, il regista Pino Galeotti di Rai Educational e la prof.ssa Elisa Redaelli Luzi. Nel 2009 presenta il Il Trittico della via dell’acqua d’oro” nell’ambito di una mostra di Arte Sacra itinerante per il Sinodo Diocesano di San Benedetto del Tronto. Nel 2014 il Notiziario della Giunta regionale delle Marche pubblica un articolo sulle sue ultime creazioni Gli Angeli. Sito personale:www.lucianaleoni.it

10:15 Dibattito e tempo libero
11:00 Messa (per chi vuole)
12.30 Pranzo

14:30 L’importanza dei segnali –
Alessandro Ramberti (Santarcangelo di Romagna, 1960) laureato in Lingue orientali a Venezia, ha vinto una borsa (1984-85) per l’Università Fudan di Shanghai. Nel 1988 consegue a Los Angeles il Master in Linguistica presso l’UCLA e nel 1993 il dottorato in Linguistica presso l’Università Roma Tre. Ha pubblicato in prosa: Racconti su un chicco di riso (Pisa, Tacchi 1991) e La simmetria imperfetta con lo pseudonimo di Johan Thor Johansson (1996). In poesia: In cerca(2004, Premio Alfonso Gatto opera prima e altri),Pietrisco (2006, premi Poesi@&Rete e Cluvium), Sotto il sole (sopra il cielo) (2012, Premio speciale Firenze Capitale d’Europa), Orme intangibili (2015, Premio Speciale Casentino, II class. Tra Secchia e Panaro). Nel 2017 è uscita la raccolta Al largo (Premio speciale Cittadellapoesia, III class. Premio Graziano). Con l’Arca Felice di Salerno ha pubblicato la plaquette Inoltramenti (2009) e tradotto 4 poesie di Du Fu: Paese in pezzi? I monti e i fiumi reggono (2011). Con la poesia Il saio di Francesco ha vinto il Pennino d’oro al Concorso Enrico Zorzi 2017. Nel 2019 è uscita la raccolta Vecchio e nuovo.

14:45 Si scrive nel mezzo – Valeria Raimondi fa parte dell’Associazione culturale Movimento dal SottosuoloNel 2013 cura il FestivalSCONFINA(te)MENTI, gemellaggio con i poeti di Kragujevac, Serbia e nel 2016 viene tradotta insieme a Beppe Costa e Jack Hirschman per un progetto multiculturale presentato in Albania. Nel 2014 propone un recital teatrale sulle violenze di genere: Prigioniere delle trame, liberate dalle Reti. Nel 2011 pubblica IO NO (Ex-io)Thauma ed., e nel 2014 Debito il TempoFusibilia, entrambi ripubblicati con Pellicano. Dieci inediti sono presenti in Distanze, Fara 2018, e alcune invettive nella Gazzetta dei Dipartimenti del Collage de ‘Pataphysique. Una decina di poesie sono tradotte nel 2018 in lingua portoghese e presentate a San Paolo del Brasile. A maggio 2019 esce l’antologia-progetto La nostra classe sepolta, cronache poetiche dai mondi del lavoro, Pietre Vive ed., con testi di 32 poeti/e. Con il Movimento dal Sottosuolo propone gli spettacoli L’Uomo in piedi e Il tamburo della memoria, sulla disobbedienza civile e sui genocidi nel mondo.

15:00 Quale via per l’umanità nel 3° millennio? Dall’approccio geocentrico… alla visione cosmica – Davide Fiscaletti, nato a Fano nel 1973, laureato in Fisica all’Università di Bologna, è docente di matematica e fisica e membro ricercatore (e direttore) dello SpaceLife Institute a S. Lorenzo in Campo. I suoi studi sono incentrati sulla meccanica quantistica e le sue interpretazioni, la teoria quantistica dei campi, la geometria quantistica, la gravitazione quantistica, gli approcci atemporali nella fisica, la consapevolezza. Con Amrit Sorli (Foundations of Physics Institute, Idrija, Slovenia) ha sviluppato una visione atemporale dell’universo mentre con Ignazio Licata (direttore di ISEM, Palermo) ha proposto una lunghezza di correlazione entropica (lunghezza di Bell) che misura il grado in cui due particelle possono intrecciarsi in modo molto forte. È autore di numerosi articoli, sia su riviste divulgative che professionali, oltre che di svariati libri.

15:15 Lungo la via (un breve racconto) – Mirca Carrozzoè nata a Rimini. Laureata all’Università di Bologna in Giurisprudenza ha conseguito l’abilitazione di avvocato. Dipendente della Pubblica Amministrazione è funzionario nella Struttura di Supporto al Consiglio Comunale di Rimini. Insegna “Diritto degli Enti locali” in corsi di formazione per la preparazione ai concorsi pubblici. Lo scrivere le permette una riflessione su quanto gli occhi riescono a fotografare e la mente a ricordare, con l’obiettivo di suscitare, in chi legge, riflessioni personali sulla esistenza.

15:30 A Milano che ora è? – Nato a Taranto il 14 settembre 1969, Giovanni Martucci (foto qui sopra di Riccardo Santoro) vive tra Rovigo e Bologna. Tra i suoi testi teatrali: Karate kills, selezionato alla quarta edizione del Festival 2014 di monologhi teatrali “UNO 4” di Firenze per la regia e interpretazione dello stesso autore; messo in scena alla quarta edizione del “NOpS Festival” di Roma organizzato da Nogu Teatro e alla terza edizione del concorso di nuova drammaturgia “Belli corti” organizzato da Nuovo Teatro San Paolo di Roma. - A Milano che ora è?, selezionato al 2° Premio Centro alla drammaturgia 2014 per attori e testi di monologhi e al 1° Festival di Corti Teatrali del Calàbbria Teatro Festival per la regia e interpretazione dello stesso autore; messo in scena alla quinta edizione del “NOpS Festival” di Roma organizzato da Nogu Teatro e vincitore del premio come miglior testo. Interdetta, messo in scena alla sesta edizione del “NOpS Festival” di Roma organizzato da Nogu Teatro e vincitore del premio come miglior testo. L’epitaffio del Griffo, vincitore della decima edizione del Premio Unicoop Tirreno per testi di monologhi del Festival Stella d’Oro 2016 di Allerona; vincitore del bando di residenza artistica “Villa Pini” 2017/2018 promosso da Emilia Romagna Teatro Fondzione\Arena del Sole; messo in scena presso Camere d’aria a Bologna il 18 novembre 2017 e il 6 maggio 2018 per la regia di Marina Santoro e l’interpretazione dello stesso autore. Prenditi il mio posto, messo in scena all’ottava edizione del “NOpS Festival” di Roma organizzato da Nogu Teatro. Ghosts/fantasmi, finalista alla prima edizione del Bando di drammaturgia “Il Mondo è ben fatto” promosso dalle compagnie Tedacà e Il Mulino di Amleto, in collaborazione con “Fertili Terreni Teatro”. Nello spazio, vincitore del “Premio Ugo Betti Unicam 2018”. Tutti al muro!, pubblicato sul n. 11, novembre 2018 della rivista Perlascena - non periodico per una drammaturgia dell’oggi.

15:45 Gran dibattito finale con scelta del tema della prossima kermesse, saluti e partenze


Mario Fresa: "Y entonces dispara, llama caída; no me salves más".

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Mario Fresa

¿Qué querrá decirme, al pintarme, cabeza que vender en el primer instante, sino un giro de embajada,
para agujerar los boletos y hacer un cuerpo turquino listo para lanzarse abajo,
como una mosca sutil de memoria?
Mario Fresa tradotto a cura delCentro Cultural Tina Modotti di Caracas.

Il testo (italiano/spagnolo) è qui 













I versi di Stoccoro ci “leggono”

Vincitori Tra Secchia e Panaro 2019: Focarelli, Vivinetto, Ramberti, Panetta

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Associazione Culturale La Fonte d’Ippocrene
Circolo di poesia
Via Marie Curie, 22/e 41126 Modena
(C.F. 94041220362)

XXIV PREMIO NAZIONALE DI POESIA 
VERBALE DELLA GIURIA

SEZIONE B: Poesia Edita
Il giorno 13 maggio 2019, Elio Caterina, Paolo Francia e Antonella Jacoli, componenti la giuria del XXV Premio Nazionale di Poesia “Tra Secchia e Panaro” sezione Editi, si sono riuniti in Modena, presentando una rosa di 44 Autori (tutti gli 86 partecipanti al premio sono stati ammessi):

Pasquale Balestriere, Carlo Bay, Eleonora Bellini,  Fausta Boldrini Schiavi, Stefano Caranti, Franco Casadei, Vincenzo Chiantia (Quito), Eleonora Maria Chiavetta, Giorgio Coli, Valerio Cruciani, Francesco Curto, Roberto Dall'olio, Dario De Serri, Anna Maria Di Brina, Pasquale Di Palmo, Vanes Ferlini, Mauro Ferrari, Fabrizio Ferreri, Raffaele Floris,  Carlo Focarelli, Giovanni Granatelli, Gianfranco Isetta,  Emanuela Lorenzi,  Maria Luperini, Maria Elena Manenti,  Teresa Mariniello, Luciana Moretto, Roberto Mosi,  Carla Mussi, Gabriella Paci, Maurizio Paganelli, Alfredo Panetta, Edoardo Penoncini, Roberto Ragazzi, Alessandro Ramberti, Claudio Recalcati, Eleonora Rimolo,  Valentino Ronchi, Mario Rondi, Silvia Rosa, Lina Salvi, Giovanna Saulini, Stefano Vitali, Giovanna Cristina Vivinetto

La giuria ha deciso un ulteriore incontro in data 15 maggio 2019, per concludere i lavori. Dopo meditata lettura e approfondita discussione, la Giuria ha presentato una rosa  di 25 Autori Finalisti:

Eleonora Bellini,  Fausta Boldrini Schiavi, Stefano Caranti,  Valerio Cruciani, Roberto Dall'olio, Anna Maria Di Brina, Pasquale Di Palmo, Vanes Ferlini, Carlo Focarelli, Emanuela Lorenzi,  Maria Elena Manenti,  Teresa Mariniello, Luciana Moretto, Roberto Mosi,  Carla Mussi, Alfredo Panetta, Edoardo Penoncini, Alessandro Ramberti, Claudio Recalcati, Eleonora Rimolo,  Valentino Ronchi, Mario Rondi, Lina Salvi, Stefano Vitali, Giovanna Cristina Vivinetto

Classifica Finale

1° class. Assenza 
di Carlo Focarelli 
(400,00 € e Diploma)




2° class.  Dolore minimo 
di Giovanna Cristina Vivinetto 
Floridia (SR) 
(300,00 € e Diploma)




3° class. Vecchio e Nuovo 
di Alessandro Ramberti
Rimini 
(250,00 € e Diploma)



4° class. - Thra sipali e sonnura 
di Alfredo Panetta
Trezzano sul naviglio (MI) 
(150,00 € e Diploma)



Premio Speciale della Giuria a

di Valerio Cruciani – Roma 



di Eleonora Rimolo 
Nocera Inferiore (SA) 



e “Primo e parziale resoconto” 
di  Valentino Ronchi 
Melzo (MI)


(Diploma e prodotti modenesi agli autori)


Premiazione 
domenica 02 giugno 2019 ore 15:45
Presso Centro Civico - Via Marie Curie, 22/e - MODENA (Villaggio Giardino).

N.B. I Poeti Vincitori ai quali sono assegnati premi in denaro dovranno essere obbligatoriamente presenti alla cerimonia di premiazione.

Il Comitato Organizzatore ringrazia tutti i Poeti che hanno aderito alla XXV Edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Tra Secchia e Panaro” con l’augurio di ripetere l’esperienza anche nel 2020.

N.B. Per raggiungere Via Marie Curie, 22/e Modena
Con gli autobus 1, 4, 10 (chiedere Villaggio Giardino – Biblioteca) - Con Automobile: si consiglia uscita Modena Nord seguire tangenziale per Sassuolo - Uscita 17 B Via Giardini Centro - alla seconda rotonda girare a sinistra, dopo il 1° semaforo svoltare alla 2ª strada a Sinistra (centro commerciale Villaggio Giardino).

Per informazioni: Antonio Nesci (tel. 339 2812278)   annesci@libero.it



Minimi Vitali a Grumello Cremonese 31 maggio 2019

“Come un nido è il mio Nome…”

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Raffaela Fazio, Midbar, Raffaelli 2019

recensione di AR


Per chi ama la Bibbia e la cultura che l’ha originata, questa raccolta di Raffaela Fazio sprigiona aromi, distilla umori, veleggia su racconti, intrighi, riflessioni, inni, canti, meditazioni, rivelazioni che sempre ci provocano, inquietano e in qualche modo conquistano. Midbar in ebraico è il deserto, e contiene la parola/fatto (i due concetti sono inscindibili nella lingua biblica) dabar. Essendo la mem una particalla locativa, si può interpretare midbar come “luogo della parola/del fatto/di quanto accade”. Il deserto è come il silenzio che rende possibile al suono di essere, la pagina bianca che permette all’inchiostro di tracciare le parole, lo sfondo su cui possono stagliarsi disegni, segnali, simboli; lo spazio dell’incontro perché: “Nel deserto, non si sopravvive da soli. // MiDBarRè dunque il luogo sia dello svuotamento che dell’incontro, entrambi necessari a una parola che, per esistere, deve farsi cassa di risonanza dell’alterità” (p. 15).
Introducono Midbar cinque (splendide) citazioni chiave. In quella di Heidegger troviamo: “… fare significa provare, soffrire, accogliere ciò che ci tocca adeguandoci ad esso”. Segue la citazione di Bultmann che ci ricorda come amicizia, amore e fedeltà si comprendono “unicamente nell’aperta disponibilità all’incontro personale”. La terza è tratta da Rosenzweig e proponiamo per intero (visto che la Bibbia è la Parola dell’Eterno: “La parola esige risposta. Solo nella risposta è la verità della parola, della stessa giustezza. Questa logica non è atemporale. Al contrario, essa è logica del conoscere reale, quindi temporale”. Seguono Buber che invita a un “ritorno decisivo a sé stessi” ce urge al cammino, e Di Sante che ci ricorda che la parola è innanzitutto istituire una relazione e solo successivamente “elaborazione delle idee”.

L’opera di Raffaela si compone di tre parti: I. La misura dell’appoggio, II. Anticipo del giorno, III. Di buio e di fiato. La prima poesia, Dabar, è una vera, ammaliante ouverture, e inizia così: “Ogni parola è un passo. / Cambia nel dirsi e nell’ascolto / come una distanza / raggiunta con il corpo / e superata. / … / E il nome pronunciato / è già percorso. / …” (p. 19). Si continua con Babele (p. 21): “… / squadrammo la parola. / E la parola-argilla / scordò che era terra / reclamò l’altezza di una torre / … / rinunciammo al tempo del riposo / alla carezza, allo spazio / che differenzia il senso. / …”. La narrazione poetica ci presenta personaggi e storie salienti come quella di Giuseppe: “… / Il futuro / è calarsi nel buio / una seconda volta: / tra i denti / una nuova risposta. // Vedi, padre, / io sono finalmente / la mia scelta. / …” (p. 27). O la vocazione del balbuziente Mosè: “… / Quando la voce sogna / riunisce / il gregge dei suoi suoni / e il tempo le obbedisce. / … / Infinito, incompiuto / il cielo / ci presta un tetto provvisorio / come il palato / su cui la lingua batte / e sfiora / il senso.” (pp. 31 e 32).
Quale forza essenziale, visionaria, combattiva e al contempo struggente, in questi versi!
Nella seconda parte mi pare si abbia a che fare con situazioni di soglia, di trasformazione, attesa e “scavalcamento”: “… / Il senso non scompare. / Solo muta / il bruciore tra gli estremi / che interroga la luce / e la ripete / in profondità // …” (È scritto, p. 37); “… / io vedo quello / che ancora non sei / il ramoscello / che il tuo nome porta / dall’ulivo / fatto di luce. // E ti aspetto sulla riva. / Ti aspetto / dentro la tua voce.” (Giona, p. 39); “… / Ma cosa attendi / vecchio / se non pretendi nulla? / Perché / dal fondo dei tuoi anni / alzi lo sguardo? / …” (Alle querce di Mamre, p. 41); “… / Ciò che era pietra / distesa / è ora stele, orecchio / posato / sulla bocca del cielo. / …” (Leggero, p. 44); “… / Come un nido è il mio Nome / che cresce con l’uomo. / In me / c’è spazio per il grido / la lode / il dubbio. / … / Se anche mi scordi / non sarai mai / solo.” (Dal roveto, p. 54).
L’ultima parte “indaga” i misteri della creazione, dell’universo e il “posto” dell’uomo: “… / il buio / soffiando su sé stesso / non si separa dalla luce. /…” (In origine, p. 57); “Prima del frutto / l’uomo / è eterno e non eterno: / zona d’ombra. // … / (non può / che essere mortale / per sopportare il male / dentro il bene).// …” (ivi, pp. 61-2); “… / e ciò che posso: / salvare chi amo / attraversando me stessa / come una finestra / sulla vita che passa.” (Rachab, p. 70); “… / Ogni uomo ha un peso di stelle / dentro il sonno / un destino. // Ma tu sei leggera / e profumi muovendo i capelli. / Chiedi pace / al respiro. Scegli il posto / che la notte non nega. / …” (Rut, p. 75); “… / Su me / le tue pupille / sono le stelle e i buio / che le tiene, la creta / premuta dal sigillo / …” (Parlerò io, p. 83).
Un viaggio ricco di incontri che ci scavano dentro, con parole-domanda che esigono una risposta “umana” ovvero esistenziale: ciascun lettore formulerà (o cercherà di trovare) le sue e sentirà risuonare a lungo nell’anima i versi che più l’hanno colpito. È consigliabile fare più letture, magari con una buona Bibbia da compulsare di tanto in tanto per assaporare al meglio gli echi e richiami di questo Deserto e dare uno sfondo e uno spessore più ampio a segnali che potrebbero altrimenti passare inosservati.
Come osserva nella luminosa Prefazione Massimo Morasso, Raffaela «punta sempre a “fare simbolo” fra una rivelazione celeste in forma di annuncio e una narrazione terrestre delle condizione umana» (p. 7).




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