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Giancarlo Stooccoro selezionato dal Premio Bologna in lettere

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Premio Bologna in Lettere 2019 – Sezione A (Opere edite)



Premio Bologna in Lettere V Edizione 2019

Sezione A (Opere edite)

La giuria formata da Daniele Barbieri, Sonia Caporossi, Giusi Montali, Enea Roversi, Enzo Campi (presidente), ringraziando tutti gli autori che hanno inteso inviare le loro opere al Premio, sono lieti di comunicare che, dopo la prima fase di valutazione, hanno individuato le opere che passeranno alla seconda fase.
I risultati definitivi saranno comunicati entro il mese di marzo.L’elenco è in ordine alfabetico per autore.


http://www.faraeditore.it/vademecum/12-Dimorasguardo.html

Daniele Barresi, Agave, cenge, calanchi (Ladolfi editore)
Daniele Beghè, Quindici quadri di quartiere (Consulta librieprogetti)
Marco Bini, Il cane di Tokyo (Perrone editore)
Vito M. Bonito, fabula rasa (Oèdipus edizioni)
Doris Emilia Bragagnini, Claustrofonia (Ladolfi editore)
Fabrizio Bregoli, Zero al quoto (puntoacapo editrice)
Giuseppe Carracchia, Prova del nove (Ladolfi editore)
Flaminia Cruciani, Piano di evacuazione (Samuele editore)
Serena Dibiase, Amnesia dei vivi (italic)
Liliana Ebalginelli, Un amore del tutto differente tenero da spezzare il cuore (Lucini Libri)
Gabriela Fantato, La seconda voce (transeuropa)
Giovanna Frene, Datità (Arcipelago itaca edizioni)
Francesca Gironi, Abbattere i costi (Miraggi edizioni)
Rita Iacomino, Diario di un finto inverno (Edizioni Empirìa)
Fabrizio Lombardo, Coordinate per la crudeltà (Edizioni Kurumuny)
Giulio Maffii, Il ballo delle riluttanti (Lamantica Edizioni)
Franca Mancinelli, A un’ora di sonno da qui (italic)
Marina Massenz, Né acqua per le voci (Edizioni Dot.com Press)
Gabriella Montanari, Anatomie comperate (Vague edizioni)
Paola Nasti, Cronache dell’antiterra (Oèdipus edizioni)
Maria Pia Quintavalla, Quinta vez (Stampa)
Marilena Renda, La sottrazione (transeuropa)
Eleonora Rimolo, La terra originale (LietoColle)
Silvia Rosa, Tempo di riserva (Ladolfi editore)
Giovanna Rosadini, Fioriture capovolte (Einaudi)
Giovanna Rosadini, Il numero completo dei giorni (Aragno editore)
Lina Salvi, Del deserto (puntoacapo editrice)
Elisabetta Sancino, Il pomeriggio della tigre (Terra d’ulivi edizioni)
Patrizia Sardisco, eu-nuca (Edizioni Cofine)
Marco Simonelli, Le buone maniere (Valigie rosse)
Giancarlo Stoccoro, La dimora dello sguardo (Fara editore)
Giovanna Cristina Vivinetto, Dolore minimo (Interlinea edizioni)

Frutti ritmici di un poeta/viandante che crea geometrie esemplari

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Alberto Mori Minimi Vitali (Fara Editore 2018) 

recensione di Andrea Rompianesi pubblicata nel blog di Enea Biumi

 


“Nei vetri ripuliti dallo straccio / scorrono scenari sovraimpressi”. Il distico rivela un passaggio, accenna un’eco d’evento, un’attenzione non passiva in cui siglare l’esito dell’approccio che toglie residui indesiderati e permette lo scorrimento di un flusso aperto al progetto. È Minimi Vitali, esito poetico di Alberto Mori, autore, performer e artista da lungo tempo attivo nella ricerca di una interazione fra i linguaggi; dalla poesia sonora a quella visiva, dall’installazione al video. Qui la trasparenza veicola contributi che compongono un insieme di parti sostenute da suoni e gesti, movimenti (forse mutamenti), ombre e luci, persone. La logica definisce mereologia quella disciplina che studia il rapporto dell’insieme con le parti, quando in gioco è il senso dell’identità. Ma qui, l’operare di Mori si concentra sul singolo fatto che accade; sul come l’accadimento stesso sia applicazione d’esegesi quotidiana e minima. Sembra che i sintagmi siano frutti ritmici colti dall’autore in perenne ascolto e osservazione viandante. Ci sono sedimenti di urbanità (tema fondamentale per Mori che ci riporta ad un suo testo pubblicato nel 2001, “Urbanità” appunto, evidenziato dalle erranze segnaletiche) dove le applicabili attenzioni sensoriali divengono testimoni di un processo che unisce spontaneità e artificio. L’atto umanizza poiché registra; raccogliendo salva, oltre le inagibili provvisorietà delle incomprensioni. Il minimo comune determina la traccia riconoscibile e, per lo più, percorribile “Del gradino e della strada / Pausa ed affaccio / Nell’affluenza trafficata / Trascelta per termine d’attesa”. I gesti poi sono quelli che concedono geometrie esemplari, riconoscibili referenti geografici: “Big Ben controcielo / La tracolla sospende London Bridge”. Alberto Mori disegna profili che contengono l’essenziale gravità densa di un minimo vitale idoneo ad “evoluzionare” gli spunti verso figurazioni future colte nel loro momento aurorale. Dopo, l’imprevisto si farà destino, come ricezione civile e partecipe “verso notte ancora indetta”, senza escludere l’attenzione ai marginali e il miracolo delle variabili che disegnano le interpretazioni abilitate a vocare.

Poesia oggi… ricordando i viaticali

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Poesia oggi: “(…) i versi che restano sono quelli che trasfigurano la dimensione dell’io e arrivano in profondità a chi sa ascoltarli.” (Alessandro Ramberti).
Negli anni trascorsi in montagna ho conosciuto degli uomini unici: i viaticali.
Erano rimasti in pochi, aprivano le strade al Corpo Forestale dello Stato quando si tagliavano i boschi demaniali o dei privati.
Conoscevano tutti i sentieri sicuri per raggiungere le faggete in alto; conoscevano i luoghi dove c’erano le sorgenti in quota; erano silenziosi camminatori.
Accanto a loro ti muovevi sicuro nel fitto del bosco per raggiungere poi il luogo aperto dove sostare, in cima ed ammirare il cielo.
Nell’intervista realizzata poche settimane fa da Giovanni Fierro ad Alessandro Ramberti venivano poste diverse domande che lasciano trasparire il lavoro di scouting svolto da Alessandro come editore: scopritore dei talenti, appassionato cultore della Lingua Italiana.
Come guida il Nostro ha portato alla ribalta, nel corso degli anni, autori che oggi occupano un ruolo nella poesia contemporanea: indico soltanto alcuni scomparsi in questi anni: Narda FATTORI (alla quale il Comune di Gatteo (FC) ha dedicato un concorso letterario annuale); Guido PASSINI e Katia ZATTONI (che il Comune di Forlì ha ricordato in diverse manifestazioni letterarie) e molti altri.
Lunghissimo sarebbe l’elenco dei poeti compresi nelle Antologie realizzate in occasione degli incontri presso luoghi sacri (come il Monastero di Fonte Avellana citato da Dante Alighieri); oppure negli slam poetry dai quali è emersa raggiante la poeta Giovanna IORIO, oggi a Londra, realizzatrice della prima Mappa Mondiale della Poesia (Poetry Sound Library).
La strada che Ramberti propone è raccolta in queste parole nell’intervista: “(…) Certo alcuni possono usarla (la Poesia ndr.) per analizzarsi a fondo, come espressione terapeutica del proprio magma relazionale, esistenziale e affettivo, ma i versi che restano sono quelli che trasfigurano la dimensione dell’io e arrivano a chi sa ascoltarli.”
Nel folto bosco dei poeti contemporanei, il Nostro, che nutre parlando della Poesia: “Amore per la lingua, per la parola, per la capacità infinita di creare immagini, di dare suono al pensiero, di comunicare a più livelli, di depistarci per farci ritrovare…” accoglie l’invito che il Nobel Eugenio Montale ha lasciato nei suoi versi: “Dissipa tu se lo vuoi / questa debole vita che si lagna, / come la spugna il frego / effimero di una lavagna. / (…) La mia venuta era testimonianza / di un ordine che in viaggio mi scordai”.

“La dimora dello sguardo” finalista al Premio Alda Merini di Brunate!

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Giancarlo Stoccoro tra i finalisti della settima edizione del Premio Alda Merini di Brunate per la sezione “editi”. I vincitori assoluti saranno proclamati durante la cerimonia di premiazione, in programma sabato 23 marzo alle ore 15 nell’Auditorium della biblioteca di Brunate.
Durante la cerimonia l'autore potrà leggere alcune poesie del volume premiato.
Durante la Passeggiata Poetica “Padre mio” che si terrà domenica 24 marzo lungo la mulattiera tra Brunate e Como, potrà intervenire leggendo una sua poesia in tema.
Sul  sito www.premioaldamerini.org l’elenco completo dei finalisti.



Rosa Frullo legge una poesia da "Bestia divina" di Mario Fresa

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Mario Fresa in un ritratto (2018) di Antonia Bufi






Nell'archivio sonoro "Voci e poesie", Rosa Frullo interpreta un testo poetico inedito di Mario Fresa:
















Menzione d’Onore a “Stanze” di Carlo Alessandro Landini

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Sabato 16 febbraio 2019, presso il Centro Congressi dell’Unione Industriale di Torino, si è tenuta la premiazione ufficiale della sesta edizione del premio letterario per la poesia Rodolfo Valentino – Sogni ad occhi aperti.
Menzione d’Onore a Stanze di Carlo Alessandro Landini



“Menzione d’onore a Carlo Alessandro Landini per aver saputo percepire e portare in luce il sostrato più intimo e profondo di ogni personaggio a cui ha dedicato una delle “Stanze”; mostrando così una vastità interpretativa propria di chi sa ascoltare la melodiosa voce della propria anima e i forti impulsi provenienti dall’inconscio collettivo.” (Chicca Morone)

“Il sorriso dell'anima”

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Marzia Biondi, L’amaca dell’abbraccio dissetante, Raffaelli Editore 2018, prefazione di Gianfranco Lauretano

recensione di Gianni Criveller 



Nel corso della kermesse letteraria organizzata da Alessandro Ramberti a Fonte Avellana nel luglio 2018, Marzia Biondi mi ha omaggiato della sua ultima raccolta poetica, pubblicata elegantemente da Raffaelli (aprile 2018). Nella dedica Marzia scrive che me la donava con il “sorriso dell’anima”. Un’espressione che mi aveva colpito, e che poi, leggendo le poesie (ho portato con me il piccolo volume in vari viaggi, e come sempre faccio, l’ho letto in sale d’attesa di varie stazioni e aeroporti) ho ritrovato tra i temi ricorrenti proprio il sorriso e l’anima. Il sorriso abita permanentemente le poesie di Marzia; “Il suo sorriso è come un’amaca” (p. 41), ed ecco, almeno in parte, rivelato il significato del titolo dell’opera.

Nella prefazione, Gianfranco Lauretano ha giustamente sottolineato l’impiego di termini quasi desueti come “spirito”, che spingono la poesia di Marzia Biondi oltre la materialità e la semplice attualità. Marzia legge la vita oltre la dimensione immediata, ed dunque pronta a cogliere la presenza dell’“anima” e dello “spirito” nelle nostre vite.

C’è un’altra dedica fondamentale per afferrare l’anima di questa opera poetica: la dedica iniziale al figlio Dario. Le poesie (almeno la prima parte) sono dunque una questione familiare, quasi intima, tra lei e il figlio. Marzia ci permette di entrare in questa vicenda attraverso la porta della poesia. Dopo avergli donato la vita (tema fondamentale, su cui torneremo), Marzia vuole lasciare in eredità al figlio una lezione, direi quasi morale. Morale nel senso più nobile che questa possa avere: “nel caldo vento / o nei gelidi soffi / sii ramo / radice di piccole foglie / di saggezza” (p. 26).

La poesia di Marzia è positiva, buona, affettiva. È pervasa da sguardo materno, ci sono immagini come il già citato “sorriso”, e poi “sguardo”, “abbraccio”, “respiro”, “bellezza”, “gratitudine”, che descrivono il mondo che una madre costruisce per il figlio. Senza maternalismi però: l’orizzonte che Marzia indica è quello della libertà e della felicità (p. 58).

Ci sono altri temi interessanti in questa poesia ricca di emozioni, ad esempio quello della fanciullezza e della sua intrinseca felicità. Tra tutti a prevalere è il sentimento della vita, la sua forza unica, e il suo mistero. La vita sbuca fuori sempre, quasi ad ogni pagina. D’altronde la bellissima citazione iniziale di Rainer Maria Rilke l’aveva annunciato con chiarezza: 

E per il resto lasci fare alla vita. Mi creda: la vita ha sempre ragione, in ogni caso.

Questionario di Proust [7]

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A cura di Mario Fresa
Le risposte di 
Mary Barbara Tolusso



Il tratto principale del mio carattere. 
Poco diplomatico.

La qualità che desidero in un uomo. 
Affidabilità.

La qualità che preferisco in una donna. 
Uguale.

Quel che apprezzo di più nei mei amici.
Leggerezza. E fedeltà.

Il mio principale difetto.
Rimando alla prima domanda.

La mia occupazione preferita.
Champagne. Con le fragole. 

Il mio sogno di felicità. 
Non cercarla.

Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia. 
La malattia.

Quel che vorrei essere.
Oddio, non mi cambierei, nonostante tutto.

Il paese dove vorrei vivere. 
Trieste e Brioni.

L’animale preferito. 
Il gatto David.

L’oggetto cui sono più legato. 
Il divano.

I miei autori preferiti in prosa. 
Dickens, Balzac, Zolà. Per il ‘900 Proust, Easton Ellis, Houellebecq. Sicuramente Gary.

I miei poeti preferiti. 
Eliot, Larkin, Raboni.

I miei eroi nella finzione. 
Il cuore va a Barney Panofsky. La testa a Swann. E Arsenio Lupin.

Le mie eroine preferite nella finzione. 
Elisabeth Bennet, la Regina delle nevi, Lolita, Clarisse Mc Clellan.

I miei compositori preferiti. 
Bach, Haydn, Saint-Saens, Satie. E Sébastien Tellier. Pure gli Impératrice.

I miei pittori preferiti. 
Caravaggio, Mantegna, Magritte, Hayez.

I film più amati.
Tutto Leone. E tutto Truffaut.

I miei eroi nella vita reale. 
Mio padre.

Le mie eroine nella storia. 
Antigone.

La riforma che apprezzo di più. 
Non saprei.

I miei nomi preferiti. 
David, Giulio, Mathias, Rebecca.

Quel che detesto più di tutto. 
La presunzione.

Il dono di natura che vorrei avere. 
Il seno.

Se avessi un milione di euro.
Comprerei una villa che ho visto. E una governante.

Come vorrei morire. 
Non è una mia preferenza.

Stato attuale del mio animo. 
Sereno.

Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
La paura.

Il mio motto. 
Non ne ho.






La paziente e intensa energia sotterranea di Caterina Camporesi

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Caterina Camporesi: Poesie/Poezija, CID editore, Podgorica 2018

recensione di Vincenzo D’Alessio


Le ultime tre raccolte della poeta Caterina Camporesi: Solchi e Nodi (FaraEditore 2008); Dove il vero si coagula (Raffaelli Editore 2011); Muove il dove (Raffaelli Editore 2015) sono state riprese con prefazione e traduzione in lingua serbo-croata da Vesna Andrejevic in un unico volume che reca il titolo
Poesie/Poezija (CID, Podgroica, 2018).
La produzione poetica della Nostra ha permeato la poesia contemporanea dalla fine del Novecento, appena trascorso, fino ai giorni nostri.
La scelta del verso breve, suadente, ha caratterizzato le ultime raccolte che in questo volume vengono riproposte: energia sotterranea che geme e paziente attende l’emersione, nell’esplosione dei sensi.
Gli occhi raggiugono le parole sul foglio; la voce recita lentamente il percorso; la forza creativa si impadronisce del lettore e lo imprigiona:

bufere di primavera imbiancano / rifiorite praterie / nell’eco dell’eterno ritorno /

il duende agita acque di giada
 (a pag. 52).

Riprendendo la stupenda prefazione del filosofo contemporaneo Massimo Sannelli, alla raccolta Solchi e nodi (2008), il lettore potrà percorrere lo stretto sentiero modellato dal Tempo per raggiungere quel duende energetico appartenuto anche al poeta Federico Garcia Lorca:

“2. La comunità umana si riconosce nel vincolo della necessità (ripararsi, cibarsi, riprodursi), della decadenza e della morte; tutto avviene come ricorda il marmo dell’Elegia IX di Rilke: questa vita – vita di “lacerati rami” o di “farfalle ferite” o “ vita esiliata” di Caterina – avviene una volta, una volta sola; e deve scomparire.” (a pag. 20). 

La trilogia delle soste nel lungo/breve viaggio della Nostra nelle terre poetiche costituisce la metafora della giada (verde Speranza) nata dal parto (le acque) della poetamadre (lei stessa) per eternare il nome e il paesaggio dell’anima. 

Non è mai un atto egoistico la nascita di una poesia.

L’eterno ritorno dei versi “nell’eco” scandirà il cammino dei secoli: raccoglie verità l’istante / che scheggia l’eterno //  destinato a sbriciolarsi / in altri lampi (a pag. 142).

La traduzione in lingua serbo-croata (Prevela sa italijanskog) realizzata con cura da Vesna Andrejevic dell’intero corpo poetico è stata pensata poiché: “La lingua serbo-croata è considerata la lingua più bella dagli slavi in generale per la poesia: ha tratti di dolcezza e di arcaicità.” (Alessandro Ramberti).

Vorremmo accostare a questa voce contemporanea la voce della poeta Margherita Guidacci (1921-1992), con i versi della poesia All’Eterno:

Come onde la tua riva tocchiamo. / Ogni istante è confine tra l’incontro e l’addio. / Dal nostro mare in te fuggire, nel nostro mare fuggirti: / non altro è di noi labili il destino.

“Opulento, coltissimo, smisurato…”

Donatella Nardin I class. al Premio Il litorale di Massa 2019: complimentissimi

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SEZIONE “C”: Libro edito di poesie
  1. NARDIN Donatella di Cavallino Treporti (VE) con l’opera Terre d’acqua a cui va l’assegno di € 1000, targa artistica di autore in cornice e pergamena con profilo critico.
  2. TARABBIA Carlo di Poasco (MI) con l’opera “Quel giorno alla Galleria Tretyakov” a cui va la medaglia d’oro, coppa personalizzata e pergamena con profilo critico.
  3. IASIMONE Gianni di Rimini con l’opera “La Quintessenza” a cui va la medaglia d’argento, coppa personalizzata e pergamena con profilo critico.

Il premio speciale della giuria con targa artistica di autore in cornice va alle opere: “Deserti” di BORRONI Cagelli Giulia di Castellanza (VA); “Neve di marmo” di CARDONE Benedetta di Massa; “Le trame del disincanto” di MACARIO Mauro di Sarzana (SP); “Sulla cruda pelle” di CALIÒ Cettina di Paternò (CT).
La segnalazione di merito con targa artistica d’autore va alle opere: “Donna del mare” di CASADEI Franco di Cesena (FC); “Canzone del padre” di BRESCIANI Luca di Pietrasanta (LU); “Ombraluce” di MALATESTA Egizia di Massa; “Le intermittenze dei petali” di GUIDOLIN Giuseppe di Vicenza; “Giocando a dadi con la luna” di LOMBARDI Anna Maria di Bonate S. (BG); “È luminoso l’universo” di COLOMBO Giorgio di Casorezzo (MI); “Albe, Angeli ed altre Epifanie” di GAZZANI Angelica di Verona; “Aspettando la sera” di ROTTER M. Antonietta di Povo (TN); “Lo scrigno del cuore” di ANDREAZZA Loredana di Redipuglia (GO); “Gigli a colazione” di ISETTA Gianfranco di Castelnuovo Scrivia (AL); “Nostalgiche alchimie d’infinito” di VIOLA Mario di Volpiano (TO); “La memoria ineguale” di MAESTRONI Alfredo di Malnate (VA).

La cerimonia di premiazione sarà preceduta da un breve intervento di carattere culturale ed avrà luogo presso la sala congressi dell’hotel Excelsior sito a Marina di Massa in via C. Battisti 1 angolo viale Vespucci domenica 5 maggio 2019 alle ore 14,30 alla presenza di  autorità, stampa e personalità della cultura e dell’arte. 
Per informazioni i concorrenti possono rivolgersi a:
  • Telefono n° 0585 245485 – Cell. n° 346 5342659
  • E-Mail: info@illitorale.net
  • Il bando integrale e i vincitori sono leggibili nel sito internet: www.illitorale.net

Questionario di Proust [8]

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 A cura di Mario Fresa
Le risposte di 
Rita Pacilio


  
Il tratto principale del mio carattere. 
Sensibilità. Accoglimento. Riservatezza. Fedeltà.


La qualità che desidero in un uomo. 
Ascolto. Umorismo. Intelligenza e cultura. Sincerità.


La qualità che preferisco in una donna. 
Generosità. Riservatezza.


Quel che apprezzo di più nei miei amici.
Sincerità. Onestà intellettuale. Comprensione.


 Il mio principale difetto.
 Permalosità.


La mia occupazione preferita.
Studio. Scrittura.


Il mio sogno di felicità. 
Vedere i miei figli sorridere.


Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia. 
Sapere i miei figli infelici.


Quel che vorrei essere.
Una donna sana e serena.


Il paese dove vorrei vivere. 
Di fronte al mare del Cilento.


L’animale preferito
. 
Pesciolino rosso.


L’oggetto cui sono più legato.
 
Agenda e penna. Anello.


I miei autori preferiti in prosa. 
Kafka. Calvino. De Luca. Carver. Pascal. Pavese.


I miei poeti preferiti. 
Leopardi. Gatto. Campana.Trakl. Artaud. Sexton. Cardarelli. Pavese.  


I miei eroi nella finzione. 
Robin Hood.


Le mie eroine preferite nella finzione.
Le eroine di Jane Austen.


I miei compositori preferiti. 
Vivaldi. Chopin. Martucci. Bach. Daniele. De Andrè. Fasoli. Mozart. Corea.


I miei pittori preferiti. 
Modigliani.


I film più amati.
Cuore sacro. Innamorarsi. Nuovo Cinema Paradiso. La mia Africa.


I miei eroi nella vita reale. 
Mio marito. Il mio Editore. I miei figli.


Le mie eroine nella storia. 
Anna Frank, giovanissima scrittrice ebrea tedesca; Etty Hillesum, scrittrice olandese di origine ebraicavittima dell'Olocausto; Luce Irigaray, filosofa e psicanalista belga degli anni ‘50; Santa Teresa D’Avila, mistica spagnola del ‘500; Chiara D’Assisi, religiosa italiana del ‘200; Jacqueline Pascal, sorella di Blaise Pascal, poetessa del ‘600; Maria Anna Walburga Ignatia Mozart, pianista e compositrice austriaca della fine del ‘700, sorella maggiore Wolfgang Amadeus Mozart; Camille Claudel, scultrice francese degli ultimi anni dell’800, sorella maggiore di Paul Claudel; Rita Levi-Montalcini, neurologa italiana della fine del ‘900 e premio Nobel per la medicina; Pupella Maggio, attrice di teatro e cinematografica italiana del ‘900; Amelia Rosselli, poetessa, organista ed etnomusicologa italiana che ha fatto parte della "generazione degli anni trenta", insieme ad alcuni dei più conosciuti nomi della letteratura italiana; Anna Maria Ortese, una delle più grandi scrittrici del XX secolo.


La riforma che apprezzo di più. 
Tutte le riforme sociali attuate in ogni parte del mondo che volgono al bene comune.


I miei nomi preferiti. 
Lorenzo. Giuseppe. Maria.


Quel che detesto più di tutto. 
La guerra. L’odio. Il razzismo. Il male gratuito.


Il dono di natura che vorrei avere. 
Discernimento e saggezza.


Se avessi un milione di euro.
Adotterei tanti bambini poveri e aprirei centri di cura per disabili e anziani.


Come vorrei morire.
 
Nel mio letto, con consapevolezza. Con la mia famiglia accanto. In Pace e in Grazia di Dio.


Stato attuale del mio animo. 
Preoccupato.


Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
Tradimenti. Fragilità comportamentali.


Il mio motto. 
Dare senza aspettarsi nulla in cambio.











Nuvole sparse: Giuseppe Wochicevick

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Nel mio cielo

Nel mio cielo
A nulla è valso
far tremare i polsi
al tempo
perder la memoria
ricordare
soltanto il tuo sorriso
e immaginare
di portarti via
in un sogno
nel mio cielo
Lasciare
il buio alle spalle
levar fiato
al vento
riverso nel pensiero
in cui vivo
per ogni attimo che vibra
trapassa
e scorre lento
al tuo ricordo
che respiro
fuori e dentro me
verso il sole
nel mio cielo

Giuseppe Wochicevick

(dalla raccolta Ali colorate)


News da Adele Desideri fine marzo 2019

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Gentili lettori, segnalo quanto segue

*Recensione di Adele Desideri a Giovanni Dino, Nessuno va via, supplemento f. c. di Pagine lepine, a. XXII, 2017, pag. 47, in Quaderni di Arenaria, monografici e collettivi di letteratura moderna e contemporanea, nuova serie, volume XVI, pag. 61-62
Link
https://www.quadernidiarenaria.it/volumi/quadernidiarenaria-volume16.pdf 

*Il volume di Paolo Lagazzi, Come ascoltassi il battito d‚un cuore, Incontro nel cammino di Attilio, Moretti&Vitali 2018
Per quanto amato da molti lettori di poesia, per quanto profondamente stimato da alcuni tra più grandi poeti del Novecento non solo italiano (da Montale a Luzi, da Sereni a Caproni, da Pasolini a Charles Tomlinson a Kikuo Takano), Attilio Bertolucci resta un autore ancora, in parte, misconosciuto e incompreso. Solo una lunga frequentazione del suo mondo poetico può permettere di cogliere la complessità e la ricchezza che si annidano nell‚apparente semplicità del suo linguaggio. Paolo Lagazzi, riconosciuto dallo stesso Bertolucci (in un‚intervista apparsa nella rivista “Gli immediati dintorni”, n. 2, 1989) come colui «che forse più di ogni altro mi ha letto in estensione e in profondità», ripercorre negli scritti raccolti nel presente volume alcuni tra i capitoli decisivi della storia del poeta: l‚inesausto amore per la pittura; la passione per le opere di Proust e di Eliot; l‚affinità elettiva con un originalissimo, fantastico e umano storyteller quale Silvio D’Arzo; il lavoro svolto con leggerezza e lungimiranza nei campi del giornalismo e dell‚editoria; il dialogo tra la sua poesia e il cinema del figlio Bernardo. Soprattutto, questo libro ci porta di nuovo a osservare i „nodi‰ più segreti e cruciali del mondo bertolucciano: la religiosità sui generis, il sentimento del sacro, l‚incontro fra un bisogno primario di verità e un‚acuta coscienza della vita come mistero. (Dal link
https://morettievitali.it/?libri=come-ascoltassi-il-battito-dun-cuore)

*Poeti cristiani latini dei primi secoli. Tradotti da poeti italiani contemporanei, a cura di Vincenzo Guarracino, Mimep-Docete, Pessano con Bornago, Milano, 2017
Completo, interessante, godibile, il video di presentazione di Vincenzo Guarracino,
Al link
https://www.youtube.com/watch?v=ZrCrykxEWr0&index=9&list=PLKV7vYSzWe6yv0dBX9WFFr9DMgGaLLWaX 

*Il volume di Luciano Curreri, Volevo scrivere un’altra cosa, Passigli 2019
Diciotto racconti (più uno...) travestiti da apologhi, nutriti di un certo umor nero: così si presenta ai lettori "Volevo scrivere un'altra cosa". Già dal titolo vediamo qualcosa di inatteso: ciascuno dei racconti si chiude, infatti, con una nota finale che contrasta con quanto fino a quel punto raccontato. La storia che l'autore ha scritto non è, insomma, quella che avrebbe voluto raccontare. Ce ne era infatti un'altra, che per qualche ragione non ha potuto venire alla luce. Così, mentre il libro si sviluppa attraverso le differenti tappe dei vari racconti - da Il subappalto delle vacanze a La metà fascista del cuore, da Il portiere e la morte a Il furto impossibile, da Per qualche capello in meno a L'istituzione della bella copia, ciascuno dedicato a un grande scrittore amato al punto da desiderare quasi di parodiarlo - le storie si contraddicono e insieme si completano, in un intreccio che è la vera ossatura della raccolta. Un destino narrativo che non risparmia neppure la postfazione di tale Ciapo Populin, critico del Gazzettone (dal link
https://www.libreriauniversitaria.it/volevo-scrivere-altra-cosa-curreri/libro/9788836816781).

Io sono amico dell’invisibile e non faccio conto che di ciò che si fa sentire e non si mostra, e non credo e non posso credere a tutto quello che si tocca e che si vede
(Eugenio Montale, in Quaderno Genovese, a cura di Laura Barile con uno scritto di Sergio Solmi, Milano, Mondadori, 1983, pag. 72, in Giovanni Sighieri Danesin, Montale nella grande guerra: voce, memoria e luce, in Xenia, n. 4, anno 2017, Edizioni Arti Grafiche Francescane, Genova)



La via a Fonte Avellana (5-7 luglio 2019)

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“La via” (da intendersi liberamente sia, concretamente, come strada, cammino, pellegrinaggio, ecc.; sia filosoficamente, religiosamente, artisticamente, lavorativamente, olisticamente…) è il tema della kermesse avellanita 2019. La via (che spesso è tortuosa, da “scoprire” e zigzagante come nella foto del monte Catria qui a lato), è per eccellenza metafora della vita con i suoi momenti di buio e pericolo, con i suoi incontri, con la sua bellezza… si partecipa con una riflessione, una testimonianza, un reading poetico, un racconto, una piccola performance teatrale e/o musicale, un’opera d’arte (che, sentiti i monaci, potrebbe anche rimanere esposta in luogo adatto), un mini laboratorio… Saremo calorosamente ospitati dai monaci camaldolesi (in primis dal priore Gianni Giacomelli nello splendido monastero di Fonte Avellana . 



Si parte puntuali alle 15.00 di venerdì 5 luglio 2019 per finire alle 17:00 di domenica 7 luglio 2019.


L’incontro è aperto a tutti, credenti e non credenti.
Se puoi essere con noi ti prego di inviare con urgenza alla mail info@faraeditore.it una foto e una breve e simpatica biografia con i link che riterrai utile indicare e il titolo del tuo intervento di max 15 minuti (possono essere anche molti di meno ma non si possono superare i 15 minuti in modo da dare spazio a tutti, bene calibrarsi a casa per stare nei tempi). Le adesioni verranno accolte in ordine di arrivo fino all’esaurimento delle finestre disponibili (sono rimaste le ultimissime, ma si può venire come uditori e intervenire liberamente nei numerosi momenti di dibattito aperto).
 

Il costo totale del soggiorno dalla cena di venerdì al pranzo di domenica è di € 110,00 (€ 90,00 a testa per chi sta camera doppia o a più letti e solo € 80,00 per chi ha meno di 35 anni). È possibile prolungare di uno o più giorni il soggiorno e pranzare già da venerdì (ogni pasto extra € 15,00, molti arrivano per il pranzo di venerdì) accordandosi direttamente con i monaci. Ricordarsi di portare lenzuola e asciugamani. 
È richiesta la presenza per tutta la durata della kermesse per creare un’atmosfera conviviale di attenzione e reciproco ascolto, rispettare il silenzio e la vita liturgica e i momenti di preghiera dei monaci (ai quali chi vuole potrà partecipare) e staccare veramente, sia pur per pochi giorni dal rumore tecnologico e lavorativo quotidiano. Si possono portare libri, cd e altro materiale per vendite/scambi informali e autogestiti o per donarli al monastero. Chi suona uno strumento è pregato di portarlo. Le prenotazioni vanno fatte il prima possibile allo 0721-730261 (si prega di telefonare dalle 10:00 alle 12:00 o dalle 20:30 alle 21:00) o via mail a foresteria@fonteavellana.it inviando per conoscenza anche a info@faraeditore.it.
Per avere un’idea della cosa, al seguente link trovi il programma dello scorso anno. 
A Fonte!



“attimi che colano tra le mani”. Maria Zanotti su Minimi Vitali

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recensione di Mara Zanotti su 
 



«Appunti del quotidiano, eccezionale e piatto come nessun altra dimensione può permettersi di esserlo, rivelano subito una sopraffina disposizione all’ascolto e all’osservazione, un rimescolio tra sensi e pensiero» questa considerazione scritta da Lucia Grassiccia nella postfazione del libro di Alberto Mori Minimi Vitali (FaraEditore 8 euro), è chiave di decodificazione del testo e il lettore vi si riconosce facilmente. Così come nel titolo, così come nei versi: se Mori – sempre attento osservatore anche di una realtà “altra”, minore, appunto minima – riesce a strappare poesia dai piccoli gesti, dal suono, dai movimenti ma non alla maniera di Philippe Delerm, prosatore del quotidiano, ma sempre avvalendosi di una lingua e di passaggi mentali prima che sentimentali, è proprio per questa capacità di “rimescolio”. La vita che scorre accanto invita all’osservazione, ma non tutti ne sono capaci. Cogliere, attraverso allitterazioni e ritmica linguistica, gli attimi che colano tra le mani e sfuggono è proprio dei poeti. Mori lo fa attraverso il suo consueto filtro linguistico. Piacevole è la lettura. 



Vincitori Narrapoetando 2019

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FaraEditore e i giurati 
 del concorso Narrapoetando 2019 sez. Poesia
(v. anche la sezione Narrativa/Saggio)
sono lieti di proclamare i Vincitori 
che hanno ricevuto la pubblicazione premio

I. class.

Ho scritto questo saltodi Marco Colonna (Forlì)


Marco Colonna (foto Renzo Zilio) è nato a Palermo il 4 aprile 1964, vive a Forlì. Dirige dal ’99 il portale web di cronaca e attualità politica sestopotere.com. Cura il canale You Tube Lotta alle mafie. Ha scritto articoli per: Il Messaggero – Forlì, Gazzetta di Romagna, Il Resto del Carlino, La Voce di Forlì, Il Momento, RomagnaSera, Il Giornale, Lo Stato, Il Borghese, L’Uomo Qualunque. Ha collaborato con i Tg e Rg di VideoRegione e radio locali. Ha pubblicato libri di cinematografia. Poesie selezionate e segnalate nei concorsi Faraexcelsior 2016 e 2017 e Zuppardo (inserite nelle sillogi del Premio La Gorgone d’oro 2017 e 2018). Ha pubblicato con Fara le raccolte poetiche Ani+ma(2016) e Siamo sono(2017, finalista al Premio Città di Arona 2018). Nel 2018 è stato inserito nelle antologie: L’orizzonte delle metafore (Edizioni Tracce) e La responsabilità delle parole (FaraEditore). Ha partecipato a numerosi reading e letto poesie nel corso della Settimana del buon vivere 2018. Web: paroledelcuore.com, poesianuova.com, scrivere.info, portfoliopoetico.com, poesieinversi.it, e video-poesie nel canale YouTube Marco Colonna Poesie.


«Ho scritto questo saltoè un trittico che inizia con un primo salto nello “schianto-pianto” della realtà, un nonsense della disgrazia che, tutt’altro che umoristico, spacca il cuore per il suo eccesso di significati e non per la sua assenza. Primo salto che a caduta libera entra in una mise en abyme (messa in abisso), quale decostruzione del reale o, come vuole il poeta, quale ricostruzione di un “disessere” dove tutto, in questo grande stomaco del mondo, si fa cibo e riciclo. Salto che atterra in uno scenario contemplativo, dove quell’iniziale “terra a cui do le spalle” diviene unico elemento di “levità”. Il cuore del poeta, dunque, batte al ritmo di questi tre salti o passi di danza: riempirsi di forza di gravità; svuotarsi e sgravarsi del proprio essere; rimanere, infine, in lieve e aggraziato equilibrio sopra un filo contemplativo fra il reale e l’irreale. Questi tre movimenti sono il movente che mi fa prediligere detta silloge rispetto alle altre.» (Serse Cardellini)

«La raccoltaprendendo spunto da occasioni e momenti della vita dell’autore, ma anche da episodi collettivi, si innalza ad una meditazione sul destino e il senso dell’esistenza, con un verso che pure nella sua varietà metrica mostra una sotterranea compattezza e riconoscibilità.» (Francesco Filia)

«Anche quando si fa carico di dispiegare un dramma, sezionandolo nelle sue particelle più dolorose, è poesia esistenziale. Si interroga con insistenza nonostante lo stesso cruccio si ripeta: la verità resta un abbozzo.» (Angela Caccia)

«Opera composita, formata da un corpus stilisticamente eterogeno, eppure capace di legare l'attualità, l'interiorità, la storia, dando voce a ciò che resta.» (Andrea Parato)

«In Ho scritto questo salto la morte è una presenza viva e familiare e nei suoi confronti c’è un’esplorazione creaturale, privata dell’inevitabile commozione, nutrita da contemplazione serena della finitudine umana.La Parte Prima ferma il tempo di tre precisi avvenimenti accaduti ed il verso si muove tra una “memoria viva” ed una “rabbia eternamente giovane”.In ognuno dei tre salti (“Prima della realtà”, “Mise en abyme”, “Contemplazione”) i versi sono tenaci, appassionati, un corpo a corpo con passaggi coraggiosi per esplorare, scavare, appuntare con maestria momenti intimi e profondi, “sottovoce dove brulicano i silenzi e il respiro si appiattisce”.» (Adalgisa Zanotto)


II. class.

Nel fiato umido dell’autunnodi Mariangela De Togni (Piacenza)


Mariangela De Togni, nata a Savona, è suora delle Orsoline di Maria Immacolata (Piacenza). Insegnante, musicista, studiosa di musica antica. Membro dell’Accademia Universale “G. Marconi” di Roma, ha pubblicato le raccolte di versi: Non seppellite le mie lacrime (1989), Nostalgia (1991), Una Voce è il mio silenzio (1995), Chiostro dei nostri sospiri (1998), Profumo di cedri (1998), Un saio lungo di sospiri (2000), Flauto di canna (2004), Nel sussurro del vento(in Quaderni di Letteratura e Arte, 2005), Nel silenzio della memoria (ne Le visioni del verso, 2008), Cristalli di mare (2010), Fiori di magnolia (2011), Frammenti di sale (2013), Si può suonare un notturno su un flauto di grondaie? (2016, prima classificata al Faraexcelsior). È presente nel Dizionario della Biblioteca di Stato, in agende, antologie, blog e riviste di poesia contemporanea. Numerosi i premi e i riconoscimenti.


«Questa raccoltaè una contemplazione della bellezza della Natura, percepita come una realtà viva e animata da una tensione infinita, in cui l’Io poetico si confronta con la solitudine e con il fluire del tempo.» (Nicoletta Mari)

«La silloge offre un “ventaglio di possibilità” ed anche una “gronda divina” dove riparare. Poesia mistica, di rimandi biblici, evocativa di fede per il “creato”, che stupisce e tutto azzera rendendolo alla sua origine divina. Oggi più che mai la poesia ha l’urgenza di occuparsi della natura che ogni giorno ci dona la luce e il buio. Il poeta parla a chi si veste di vento, di mare, di aurora, di notte, di natura primordiale. Il “tu” trascende e l’autunno è solo un pretesto. Non è una “chiesa vuota” questo fluire di versi.» (Colomba Di Pasquale)

«Opera dai versi brevi, composti e delicati, quasi rarefatti, talvolta. Non scevra di citazoni, mai ostentate, sa mantenere un proprio linguaggio intimo.» (Andrea Parato)


III. class.

Nuove anime di Vincenzo D’Alessio(Montoro, AV)


Vincenzo D’Alessio (Solofra 1950), laureato in Lettere all’Università di Salerno, ha ideato il Premio Città di Solofra, fondato il Gruppo Culturale “Francesco Guarini” e l’omonima casa editrice. Acuto e attento critico letterario, ha pubblicato saggi di archeologia e storia, recensioni e versi in numerosi periodici, antologie, siti e blog (in particolare Narrabilando e Farapoesia). Raccolte poetiche per i tipi di Fara: La valigia del meridionale e altri viaggi (2012, 20162); Il passo verde (in Opere scelte, 2014); La tristezza del tempo (in Emozioni in marcia, 2015) e Alfabeto per sordi in Rapida.mente, 2015) poi in appendice a Immagine convessa (2017), opera finalista al concorso Versi con-giurati. Nel 2017 è uscita la raccolta Dopo l’inverno, II class. al Faraexcelsior, III premio del Concorso Terra d’Agavi 2018 (Gela, AG), segnalata al Premio Civetta di Minerva (Summonte, AV), finalista al Premio Tra Secchia e Panaro 2018 (Modena). Del 2018 sono i Racconti di Provincia.


«L’anima sembra “naufragar” nella natura e la Natura diventa epifania delle emozioni, dei ricordi, del vissuto del Poeta. Siamo dinanzi ad una manifestazione di panismo, in cui l’Io lirico si mescola e si confonde con il Tutto. Il linguaggio è essenziale, nitido, ricercato, estremamente preciso.» (Nicoletta Mari)

«La canzone e le migrazioni. Il Poetafa parlare luoghi e nostalgie “le stanze dell’aulica casa/riportano l’eco della voce” e poi gli abbandoni: “portami al confine della vita” “casa dei sogni” “nella polvere del ritorno”. La quieta polvere di Emily Dickinson e scorgo in lontananza un Vittorio Sereni che si sporge su questa silloge. Poesia che rimbocca le coperte nel freddo inverno, che tiene vivo il fuoco del focolare del Sud del mondo per chi è andato a Nord. Una poesia che insegna e ammonisce: “I giovani del Sud /non tornano rimangono / clandestini”, necessaria in questo tempo di silenzi disumani e di chiusure aberranti.» (Colomba Di Pasquale)


Altre opere votate

Theory of Infinity di Michele Caliano (Solofra, AV)


Michele Caliano è nato ad Avellino il 2 settembre 1963. Vive a Montoro (AV). Si è diplomato all’Isituto tecnico commericale di Solofra (AV). Astrofilo dall’inizio degli anni ’80, ha conseguito negli anni ’90 l’Attestato del corso in Astrofisica presso l’Osservatorio di Montecorvino Rovella (SA). Socio del Gruppo Culturale Francesco Guarini è appassionato di Cosmologia e divulgatore scientifico nelle scuole Medie statali e presso alcune radio del territorio.


«L'autore di Theory of Infinity diverte il lettore con una poesia didascalica che vorrebbe spiegare con ironia i più intricati enigmi della scienza e dell'universo, maggiore dei quali è il concetto di infinito. Il risultato di questo sforzo didattico è una silloge bizzarra ma piacevole. Dietro all'ironia si coglie un certo pessimismo nei confronti dell'agire umano. L'effetto umoristico è reso dall'alternarsi di termini scientifici e squarci autobiografici e dall'uso di rime volutamente infime o addirittura volgari.» (Andrea Biondi)


Suite visionariadi Gabriella Bianchi(Perugia)

«Poesia di stagioni, di affanni, di assenze, di “creato”, di ricordi e in tutto questo il Poeta “come volpe affamata” cerca un abbraccio che le salvi la vita. Poesia di ancestrale clausura, di sbigottimento alla vita e alla morte, poesia che guarda alla terra e all’infinità del cielo. Poesia tormentata che ricorda il dolore di vivere di Silvia Plath o di Amelia Rosselli.
“Il dolore fa uscire di senno, anima mia…” come non essere d’accordo? E poi arriva una luce in tanta visione nel Po di Volano con “gli occhi perduti/in quel dolce infinito”.» (Colomba Di Pasquale)

«È una potente silloge Suite visionaria, sicuramente la migliore della competizione. Una poesia mesta come una lenta sinfonia in minore, ma che rapisce l'ascoltatore, o il lettore, come accade al fedele ortodosso in contemplazione dell'iconostasi di una sperduta chiesa russa. L'autrice ordisce il grande racconto della propria vita con un linguaggio semplice e piano, il quale, proprio nella semplicità, attinge la potenza visionaria delle immagini. Racconto che si fa verso contro la "favola insanguinata" del mondo; salvezza "per non infoltire la schiera dei folli e dei suicidi". Abbiamo detto poesia mesta, ma dalla quale alla fine è possibile suggere "il vino profondo dell'amore".» (Andrea Biondi)


Quello che resta dopo le paroledi Daniela Sandrolini (Marzabotto, BO)

«È una poesia che narra con leggerezza i drammi umani, che racconta la dura ed integerrima vita della gente di montagna, che induce a scoprire il legame con le proprie radici per ritrovare sé stessi.» (Nicoletta Mari)

«Un profluvio di parole, il succedersi di fotogrammi vecchi e nuovi, e un verso che su tutto s’innalza, ora timido ora audace, a raccontare il raggio che sta frugando l’anima.» (Angela Caccia)

«La vita dentro in Quello che resta dopo le parole. La sensazione e la soddisfazione di trovarsi a tu per tu con chi sa catturare la bellezza intorno, della casa dei gigli nella foresta dei faggi sul confine degli argini… e sa tradurre in versi la gioia di immergersi nelle tinte variegate che abbelliscono il mondo. È la gratitudine e la forza di chi ha occhi che sanno vedere, che sanno camminare accanto senza esserci. È un gioco di immagini effervescenti, dispiegato a catturare la pulsione anche di chi “adesso siede in una terra di nuvole”.» (Adalgisa Zanotto)


Rotta carovanieradi Stefano Sioli (Sesto San Giovanni, MI)

«All’autore va riconosciuto un giovanile buttarsi scomposto e di pancia tra i versi.» (Serse Cardellini)

Quello di Rotta carovanieraè un viaggio, o più viaggi, al tempo stesso geografico esistenziale e interiore. I testi, nella loro varietà formale, si presentano come vere e proprie tappe di una mappatura dell’anima che ritrova o perde se stessa nei luoghi che attraversa, nei momenti di rivelazione e smarrimento che anche un dettaglio può donare. (Francesco Filia)


Così in terra di Massimiliano Bardotti (Castelfiorentino, FI)

«Opera corale, delicata e intensa, seppur non originale nello spunto, capace però di dare freschezza alle voci – poetiche – di chi lascia una traccia di passaggio. L'autrice/autore sa rendere con perizia e varietà stilistica il proprio sentire interiore filtrandolo delicatamente attraverso l'empatia con le voci che si raccontano e raccontano qualcosa anche di noi.» (Andrea Parato)


Il segnodi Salvatore Enrico Anselmi (Viterbo)

«Gratitudine per Il segno: lascia un segno del quotidiano e pesante carico che attraversa i giorni degli uomini e dei ciclopi e diventa canto libero e aperto del “cuore pensante” la cui corrente sospinge lontano. I versi pregnanti d’una puntuale attenzione alla parola donano un’educazione alla sensibilità e alla consolazione. E ancora di più, immagini e avvistamenti del “peso lineare dell’orizzonte che salta ogni giorno come un pesce”, fissano altezza e vuoto di quanto possa resistere al flusso inarrestabile del tiepido “corso del tempo che ci accompagna”.» (Adalgisa Zanotto)

Lealtà dei girasoli: “una raccolta assoluta e profetica”

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recensione di Gian Ruggero Manzoni



LEALTAD DE LOS GIRASOLES - LEALTA' DEI GIRASOLI 
di Gladys Basagoitia Dazza, FaraEditore, casa editrice dell’amico Alessandro Ramberti.

Gladys Basagoitia Dazza, biologa, è nata a Lima e vive a Perugia. Fra le sue tante opere in poesia: “La zarza ardiendo”; “Peces ebrios”; “Otra vez sobre el viento”; “L’infinito amore”; “Donna Eros”; “Selva invisibile”; “Polifonia”; “Il colore dei sogni”; “La carne / El sueño”; “Danza immobile”; “Finestra cosmica”; “Oceano di luce”; “Aurora del rinascere”; “La via dell’arcobaleno”; “L’empireo della rosa”; “Il loto della pace”; “L’iris della speranza”; mentre, in narrativa: “Il fiume senza foce”. Al suo attivo ha molti premi vinti, fra i quali il Premio Camaiore. Da una sua poesia, così da renderci conto del suo respiro: “indagare con molta fatica / il vissuto / c’è un’entità prodigiosa / che dirige / un territorio inaccessibile / allargare / i confini della coscienza / per meglio ridere di noi stessi / ridere veramente di cuore / sentire il cuore che galoppa / gli occhi luccicano di gioia / siamo ogni tanto dei bambini / nati da gravidanze fantastiche / creature del nostro cervello”. Questa, della Basagoitia Dazza, è una raccolta assoluta e profetica, prefata dalla poetessa boliviana Ruth Cárdenas Vettori. Molteplici i temi poetici in essa trattati: le vicende vissute dall’autrice prima in Sud America poi in Italia; gli amori; i dolori; le figure famigliari e gli amici, a cui ha dedicato alcuni componimenti. Innegabilmente, come nel suo stile, l’amore del quale parla Gladys appartiene all’eterna energia che lotta sul nostro pianeta e nell’universo per donare a tutte le creature l’alito della vita, contro ogni tenebra e ogni morte. La lealtà di un fiore, il girasole, legato per l’intera esistenza all’astro che illumina il mondo, diviene la similitudine accorata che si raccoglie nei versi di questo libro, riferita all’esistenza della poetessa, quale migrazione trascendentale dalla terra delle popolazioni che adoravano il sole alla luce del sole della cristianità. Argomenti quindi elevati, sostenuti da una grande forza d’animo e da una fede granitica. Detto fra noi, mi danno gioia queste prese di posizione nette, coerenti, quel tanto titaniche.

“Raccolta che resta”: Gian Ruggero Manzoni su Vecchio e nuovo

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recensione di Gian Ruggero Manzoni 

VECCHIO E NUOVO suggestioni in versi di Alessandro Ramberti, FaraEditore 2019



Alessandro Rambertiè nato a Santarcangelo di Romagna nel 1960. Laureato in Lingue orientali a Venezia, ha vinto una borsa di studio (1984-85) per l’Università Fudan di Shanghai. Nel 1988 ha conseguito a Los Angeles il Master in Linguistica presso l’UCLA e nel 1993 il dottorato in Linguistica presso l’Università Roma Tre. Ha pubblicato in prosa: “Racconti su un chicco di riso” e “La simmetria imperfetta”, con lo pseudonimo di Johan Thor Johansson. In poesia: “In cerca” (2004, Premio Alfonso Gatto opera prima), “Pietrisco” (2006); “Sotto il sole (sopra il cielo)” (2012, Premio speciale Firenze Capitale d’Europa); “Orme intangibili” (2015, Premio Speciale Casentino). Nel 2017 è uscita la raccolta “Al largo”. Ora un suo testo: “Ecco dove siamo / in un ambiente che respira / e tinge il cuore / ai nostri piedi // urge continuare / aprire insieme tratti nuovi / ad ogni svolta / ci sono incontri // misteriosamente / li trovi incisi sulla roccia / segnali-guida / per te e per me”. Da una nota di Rosa Elisa Giangoia: “Consola e conforta il senso della nostra umana incompiutezza leggere questi testi di Alessandro Ramberti in cui reticoli di rigore metrico imprigionano ardite correlazioni del pensiero per tendere il dire poetico, in fascinoso plurilinguismo, verso quell’Oltre, chiuso nel mistero, che il cuore desidera, la mente immagina, ma solo le parole possono tentare di delineare”. Anche in Vecchio e nuovo Alessandro continua la sua ricerca di verità, sia condotta in prosa sia in poesia. Ma di quale verità stiamo parlando? Di quella che la fede in Cristo ci consegna. Ramberti, come anche altri hanno osservato, afferma il positivo dell’esserci per arrivare a una soglia in cui siano stati banditi orrori ed errori della vita e della storia… quella storia che sommerge e non fa respirare. E in ciò il verso risulta sempre leggero, mosso da misericordia, da un perenne affidarsi alla divina provvidenza e dall’amore per il genere umano, così che anche le domande che sgorgano non intimoriscono, non affliggono, risultando utili indicazioni per procedere nel percorso. È pur sempre forte e compassionevole il dire saggio e filosofico di Alessandro, ricco di esperienza letteraria e di importanti incontri di vita. Raccolta da leggere. Raccolta che resta.

Tornando da Madrid: quattro chiacchiere con Gastone Cappelloni

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Bentrovato Gastone.

Ti propongo di condividere con i fruitori del blog le nostre conversazioni a Madrid.


Credi nel ruolo itinerante del poeta?

Assolutamente sì. Fondamentale, quasi prerogativa di vita per continuare nel confronto e nell’introspezione che mai deve essere accantonato, conoscere è rivivere lo stesso rapporto che abbiamo costruito con noi stessi, crescendo e maturando, guai se ciò non avvenisse.


 
Il curriculum per titoli conta per te più dell'ascolto dei lettori?

Il curriculum è e rimane il resoconto di quello che si è realizzato, un promemoria espressivo per se stessi, un fiore all’occhiello che sintetizza il percorso, e nulla più, non facciamoci distrarre da illusoria e vana gloria, ma ancor di più dal cammino che va intrapreso per continuare a incuriosirsi e confrontarci con gli altri. Nei lettori si completa, continuamente, il viaggio introspettivo verso nuove mete, amicizie, e sicuramente occorre la voglia di mettere gli altri in condizione di raccontare per trarre nuova linfa umana amalgamandosi con esperienze vissute, insomma un arricchimento reciproco da non “sottovalutare”.


 Sant'Angelo in Vado e Mar del Plata. Cosa rappresentano nel tuo cuore?

Come potrei non amarle? Sant’Angelo in Vado, il Paese dove sono nato e vivo. Mar del Plata (Argentina), che mi ha adottato con affetto, oltre allo zio Lino, fratello di mio Padre, emigrato in questa Città nel 1950, rappresenta anche un raccolto di tantissima stima: infatti, nella stessa Mar del Plata, nel 2018 sono stato insignito con il Titolo di “Visitante Notevole”, massima onorificenza istituzionale, per essermi distinto nell’ambito culturale. Due realtà differenti, ma che battono all’unisono nel mio voler essere e “continuare” a vivere. A ottobre di quest’anno farò il mio quarto viaggio in terra Argentina!


 So che ti attendono nuovamente in Argentina. Racconta!

Raccontare? Non finirei mai di farlo, Gastone e l’Argentina, posso affermarlo tranquillamente sono diventati un tutt’uno, vuoi per la poesia, per lo zio Lino, per le tante amicizie, mi aspettano in tanti come “rito oramai consacrato”. A ottobre di quest’anno ci andrò in veste di Testimonial Culturale della Regione Marche, parteciperò alla fiera del Libro di Mar del Plata, incontrerò alunni delle Scuole, Istituzioni, Associazioni Culturali, Associazioni Regionali, Presentazioni, Radio, Tv, ecc. E questo è tutto ciò a cui una persona “curiosa” come me può aspirare con soddisfazione e orgoglio. Incamerando quel bagaglio di vita che continua a far parte della “fame mia di conoscenze”.

 Il tuo rapporto con gli animali è fonte d’ispirazione?

Rientra nel percorso taumaturgico che la vita ti offre, quindi fonte accessibile con profitto da parte del cuore. Sì, gli animali e in modo speciale Jenny, la volpina che da quattordici anni allieta il mio “destino”, hanno permesso di soffermarmi traendo ispirazione e consigli umani per viaggiare mentalmente ancor più preparato emotivamente. Sanno parlare consigliandoti senza inganno o doppi sensi, e questo mi ha dato modo di non perdere mai lo stimolo poetico, insomma un consigliere spirituale sempre attenta sulla vita e sulle sue croniche mancanze.


Credi che la natura abbia bisogno di una schiera di poeti ambientalisti per dire la sua?

Tu non puoi criticare gli altri e poi ti comporti peggio, nel senso, la natura come ogni cosa non ha bisogna di difensori o paladini bravi a scrivere cavalcando l’onda struggente che sta uccidendo il pianeta, ma preferirebbe azioni concrete anche da chi riempie il foglio in sua difesa e poi non fa nulla per amarla e difenderla. Anche in poesia vedo troppe “mode”, dove l’ordine imperante è scrivere senza ritegno o pudore, e non può essere una critica nei confronti di nessuno da parte mia, perché semplice osservatore incuriosito di quello che leggo o noto. Noto con amarezza come scrivere sia diventato un mezzo per mettersi in mostra, una maniaca ostentazione, quasi vitale, rimango dall’idea che non sia sufficiente avere fogli e penne per raccontarsi, per trasmettere riflessioni, se manca il senso del cuore. Grazie a Dio non mi ritengo un poeta, quindi critico feroce di me stesso, e credimi, non guasta!

 Il poeta oggi può essere confinato in una torre d'Avorio?

Dipende cosa intendi per torre d’Avorio. Isolato o protetto? Credo che il ruolo del Poeta sia semplicemente all’interno della società, dello stato d’animo di se stesso, della propria famiglia. Il Poeta non ha né confini mentali né turbe da riscoprire cercandole, amandole, denigrandole, sezionandole, ma la capacità emotiva di sapersi raccontare perché vittima inconsapevole di un destino che coinvolge anche chi non scrive, essere poeti non vuol dire scrittura ma arricchimento per le altrui “ossessioni”.


 L'eredità dei tuoi genitori in cosa consiste?

Quando stai per toccare continuamente il fondo e non sai come uscirne, ecco che improvvisamente sei davanti al bivio che non ti aspetti ma che attendevi perché legato emotivamente allo stesso inconscio di vita vissuta, intrapresa da sempre al sole di formativi valori. Altruismo, generosità, abnegazione, rispetto, disponibilità, senso di giustizia, e potrei continuare a tessere le lodi dei miei genitori, e se oggi sono fiero di quello che sono ringrazio babbo e mamma per questa loro eredità di sana onestà intellettuale.


L'incontro con le nuove generazioni cosa ti ha trasmesso?

Tutto e nulla, le nostre generazioni hanno saputo interpretare al meglio la vita, centellinando al meglio i consigli da parte dei nonni e genitori, plasmandoci nel futuro che poi avremmo attraversato. Per noi, almeno nel caso mio, la vita è stata particolarmente dura, dove nulla era concesso perché vestiti con abiti logori, da acquistare al mercato “dei sacrifici”. Il futuro rimarrà sempre dei giovani, di generazioni che costruiranno con arguzia e sagacia scelte per crescere migliorandosi, a patto che non dimentichino chi sono e l’umiltà per conoscere il mondo, dove nessuno nasce imparato, anzi, solo così se accetteranno il ruolo di comprimari, ma con lo spirito poi di essere dei numeri uno allora sì che il futuro sorriderà senza artifizi o vana gloria.

Si può scrivere poesia senza aver mai letto le opere di un poeta?

I miei genitori sono stati dei grandi poeti nonostante non abbiano mai scritto poesie, rivivendo poi quello che hanno vissuto. Aggiungo senza ombra di smentita che il poeta appartiene al ciclo della vita con le sofferenze e le privazioni che da sempre caratterizzano l’esistenza. I miei genitori hanno cresciuto con tanti sacrifici sei figli, conoscendo lutti, stenti, privazioni, prigionia in Germania del babbo, sofferenza, distacco dalle famiglie, ricordi che ancora mi toccano profondamente, quindi vogliamo parlare di cosa, di chi? I Poeti sono loro un perenne libro e “specchio” un patrimonio di cultura nata e vissuta nella realtà del dolore. Nessuno è poeta, ma già essere un profondo conoscitore della propria emotività è sicuramente un buon inizio, poi (sai che amo ironizzare):diffida delle imitazioni!
 Una poesia per i lettori?




Domani, sarò,

nelle libertà

di vestiti senza età,

a congiungere

spazi senza spazio,

riflettendo

sull’anemia dell’amore.



Mendicandone

esultanze senza capricci,

m’inginocchierò

sui ritornelli inventati,

aggiungendo parole

che conserveranno

nei giorni dedicati,

il profumo assetato

degli incensi.




  


Poeta contemporaneo, classe ’57, nasce a Sant’Angelo in Vado (Pesaro\Urbino). Penna fertile e dinamica ha pubblicato tutt’oggi ben 21 sillogi. “Un seme oltre oceano” e “6.0”  tradotti anche  in lingua spagnola, presentandoli sia in Argentina, che in Spagna, riscontrando notevole successo tra il pubblico e critica letteraria. Le sue poesie, sono presenti su circa 150 Antologie letterarie nazionali e internazionali, portali e riviste cartacee. Alcuni suoi libri inseriti sul sistema bibliotecario statunitense.




Ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali tra cui il Premio Internaz. “Meet the Artist” Ostia Antica - Premio internaz. “Arte, Cultura, Solidarietà” Pescasseroli Aquila - Accademia Internazionale la Sponda -  Finalista nazionale Maschera d’Argento Comiso Ragusa, e classificandosi sul podio e arrivando finalista o meritevole.  Ospite in radio nazionali ed estereArgentina, Spagna, Belgio, Italia.



“Testimonial” per l’anniversario della promulga delle “Regie Patenti” 2018 Chivasso (To)



Poeta e testimonial Regione Marche in terra Argentina, nel tour poetico del volume “Un Seme oltre oceano”, 2014 e del volume  “6.0” negli anni 2017 e 2018, sempre nel 2018, a Mar del Plata, Argentina, è stato insignito, da parte del “Concejo Deliberante del Partido de General Pueyrredon con il  titolo “ Visitante Notable”.


 http://www.gastonecappelloni.com/

 Report a cura di Claudia Piccinno 

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