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Preghiera (e… nello Scriptorium calcato da Dante 1-3 luglio 2016

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Preghiera (e …
Fonte Avellana 1-3 luglio 2016 

Cosa intendiamo per preghiera? Una parentesi aperta sul vuoto? Una richiesta di aiuto e attenzione? Un conoscere la parte più profonda di noi stessi? Del sé? L’espressione atavica della gioia o del dolore?  Può esserci una preghiera laica? Meglio preghiera solitaria o collettiva? Quanto possono essere “poetiche” le preghiere? Solo opere di taglio religioso possono esprimere una preghiera? Quali i rapporti fra preghiera e arte, musica, canto, danza, ecc.
Il tema può essere declinato con la massima libertà: una riflessione, un reading poetico, un racconto, una piccola performance teatrale e/o musicale, un’opera d’arte, un mini laboratorio… ci riuniremo nello Scriptorium  (v. foto) calcato da Dante. La kermesse, calorosamente ospitata dai monaci camaldolesi (in primis dal priore Gianni Giacomelli http://www.fonteavellana.it/) nello splendido monastero di Fonte Avellana, è aperta a tutti gli interessati credenti e non (anche come semplici uditori, che possono comunque intervenire nei vari dibattiti).
Si parte alle 15.00 di venerdì 1 luglio 2006 per finire alle 16.30 di domenica 3 luglio 2016. Il costo totale del soggiorno dalla cena di venerdì al pranzo di domenica è di € 110,00 (€ 90,00 a testa per chi sta camera doppia o a più letti e solo € 80,00 per chi ha meno di 35 anni). È possibile prolungare il soggiorno e pranzare già da venerdì (ogni pasto extra € 15,00) accordandosi direttamente con i monaci). Ricordarsi di portare lenzuola ed asciugamani. È richiesta la presenza per tutta la durata della kermesse: questo per creare un'atmosfera conviviale di attenzione ed ascolto, rispettare il silenzio e la vita liturgica e i momenti di preghiera dei monaci (ai quali chi vuole potrà partecipare) e staccare veramente, sia pur per pochi giorni dal rumore quotidiano. Si possono portare libri, cd e altro materiale per vendite/scambi informali e autogestiti o per donarli al monastero. Chi suona uno strumento è pregato di portarlo. Le prenotazioni (anche dei pasti e notti extra soggiorno) vanno fatte con sollecitudine allo 0721-730261 (meglio telefonare intorno alle 13.00 o alle 15.00 o dalle 20.00 alle 21.00) o via mail a foresteria@fonteavellana.it inviando contestualmente a info@faraeditore.it una breve e simpatica biografia di 5 righe, una foto e il titolo del proprio intervento. Le adesioni saranno accolte fino a esaurimento degli spazi disponibili
)

 Venerdì 1 luglio

15.00Saluto di padre Gianni Giacomelli e presentazione delle kermesse da parte del moderatore.



15.20 Fuoco della preghiera, fuoco di vita in vitaDaniele Gigli (Torino 1978) lavora come archivista documentalista, consulente di comunicazione e digital curator. Ha pubblicato i libri di poesia Fisiognomica (2003) e Presenze (2008), oltre ad alcune traduzioni da T.S. Eliot, tra cui Gli uomini svuotati (2010) e Mercoledì delle Ceneri (2014). Collabora con il quotidiano on-line Il Sussidiario e le riviste Studi cattolici e Biblioteca di via Senato. È recentemente uscita per Raffaelli la raccolta Fuoco unanime.



16.00 Poesia (e… noi)Marzia Biondi nasce a Forlì nel 1963, ivi residente. Educatrice professionale, mediatrice interculturale, nel 2011 pubblica la sua prima silloge poetica Ogni istante, presentata da Davide Rondoni ed edita dal Gruppo Albatros di Roma. La prefazione della prossima raccolta poetica Soffi di vita è a cura di Davide Rondoni. “Con lo stupore bambino ad ogni giorno porgo un sorriso, dico grazie e con giocosa curiosità apro la mia porta a…”


16.20 L’io, tra resistenza e resaPaolo Pistoletti (1964) lavora nella biblioteca comunale di Umbertide (PG). Terminati gli studi in Giurisprudenza e in Teologia ha continuato ad approfondire i contenuti di alcune correnti spirituali d’oriente e d’occidente, ampliando, allo stesso tempo, la sua ricerca poetica. In poesia ha pubblicato la silloge Legni, Ladolfi Editore, 2014 (premio Oreste Pelagatti 2015); nel corso degli ultimi anni suoi contributi, sulla poesia e la parola, sono stati pubblicati da Fara Editore
 


16.40 Chi canta prega due volteAngela Angiùliè nata in provincia di Bari nel '71, ma vive da molti anni a Bolzano con la famiglia. Coltiva da sempre in parallelo le sue due principali passioni: la formazione del gusto di vivere negli adolescenti marginali o “difficili” (a scuola o nel volontariato) e la scrittura creativa e poetica. Ama le parole, la Parola, i libri, le chiacchiere, le canzoni e tutto ciò che crea legame e solidarietà tra gli esseri umani. Scrivere è la sua maniera più intensa di stare al mondo. Di recente ha ricevuto diversi consensi (premio S. Sabino di poesia religiosa e premio Mario Luzi per la silloge allora inedita Storie di un tempo minore, Fara 2016). Alcuni suoi componimenti sono presenti nella raccolta di Autori Vari Le parole dell'anima ed. Appunti di Viaggio. È fra i vincitori del concorso Pubblica con noi 2016 con la silloge Per il tuo amore non tacerò.

17.00 I Supereroi pregano?Alex Celli è un riminese del 1979 ed insegna religione. Dopo un’infanzia dalla salute compromessa e un percorso scolastico che l’ha portato a conseguire il diploma magistrale, ha abbandonato l’università per lavorare prima in uno studio commerciale e frequentare poi l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” a Rimini. Con Fara ha pubblicato nel 2002 Chicken Breast, nel 2005 gli esilaranti racconti inseriti in Antologia Pubblica, nel 2006 La Compagnia S.E., secondo “capitolo” della trilogia di Chicken Breast, e nel 2009 l'ultimo: Il ritorno di Chicken Breast. È presente in diverse antologie fariane e nel volume di saggiIl valore dello scarto (Fara 2016).


17.20 Piccola preghiera mistica misericordiosaEnrica Paola Musioè nata a Santarcangelo di Romagna (dove vive), il 31 marzo 1966, quando a Firenze è arrivata l’alluvione e poi gli angeli del fango. Ama la natura (per 13 anni è stata volontaria di Legambiente Rimini). Le piace la letteratura, la tv, la antica cultura egizia. Con Fara ha pubblicato tre “best sellers”: Dediche sillabiche, Senza saperlo nemmeno, Case di angeli. È stata intervistata da Icaro Tv, nel programma Anima d’Autore. Ha provato a raggiungere con la sua bici da donna, il campionissimo Marco Pantani, è per questo che tutti ora la chiamano la “Pantanina”. Si considerarsi una poeta naif. Ha partecipato a molti concorsi poetici e letterari nazionali. Ha studiato scrittura poetica creativa all’Uniaperta di Rimini, con il bravissimo professore Stefano Benassi.


17.40 Inventari apocrifiGiuseppe Vetromile, napoletano, svolge la sua attività letteraria a Sant'Anastasia (NA), città in cui risiede dal 1980. Ha ricevuto riconoscimenti sia per la poesia che per la narrativa in importanti concorsi letterari nazionali. Numerosi i primi premi. Ha pubblicato una ventina di libri di poesie (il più recente è Congiunzioni e rimarginature, Scuderi 2015), e il libro di narrativa Il signor Attilio Cìndramo e altri perdenti (Kairos 2010). Ha curato diverse antologie. È fondatore e responsabile del Circolo Letterario Anastasiano e del Premio di Poesia Città di Sant’Anastasia. Fa parte di giurie in importanti concorsi letterari nazionali. È presente in rete con diversi blog letterari (Circolo Letterario Anastasiano, Transiti Poetici, Taccuino Anastasiano, Selezione di Concorsi Letterari, ecc.). Giuseppe Vetromile dedica gran parte del suo tempo alla poesia, sia nello studio, nella lettura e produzione di testi e raccolte poetiche, sia nel promuovere e organizzare eventi, incontri, reading e convegni sulla poesia contemporanea. Ha infatti organizzato diversi “Aperitivi poetici”, presentazioni ed eventi letterari, prodigandosi anche nella ricerca di nuovi “talenti” poetici.

18.00Dibattito e tempo libero
18.30 Vespri (per chi vuole)

19.30 Cena



 21.00L'ultima preghiera– Marco Bottoniè nato il 30 Settembre 1958. Laureato in Medicina da 33 anni e scrittore dilettante da 15 afferma di fare il medico a tempo perso, e di non avere più molto tempo da perdere, data l’età. Scrive, citati in rigido ordine alfabetico: aforismi, certificati, curricula, dialoghi, lettere agli editori, liste della spesa, poesie, racconti, ricevute, romanzi, ricette, testi teatrali: cfr. Con il titolo in coda (Fara 2011) libro vincitore del Premio Martucci 2012 sez. Teatro. Più di qualche Editore non ha saputo resistere alla tentazione di pubblicare i suoi scritti, così che, incredibilmente, sempre più numerosi diventano, nel tempo, i suoi lettori. Ha vinto numerosi premi (nel 2014 il concorso Insanamente con il racconto Tratto da una storia vera, medaglia del Presidente della Repubblica). Ha corso come tedoforo per il Viaggio della Fiamma Olimpica di Torino 2006 nel Comune di Mira (VE). È inserito in varie antologie fra cui Il tempo del padre (Fara 2015). È tra i vincitori del Pubblica con noi 2016 con la silloge Vite in viaggio.

21.20 Preghiera e… contemplatioMaria Luisa Gravina ha ideato diversi laboratori, incontri tematici tra poesia e arti diverse, mostre d’Arte. Tra gli altri, il ciclo di 6 incontri  “Ulisse sbarca a Genova” per i detenuti della Casa Circondariale di Marassi. Ha realizzato il video-poesia Non pestarmi le punte con cui ha partecipato a diverse proiezioni e manifestazioni tra le quali “La notte bianca” di Aversa (NA) e il cortometraggio Il Perdono, selezionato al Genova Film Festival. Ha pubblicato varie sillogi poetiche, lultima con De Ferrari Editore: Sono una internettiana, prefazione di Guido Zavanone. Sue poesie sono state pubblicate in riviste letterarie come «Il nuovo contrappunto» e «Satura». Fa parte delle Giurie di  importanti concorsi di poesia e organizza il Concorso di poesia Luigi Cardiano. Presidente e fondatrice dell’Associazione di promozione culturale Blufenice, Presidente della sezione genovese UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani). Con il movimento DiscaricArts realizza opere con materiale di recupero. Ha partecipato al Festival della Scienza di Genova con Vuoti a perdere.


21.40Il proiettile e il punto biancoFarhad Bitaninasce a Kabul il 20 settembre 1986, ultimo di sei figli. Suo padre è un generale che combatte per liberare l'Afghanistan dalla dominazione sovietica. Farhad ha servito come ufficiale nell'Esercito afghano durante la missione ISAF. Nel 2006 è ammesso all'Accademia militare di Modena; completato il biennio in Accademia si trasferisce a Torino per gli studi superiori presso la Scuola di applicazione e Istituto di studi militari dell'Esercito. Nel 2011, durante un periodo di licenza in Afghanistan, subisce un attentato da parte di un commando di Talebani. Sopravvissuto miracolosamente all'attacco, inizia una riflessione sulla propria vita: nel 2012 si è congedato per dedicarsi alla promozione della pace e del dialogo interreligioso e interculturale. Nel 2014 Guaraldi pubblica la sua autobiografia, L'ultimo lenzuolo bianco.Nel 2015 Arcipelago Edizioni pubblica Mosaikon. Voci e immagini per i diritti umani 2015 a cura di Alessandra Montesanto, che contiene un articolo di Farhad. Nel giugno del 2015 Il Giornale pubblica ISIS Segreto di Matteo Carnieletto e Andrea Indini, che contiene un'intervista a Farhad. Nell'ottobre del 2015 Guaraldi pubblica la traduzione inglese della sua autobiografia, The Last White Sheet.


22.20 Una lama di luceAdalgisa Zanottoè nata a Bassano del Grappa (VI), vive a Marostica (VI). Coniugata e madre di tre figli. Lavora presso un Ente Pubblico. Collabora con gruppi di scrittura creativa e laboratori di poesia. È attiva in associazioni impegnate nel volontariato sociale. La passione per la scrittura l’accompagna da sempre, scompagina la sua vita, accresce la sua libertà, allunga i passi del cuore. Crede che le esperienze di ogni persona sono romanzi mai scritti. Ha vinto la sez. Racconto del concorso Rapida.mente 2015 con pubblicazione premio nella omonima antologia.

22.40Dibattito e riposo


Sabato 2 luglio

8.00 Colazione


9.00 Pregare nel significante: hèvel– Andrea Ponso è nato a Noventa Vicentina nel 1975. Dopo studi letterari sta concludendo quelli teologico-liturgici. Si occupa di letteratura, teologia e traduzione dall'ebraico biblico e collabora come editor per alcune case editrici. Ha pubblicato testi di critica e poesia in varie riviste, mentre il suo libro di versi, I ferri del mestiere, è uscito per Lo Specchio Mondadori nel 2011. Una sua nuova versione del Cantico dei canticiè uscita recentemente. Con Fara ha pubblicato Letture bibliche e vari contributi per antologie.





9.40 Preghiere per la Beata Teresa ManganielloAntonietta Gnerre, nata ad Avellino nel 1970, è poeta, criticoletterario, saggista e giornalista. Laureata in Scienze Religiose sioccupa come studiosa della poesia religiosa del ‘900. Collabora con laCattedra di Diritto e Letteratura del Prof. Felice Casucci, Universitàdel Sannio (BN) e con l’Università Irpina del Tempo Libero diAvellino. Ha pubblicato le sillogi poetiche: Il Silenzio della Luna(Menna1994), Anime di Foglie (Delta3 1996), Fiori di VetroRestauri di solitudine (Fara, 2007), Preghiere di una Poetessa (Lo spirito della poesia, Fara 2008); PigmenTi (Edizioni L’Arca Felice2010). I ricordi dovuti (Le Gemme, Edizione Progetto Cultura, 2015). ISaggi: Meditazione poetica e Teologica in Mario Luzi (Delta3 2008), Cristina Campo – Il viaggio silenzioso e spirituale, Il silenzio deldiritto, saggi di Diritto e Letteratura, a cura di Felice Casucci(ESI, Napoli, 2013). È Presidente del PREMIO Internazionale PRATA, lacultura nella Basilica. Collabora con “Il Quotidiano del Sud” e suriviste di cultura poetica, cartacee e on line.

10.00L'immaginazione e l'immagine nella preghiera ignaziana Jean-Paul Hernandez SJè nato in Svizzera nell'aprile del 1968. In una famiglia di immigrati spagnoli. Dai suoi genitori ha ricevuto una fiducia sconfinata, una fede sobria – quasi implicita – centrata sulla persona di Gesù, una sana distanza dalle sagrestie. Nonché un’affermazione “combattiva” dell’orgoglio mediterraneo. La sua infanzia è il ricordo di molte città diverse dove i suoi si spostano per lavoro, per nostalgia o per gusto. E l’impressione di essere ovunque fondamentalmente “di altrove”. La libertà della strada. Il fascino di “colui che passa”. Due gesuiti, amici di studio di suo padre, abitano la sua mitologia infantile. Del primo lo colpisce la sua capacità di parlare di tutto ciò che non è “chiesa”. Risata franca. Pagliaccio. Il se condo è coltissimo, ma esageratamente modesto. A 8 anni una conoscente battista gli regala Le belle storie della Bibbia. Gli piacque molto. L’adolescenza sono lotte ideologiche, sogni di grandezza (nel campo del giornalismo), e distanza rispetto a una Chiesa ufficiale “smorta e annacquata”. Non fa la cresima. Un amico calvinista gli presta una biografia di Francesco: voglio una vita come questa! Al liceo fa parte di un gruppo pentecostale ma gli interessano i gesuiti perché i professori ne parlano così male! Molti dei suoi amici non credono; vorrebbe dare la vita per la loro fede. Ma non sa parlare. Si vergogna. Allora la sua vita stessa deve parlare.


10.40 La poesia è una preghiera d'amoreRita Pacilioè nata a Benevento nel 1963, si occupa di poesia, di critica letteraria, di metateatro, di letteratura per l’infanzia e di vocal jazz. Ha vintoil Primo Premio Poesia Edita della XXVII edizione del Premio Laurentum con l’opera Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice 2012). Sue recenti pubblicazioni: Quel grido raggrumato (La Vita Felice 2014, I Premio Poesia Edita Tra Secchia e Panaro 2014 e I Premio Poesia Edita Città di Mesagne XII ed. con cui conclude il discorso sulla denuncia dei corpi emarginati e violati, iniziato con il libro in prosa poetica Non camminare scalzo (Edilet Edilazio Letteraria 2011) vincitore del I Premio sezione Narrativa Edita Premio Terzo Millennio 2012; Il suono per obbedienzaè il suo lavoro poetico sul jazz (Marco Saya Edizioni 2015); La principessa con i baffiè il titolo della nuova fiaba edita da Scuderi nel 2015.


11.00 Salmi laiciOttavio Rossani (Sellia Marina, 1944), vive a Milano, dove si è laureato In Scienze Politiche e sociali all’Università Cattolica. Poeta, scrittore, pittore e regista teatrale. Come giornalista – 40 anni al Corriere della Sera – ha viaggiato in diversi continenti; ha incontrato potenti e umili negli ambiti della cultura, della politica, della cronaca. Ha scritto saggi storico/letterari e racconti. Tra gli altri: Stato società e briganti nel Risorgimento italiano (2002, tre edizioni); Leonardo Sciascia (1990); Servitore vostro humilissimo et devotissimo (1995). Sei libri di poesia: Le deformazioni (1976), Falsi confini (1989), Teatrino delle scomparse (1992), Il fulmine nel tuo giardino (1994), L’ignota battaglia (2005) e Riti di seduzione (2013). Molte le plaquette di poesie, corredate da suoi disegni. I suoi quadri sono in collezioni private, in Italia e all’estero. Una sua pièce, Se mi vengono i brividi,è stata rappresentata a Buenos Aires, con la sua regia. È inserito in diverse antologie nate dalle kermesse fariane.

11.30 Dibattito e tempo libero 

12.30 Pranzo e tempo libero
 

15.00 Tre dialoghi e una favolaSubhaga Gaetano Failla (foto Mimmo Platania) è nato a Scalea (CS). Vive in Toscana. Ha pubblicato saggistica sociologica. Libri di racconti: Logorare i sandali(2002), Il coltello e il pane (2003), La signora Irma e le nuvole (Fara 2007). È  presente in numerose riviste e altre pubblicazioni, in trasmissioni di Rai Radio 1 e Rai Radio 3 e nelle antologie di diversi editori tra i quali Delos Books e Fara Editore. Con Fara è presente anche, con suoi racconti, come vincitore di concorsi, in 3x2 (2006) e Siamo tutti un po’ matti (2014). Sue poesie nelle antologie in lingua inglese, tradotte in francese e tedesco, Zen poems (2002) e Haiku for lovers (2003). Ha collaborato con Orizzonti, Hazy moon (rivista inglese) e il blog Letteratitudine. Collabora con La Masnada e il blog narrabilando di Fara. Il racconto in inglese Tears of Joy, sulla “notte di fuoco” di Pascal, è inserito nel volume, a cura di M. Bazzano e J. Webb, Therapy and the Counter-tradition. The Edge of Philosophy (Routledge 2016). Un articolo su Pasolini sarà pubblicato sulla rivista inglese Self & Society.Talvolta vorrebbe scrivere con una penna d’oca, ma il disaccordo starnazzante dei pennuti (e qualche beccata) non glielo permette.


15.20 Il corpo del silenzioLucianna Argentinoè nata a Roma nel 1962. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Gli argini del tempo (Totem 1991), Biografia a margine (Fermenti 1994) con la prefazione di Dario Bellezza e disegni di Francesco Paolo Delle Noci; Mutamento (Fermenti 1999) con la prefazione di Mariella Bettarini; Verso Penuel (Edizioni dell’Oleandro 2003), con la prefazione di Dante Maffia; Diario inverso (Manni 2006), con la prefazione di Marco Guzzi; L'ospite indocile (Passigli 2012) con una nota di Anna Maria Farabbi; Le stanze inquiete (La Vita Felice 2016). Nel 2009 ha pubblicato la plaquette Favola (Lietocolle), con acquerelli di Marco Sebastiani. Ha realizzato due e-book, uno nel 2008 con Pagina-Zero tratto dalla raccolta inedita Le stanze inquiete e nel 2011 Nomi con il blog Le vie poetiche. Il suo lavoro inedito La vita in dissolvenza (quattro poemetti-monologhi) è stato musicato dal chitarrista Stefano Oliva e, dal marzo 2011, presentato in vari teatri e associazioni culturali. Dal 2014 collabora con l'Ensemble Acquelibere con lo spettacolo Almanacco indocile.



15.40 Preghiera e ascolto nel silenzio del parcoSilvano Gallon, nato a Frosinone nel 1946, vive in Ciociaria dopo aver lavorato per 35 anni con il Ministero degli Affari Esteri di Roma. Fondatore e Presidente dell’Associazione Culturale Akkad per gli scambi culturali tra l’Italia e la Macedonia ed i paesi balcanici, e dell’Incontro Poetico d’Europa (con il premio “Il vento della Pace”), ha organizzato numerosi meeting internazionali e, tra essi, il gemellaggio culturale tra i comuni di Cervara di Roma e Struga (Rep. Macedonia). Ha pubblicato saggi storici, soprattutto sull’emigrazione italiana, e come poetaè stato invitato per tre volte al Festival Internazionale di Struga (2006, 2008, 2011: Macedonia), al Festival Internazionale di Parigi (2010: Francia), al Literary Panel Sicevo (2007: Serbia) ed a Nis (Serbia). 



16.00 Le parole nella preghiera Annalisa Ciampaliniè nata a Firenze, 15 giugno 1968. Laureata in Matematica presso l’Università degli studi di Pisa, insegna tale materia in un Istituto Tecnico di Empoli. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta di poesie L’istante Si Dilata (Ibiskos Editrice Risolo). Nel 2014 pubblica con Giuliano Ladolfi la raccolta di poesie L’assenza. Un suo saggio sul lavoro formativo ed educativo dell'insegnante è inserito ne Il valore dello scarto (Fara 2016).



16.20 Preghiera: compagna di viaggioVincenzo D’Alessioè nato a Solofra nel 1950. Laureato in Lettere all’Università di Salerno è stato l’ideatore del Premio Città di Solofra, nonché il fondatore del Gruppo Culturale “Francesco Guarini” e dell’omonima casa editrice. Poeta e critico lettarario (numerose le sue recensioni nel blog farapoesia), ha pubblicato diversi saggi di archeologia, di storia e diverse raccolte poetiche, la più recente è La valigia del meridionale ed altri viaggi (Fara 2012). Nel 2014 vince con Il passo verde la pubblicazione in Opere scelte (Fara). La tristezza del tempoè inserita in Emozioni in marcia (Fara 2015). Con Alfabeto per sordiè tra i vincitori del concorso Rapida.mente ed è stato inserito nell'omonima antologia.

16.50
Breve dibattito


17.00 Parola, parole, silenzio– Fabrizio Zaccarini, nato a Bologna nel 1966,  vi ha conseguito, nel 1991, la laurea in Lettere moderne con una tesi su L’educazione linguistica in don Milani discussa con il prof. Verter Romani. A trent’anni, entra tra i frati Cappuccini dell’Emilia Romagna. Compie il corso istituzionale di studi teologici presso lo studio «Sant’Antonio» di Bologna discutendo con il biblista Giuseppe De Carlo la tesi di baccalaureato Agostino Venanzio Reali. Un lettore della Parola tra esegesi e poesia. Il 22 ottobre del 2005 ha ricevuto l’ordinazione presbiterale a Cesena. Impegnato fino al 2010 nella pastorale giovanile nella parrocchia del Santissimo Crocifisso di Faenza, è stato poi trasferito a Santa Margherita Ligure e recentemente a Lendinara (RO), come vicemaestro dei postulanti cappuccini del nord-Italia. Collabora con Messaggero Cappuccino, bimestrale dei frati cappuccini dell’Emilia Romagna. Ha recentemente vinto il Concorso Pubblica con noi 2016.


17.30  La provaGiuseppe Carracchiaè nato nel 1988 ed è cresciuto a Palazolo Acreide. Ha studiato a Bologna, a Catania, dove si è laureato in Lettere Moderne con una tesi in Antropologia Culturale, e a Torino, dove ha conseguito la laurea magistrale in Filologia Italiana. Tra i libri di poesia editi: Il verbo infinito (Prova d’autore 2010) e La virtù del chiodo (L’arca Felice, 2011). L’ultimo, Prova del nove, è uscito per Giuliano Ladolfi Editore. Suoi testi sono inseriti nell’antologica Generazione entrante. Poeti nati negli Anni Ottanta (Ladolfi 2011) e in Post ‘900. Lirici e Narrativi (Ladolfi 2015), e hanno ottenuto alcuni riconoscimenti (tra cui il premio Lerici Pea giovani 2011).

18.10La preghiera del difensore da Cicerone a Gregorio di Nissa Claudio Fraticelliè avvocato cassazionista del Foro di Macerata e Magistrato Onorario alla Corte di Appello di Perugia. Alla professione forense coniuga la passione per lo studio della Sacra Scrittura nella lingua ebraica e per le nuove tecnologie informatiche. Gli incontri avellaniti organizzati da Alessandro Ramberti sono divenuti una preziosa occasione per confrontarsi con temi incontrati nelle sue letture, per lo più di carattere filosofico e sulla c.d. “teologia politica”. Ha proposto: “La giustizia dello stato: salvezza o inferenza da cui salvarsi?” in Salvezza e impegno (Fara 2010); “La scrittura dei diritti fondamentali e l’ingiuria del tempo. Nuove tavole della legge… Per quale popolo?” ne Il valore del tempo nella scrittura (Fara 2011); “Quale diritto ai tempi delle tecnologie informatiche? Riflessioni su genesi e conseguenze di un’astrazione: in bilico tra agonia e morte dello Stato e fallimento delle regole del mercato” in Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole informatiche (Fara 2012); “Il Diritto: dalla paura alla felicità” in Scrittura felice (Fara 2013); “Osservazioni sul linguaggio giuridico attuale: dentro un groviglio solipsistico” in Dove sta andando il mio italiano? (Fara 2014), “Alla ricerca di un ethos: tra il padre e il gender nella declinazione giuridica” ne Il tempo del padre (Fara 2015). Il suo saggio “La tecnica del dritto tra valore e scarto” e inserito ne Il valore dello scarto (Fara 2016).

18.40 Dibattio e tempo libero19.30 Cena


21.00Se di preci o di vittime neglette Il Dio n’incolpa. Occasioni di preghiera nella letteratura italiana contemporanea.AlbertoTrentin nasce nel 1979 a Treviso, dove tuttora risiede e lavora. È sposato. Ha studiato filosofia (a Venezia e Firenze, laureandosi ed addottorandosi su Giordano Bruno) e pedagogia a Firenze; studia psicologia e oltre a dedicarsi alla poesia scrive saltuariamente di letteratura. Ha recentemente vinto il concorso Rapida.mente con inserimento nell'omonima antologia (Fara 2016) e il Pubblica con noi 2016.


21.20Il mio lavoro e la preghieraGiuseppe Bucco è nato a Marostica (VI) è là vive con la sua famiglia, grato alle colline, ai ciliegi e agli ulivi. Dice di essere un artigiano, mentre in tanti lo definiscono un designer. Ha avuto prova di aver il dono della creatività e di fatto si ritiene fortunato perché gli piace il suo lavoro e mai lo cambierebbe. Ama creare opere dalle inconfondibili linee pulite, che possano comunicare emozioni e passione per la vita, armonia e libertà. Libertà anche nel limite.


21.40 Poesia orante in Mario LuziCaterina Trombettiè nata e vissuta a Firenze, dove si è laureata in Pedagogia conseguendo poi il diploma postlaurea in Traduzione letteraria. Cresciuta in un ambiente pieno di movimento e di gente (i genitori avevano una pensione in centro), fin da piccola è entrata in contatto con persone provenienti da tutte le parti del mondo. Esperienza molto stimolante che ha influito sulla sua curiosità e voglia di conoscere, preparandola ad affrontare il nuovo e il cambiamento. Ha sempre sentito la poesia “dentro” ed ha fatto la prima esperienza di scrittura all’età di otto anni. È stata la mia prima “emozione poetica”, che è poi cresciuta fino a divenutare una esigenza profonda. Ama molto la natura, dalla quale sente di trarre tanta energia: le piace la campagna e ama i fondali marini che ho potuto vedere nelle sue immersioni. Ha fatto parte di un coro, e questo le ha permesso di apprezzare la bellezza e la magia delle tante voci che si fondono in una sola armonia. Web: www.facebook.com/caterina.trombetti


22.00 Riflessioni in A21 con il Pellegrino russo Roberto Battestiniènato a Pescara nel 1966, è sposato e ha otto figli. Si dedica dal 1994 al fumetto come autore, curatore di mostre e sceneggiatore. Laureato in lingue, docente e poliglotta, traduce testi specialistici e fumetti dal 1986. Partecipa a mostre in Italia e all’estero. Vincitore del premio Fumo di China nuovo autore nel 1999 e a Forte dei Marmi nel 1996, 1° premio Arena! di Bologna nel 2007, 1° premio SatirOffida 2008, 1° premio Fede a Strisce a Rimini nel 2009 e nel 2010. Nel 2009 Bottero pubblica la sua autobiografia a fumetti: Fratelli. Per la Ave di Roma realizza la collana “Salmetti a fumetti” e “Versetti a fumetti” e ha pubblicato nel 2011 Francesco l’amico di Dio e Beato Karol, vita parole e sorrisi di Giovanni Paolo II. Dal 2007 realizza il progetto Catecomics con le Edizioni Dehoniane di Bologna, ultimi volumi: Genesi. E la luce fu!, Apocalisse, I profeti, Salmi, Atti degli Apostoli. È inserito in Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole informatiche (Fara 2012). Ha esposto suoi quadri nella personale In itinere. Opere 2007-2012 a Pescara. Nel 2016 uscirà il romanzo a fumetti Acarosangue (di cui un assaggio ne Il luogo della parola, Fara 2015). Web: www.battestini.it
22.40 Dibattito e riposo

Domenica 3 luglio


9.00 “Sentire e gustare interiormente. Il metodo dei Gesuiti per ordinare la vita nel tempo attualeGiacomo Ruggeri (1969) è stato ordinato sacerdote diocesano nel 1994 a Fano, dove ha svolto a lungo il ministero di parroco, occupandosi anche di comunicazione. Da alcuni anni è impegnato nell’approfondimento di tematiche formative in ambito pastorale (per laici, sacerdoti, religiose), con particolare attenzione alla pedagogia degli Esercizi spirituali secondo il metodo di sant’Ignazio di Loyola. È fra i vincitori del Concorso Pubblica con noi 2016 con Centro Astalli.


9.30 Lectio in versi Anna Maria Tamburini (in piedi nella foto scattata durante la presentazione dell'antologia I poeti e la crisi a cura di Giovanni Dino), riminese, si è laureata in Letteratura Italiana con il prof. Ezio Raimondi presso l'Università di Bologna. Ha portato all'attenzione della critica l'opera di Agostino Venanzio Reali promuovendo incontri e convegni di studio, dei quali ha curato gli Atti: Dipingere la parola (Padova 2006) e Per analogia(Roma 2012). Ha dedicato saggi a M. Guidacci, C. Campo, E. Dickinson, T.S. Eliot, alcuni dei quali confluiti nel volume Per amore e conoscenza (Caltanissetta 2012). Scrive articoli e recensioni. Nell’ambito della poesia ha pubblicato i libri Colibrì (Fara 2010) e A mio padre (Helicon Edizioni 2014).


9.50 L'energia spirituale– Padre Gianni Giacomelliè monaco benedettino camaldolese nel monastero di Fonte Avellana (PU) dal settembre del 2003. Dall’ottobre del 2011 è priore nello stesso monastero alle pendici del Catria (www.fonteavellana.it). Ha effettuato studi classici e frequentato la facoltà di Giurisprudenza. Ha operato in una comunità per disabili. Dopo l’ingresso in monastero ha conseguito il master in Teologia cattolica a Strasburgo (Francia) con un memoire sul fenomenologo francese Michel Henry, Per una soteriologia immanente. Appassionato di filosofia e di opera lirica, teatro, poesia e psicanalisi tiene corsi e seminari e ha partecipato a varie kermesse fariane (suoi saggi nei volumi: Chi scrive ha fede?, Scrittura felice e Il tempo del padre).



10.30Poesie – Nato nel 1972 a Rimini, Stefano Bianchi ha pubblicato le raccolta La bottiglia (Edizioni Pendragon, 2005), Le mie scarpe son sporche di sabbia anche d'inverno e Sputami a mare – Le voci (Fara Editore, 2007 e 2010), quest'ultima segnalata al Premio internazionale Città di Marineo 2011. Ha presentato le sue poesie in vari contesti pubblici, tra cui la radio e la televisione. Alcune poesie sono in rete sul blog farapoesia e sul sito della Fara Editore. Altre sono presenti nelle antologie Il desiderio, Sogno, Il Ricordo, Nella notte di Natale – Racconti e poesie sotto l’albero edite da Perrone Editore, Roma, tra il 2007 e il 2009, e nella raccolta Poeti romagnoli d’oggi e Federico Fellini, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», 2009.
10.50 Tempo libero11.00 Santa Messa (per chi vuole)
12.30 Pranzo 


14.30 Pregare e scrivere poesia: il nesso della lode tra riconoscere la natura e volere il beneGabriele Viaè nato a Bologna nel 1968. La sua poetica si sovrappone, si intreccia e si scontra con una ricerca spirituale, personale, più antica e profonda. Essere è per lui essere in ricerca. La dimensione monastica e la preghiera sono punti di meditazione importanti per la sua esperienza di cercatore. Suoi versi sono apparsi in varie riviste on line (bibliomanie, Bombacarta, lirici greci, e altre). La sua produzione letteraria edita è ancora esigua: una raccolta non venale nel 2006, una colletta di poesie haiku entro un’agenda nel 2008, un poemetto dedicato al pellegrinaggio presso la Basilica di Santo Stefano a Bologna. Altre varie forme di poesia di occasione e un romanzo. A Bologna svolge un’attività di animazione culturale con l’associazione ABC. Studia teologia, ha insegnato religione nelle scuole medie e medie superiori.

14.50Preghiera e impegno – David Aguzziè nato a Rimini. Vive a Riccione. È laureato in Sociologia e in Scienze della comunicazione. Socio di Teatro Aenigma (Urbino), ha cofondato la rivista Teatri delle diversità e le Edizioni Nuove Catarsi. È membro dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, responsabile del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, scrittore, saggista, più o meno poeta, drammaturgo e operatore teatrale. Tra le pubblicazioni:Il Dono di Davide, … e cuchèl / il Gabbiano, Per uscire dall’invisibile. Ha realizzato il corto Cambiamo discorso? È inserito in Scrittura Felice (Fara 2013), Ascolto per scrivere (Fara 2014), Il luogo della parola, Il tempo del padre (Fara 2015) e altre antologie. 1° classificato al Concorso Viaggi di Versi, Ed. Pagine, con la poesia Oggi. Ha messo in scena Mi fido di te e Il treno dei desideri recitati da giovani e adulti con patologie psichiche e disagio sociale.



15.10Manuale di rottaAlessandro Rambertiè sempre stato affascinato dai sentieri di montagna, dalle parole, dalle lingue, dalla Bibbia… ama mettere in relazione e comunicazione anime, volti e persone. Dopo avere pubblicato le raccolte poetiche In cerca (2004) e Pietrisco (2007), nel 2012 esce con Sotto il sole (sopra il cielo) e nel 2015 con Orme intangibili. Ha vinto alcuni premi ed è presente in varie antologie (l'ultima, I poeti e la crisi a cura di Giovanni Dino).
 
15.30 Gran dibattito finale, saluti e partenze

Arcaiche emozioni e raffinati sentimenti nella poesia di Griselda Doka

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Griselda Doka: Solo brevi domande esiliate, Fara 2015
recensione di Emilia Blaiotta 

http://www.faraeditore.it/html/filoversi/Griselda.html
 
 

Questa opera poetica di Griselda Doka si colloca autorevolmente all’interno di un filone che si va affermando sempre più nel nostro panorama letterario, tanto da aver assunto anche la specifica denominazione di ‘Letteratura migrante’. Dopo lo smarrimento dovuto al forzato abbandono della terra d’origine, per i più vari motivi, questi intellettuali avvertono un prepotente bisogno di raccontarsi, di trasferire sulla carta il loro vissuto, quasi per oggettivarlo, oltre che per farlo conoscere nel nuovo ambiente in cui si trovano a vivere. Sono persone, per lo più donne, in apparenza fragili ma con temperamenti robusti e volitivi, che coltivano aspirazioni notevoli e che generano, in chi sa ascoltarle, sentimenti di empatia e tenerezza; e queste caratteristiche ben si addicono anche a Griselda Doka.
Le liriche di questa giovane poetessa si offrono al lettore con molti spunti interessanti e accattivanti.
Intanto, il titolo della silloge contiene la parola ‘esilio’, un termine che evoca, già di suo, estraniamento, strappo, distacco dalle proprie radici. In tutta la raccolta aleggia questa intima sofferenza, ed anche parole che dovrebbero avere di per sé una connotazione lieta e positiva sfumano e si caricano di significati tristi: “maldestra esultanza”; “dignità venduta”; “straniero amore mio”; “ nostalgia del poco”…
Ciascuna delle 32 liriche, in versi liberi, riceve il titolo dal primo verso, che è perfettamente in sintonia con il contenuto espresso nel prosieguo, direi una sua efficace sintesi.
È quasi completamente assente la punteggiatura, e questo produce un duplice risultato: consente di cogliere d’un sol fiato l’emozione da cui è scaturita l’ispirazione poetica, ma induce anche ad una rilettura, questa volta con le pause che ne scandiscono il ritmo. Si verifica così nel lettore un empatico passaggio dalle arcaiche emozioni ai raffinati sentimenti dell’autrice.
A fronte del testo in lingua albanese, vi è la versione in italiano che, pur nel rispetto dell’originaria ispirazione nella lingua-madre, si offre come una vera e propria riscrittura, altrettanto felice, ben riuscita e ricca di pathos.
In chi poi rintraccia in queste liriche anche il fascino dell’affinità linguistica e delle comuni radici tra l’albanese d’oggi e l’arbëresh dell’Arberia – una lingua che, pur sradicata dal suo humus originario, si è mantenuta miracolosamente viva per più di cinque secoli – l’interesse ed il trasporto si arricchiscono di un ulteriore elemento di simpatia affettiva.
Auguro con sincero affetto a Griselda che questa sua prima produzione poetica, oltre a costituire un felice esordio nel mondo letterario, abbia anche una funzione catartica nei confronti delle sue emozioni, così “aspre, selvagge, amare”, che la porti a sciogliere “questo grumo di sangue – dell’amaro spinaio”, e che lei si lasci poeticamente lusingare dal mondo “che respira l’arcobaleno”. Auguri!

Castrovillari, 21 marzo 2016

Come farfalle diventermo immensità: premiazione a Forlì il 25 aprile 2016

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http://www.comune.forli.fc.it/servizi/notizie/notizie_homepage.aspx

Siamo lieti di comunicare i risultati del concorso Come farfalle 3. La mia sfida al male. Complimenti ai vincitori e grazie di cuore a tutti i partecipanti e ai giurati www.faraeditore.it/giurati/farfalle2016.html 
La cerimonia di premiazione aperta a tutti avrà luogo al Parco urbano di Forlì per la Festa del 25 aprile (cade di lunedì) www.parcourbanoforli.it/Mappa-5.html
a partire dalle 15.30 con la premiazione dei primi classificati da parte del Sindaco. Ci trasferiremo poi subito nella adiacente Collina dei conigli (n. 15 nella mappa) per continuare la festa con reading degli autori che lo desiderano, musica e spettacolo a cura della Minima Parte e termineremo il pomeriggio con una merenda.  Sarà disponibile in anteprima e a prezzo scontato l'Antologia La mia sfida al male (copertina illustrata da Alessandra Placucci, v. sopra, e testo con le opere di tutti gli autori vincitori, selezionati e segnalati, v. classifica qui sotto). Per chi ama l'arte ricordiamo che ai Musei San Domenico di Forlì è in corso la Mostra su Piero della Francesca.





Opere votate e segnalate dai giurati della terza edizione del Concorso Come farfalle diventermo immensità ideato da Guido Passini per ricordare Katia Zattoni (entrambi appassionati poeti e operatori culturali attivamente impegnanti per il bene comune e per gli ultimi, prematuramente scomparsi a causa della fibrosi cistica). In giuria: Cristina Lega (presidente), Enrico Medri, Federica Fantini, Filippo Amadei, Gaetano Foggetti, Jennifer Ruffilli, Stefania Zanetti, Thomas Casadei, Vincenzo Capodiferro (all’interno del libro i loro giudizi). Ecco la classifica:

Racconti vincitori


1. ex aequo La Biblioteca dei sognidi Ilaria Ceccaroni (Cesena)

«Racconto significativo, ove non manca una cornice storica e sfumature arcane di simbolismo alchimistico. Accanto a un registro tipicamente fantastico, è facile il riscontro di ingorghi sentimentali. La ricerca di un linguaggio di un’immediatezza persino attraente si alterna spesso ad esiti stilistici decisamente lirici. È la tipica ambivalenza del mondo mimico del “fanciullesco”, riscontrabile, in primis nella coppia simbolica “Malatesta”-“Buonatesta”. È questa la coppia di colonne portanti sul cui arco si poggia tutta l’impalcatura narrativa. E dietro traspare il messaggio profondo: il richiamo alla sapienza vera.» (Vincenzo Capodiferro)
«Una favola come quelle di una volta, ma senza cattive matrigne o lupi affamati. Delicatamente ti conduce in un luogo reale ma avvolto nel mistero, ti porta nel racconto dentro al racconto. Una favola dolce e pulita con quella limpidezza degna di un racconto adatto ai bambini.» (Cristina Lega)


“Sono Ilaria, ho 11 anni e frequento la prima media a Cesena dove sono nata e vivo. Adoro leggere e disegnare. Questo racconto è nato un po’ per gioco, ambientato nella Biblioteca Malatestiana di Cesena, perché è un luogo che frequento spesso.”




1. ex aequo Neve di Francesco Filia (Napoli

«Un racconto che cattura e trasporta.» (Jennifer Ruffilli)
«Il periodare pulito e conciso dell’autore rende visivo, quasi tangibile, il paesaggio e l’esperienza narrata. Efficace l’uso di un cromatismo a contrasto: nero/bianco/rosso.» (Thomas Casadei)
 

Francesco Filia vive, insegna e scrive a Napoli, dov’è nato nel 1973. Si interessa prevalentemente di filosofia, poesia e critica letteraria. Sue poesie e note critiche sono presenti in numerose riviste e antologie. Ha pubblicato i poemi in frammenti Il margine di una città (Il Laboratorio 2008) e La neve (Fara 2012, rist. 2013), vincitore del concorso nazionale per inediti “Faraexcelsior” 2012, del concorso nazionale editi Civetta di Minerva 2013 e finalista del premo nazionale di poesia Ponte di Legno 2013. È redattore di Poetarumsilva – poetarumsilva.com/francesco-filia/.



2. L’aria porta notizie  di Angela Angiùli.

«C’è un senso di divinità e anche di laicità in questo racconto. Viene in mente il Siddhartha con la sua illuminazione, ma anche San Francesco con la sua misericordia e la sua semplice povertà. Nonostante tutto, l’amore e il bene infine danno all’uomo la ragione  e lo scopo, per vivere appieno la sua vita. Non c’è maledizione o fatalità neppure nella malattia e nella sofferenza… va tutto bene…» (Enrico Medri)

Angela Angiùliè nata in provincia di Bari nel '71, ma vive da molti anni a Bolzano con la famiglia. Coltiva da sempre in parallelo le sue due principali passioni: la formazione del gusto di vivere negli adolescenti marginali o “difficili” (a scuola o nel volontariato) e la scrittura creativa e poetica. Ama le parole, la Parola, i libri, le chiacchiere, le canzoni e tutto ciò che crea legame e solidarietà tra gli esseri umani. Scrivere è la sua maniera più intensa di stare al mondo. Di recente ha ricevuto diversi consensi (premio S. Sabino di poesia religiosa e premio Mario Luzi per la silloge allora inedita Storie di un tempo minore, Fara 2016). Alcuni suoi componimenti sono presenti nella raccolta di Autori Vari Le parole dell'anima ed. Appunti di Viaggio. È fra i vincitori del concorso Pubblica con noi 2016 con la silloge Per il tuo amore non tacerò.
  
Racconti selezionati 

Il folletto filosofo (Nicoletta Mari, Montoro, AV)
Smetto quando voglio (Paolo Calabrò, Sant'Antimo, NA)
La fessura (Adalgisa Zanotto, Marostica, VI)
A forma di mezzaluna  (Mariangela De Togni, Piacenza)
È male o effetti collaterali? (Marta Rago, Montoro, AV)
Fragili Fiori (Nadia Levato, Roma)
Indicazioni agli attori (Massimo Sannelli, Genova)
La mappa e l'uomo (Farhad Bitani, Torino).

Racconti segnalati 


Una corsa lungo il fiume (Subhaga Gaetano Failla, Follonica, GR)
L'incontro (Teresa Armenti, Castelsaraceno, PZ)
Dove vai, Samir? (Enzo Rega, Palma Campania, NA)
 

Poesie vincitrici





 1. Elegia del silenzio di Valentina Meloni (Castiglione del Lago, PG)

«È veramente profonda questa Elegia del silenzio. Con toni solenni, che quasi riecheggiano i poeti-profeti, come Rumi e Gibran; l’autore carpisce il senso autentico della vita: … ed è poesia anche la morte / che lo vogliate o no – quando / un poeta muore perisce insieme a lui / il cuore di ogni uomo.È quell’heideggeriano grido, che risuona come vox clamantis in deserto: “Zum-Tode-sein”! Si avverte sibilante tra gli sparsi versi sciolti la forte riscossa degli intellettuali: il poeta vate, guida del popolo, tramontato con l’ultimo eroe: Gabriele D’Annunzio! E poi risuona un’aurea di misticismo incomparabile, tanto che pare riassaggiare quel “silenzio felice” di Angelus Silesius. Il talento dell’autore si nota anche nella successiva Anima Mundi, che ricorda l’anima copula mundi di Marsilio Ficino (Theol. Plat., III,2).» (Vincenzo Capodiferro)
«Un poetare delicato che affronta temi che riguardano tutti, come il viaggio dell’anima Anima mundi ti conduce in percorsi sconosciuti che alla fine ti ricongiungono con l’universo. Molto toccante anche Haiku (del risveglio).» (Cristina Lega)
 

Valentina Meloni ama scrivere poesie e racconti, ha il pallino degli alberi. È mamma e, nel tempo libero, infaticabile lettrice. Redattrice editoriale per la rubrica interviste su Euterpe, rivista di letteratura, scrive anche su L’area di Broca, Diwali-rivista contaminata e altre riviste. Cura da molti anni un blog di poesie ed eco-poesie sulla natura e sugli alberi – poesiesullalbero.blogspot.it . Ha pubblicato la raccolta di haiku Nei giardini di Suzhou (FusibiliaLibri) e una raccolta di poesie da lei stessa illustrate Le regole del controdolore (Temperino Rosso Edizioni, in uscita).  

2. ex aequo Non tu di Angela Caccia (Cutro, KR)

«Per la ricerca curata della parola e le dense figure retoriche che portano con forza a galla in modo originale il tema dell’amore nelle sue diverse fasi.» (Filippo Amadei)
«Una poesia profonda che tocca dolcemente i sentimenti.» (Cristina Lega)


Angela Caccia, funzionaria in un ente pubblico, matura la giusta dose di frustrazione che si sublima poi in qualche squarcio di creatività. Abita una zona del meridione molto legata alla tradizione – la sua Calabria Saudita – che cura morbosamente le radici e… perde il fiore, i tanti talenti di cui brulica. In questo suo piccolo mondo, vagola vive verseggia. Ha vinto, fra gli altri, il concorso Insanamente 2012. Con Fara ha pubblicato le raccolte pluripremiate Nel fruscio feroce degli ulivi (2013) e Il tocco abarico del dubbio (2015). Web: ilciottolo.blogspot.it 

2. ex aequo Le madri del Sud di Rita Pacilio (San Giorgio del Sannio, BN)

«Un argomento così profondo e sofferto e così difficile da descrivere… Il poeta garbato e lieve nell’affrontare una tematica delicata fende parole nell’aria e sul foglio a descrivere un dolore di popoli interi attraverso coloro che ne sono radici e proprio per questo prime vittime.» (Stefania Zanetti)
«Profumi e colori si fondono perfettamente in un testo di versi tersi e cristallini in cui si stagliano, orgogliose, le madri del sud.» (Thomas Casadei)


Rita Pacilioè nata a Benevento nel 1963, si occupa di poesia, di critica letteraria, di metateatro, di letteratura per l’infanzia e di vocal jazz. Ha vintoil Primo Premio Poesia Edita della XXVII edizione del Premio Laurentum con l’opera Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice 2012). Sue recenti pubblicazioni: Quel grido raggrumato (La Vita Felice 2014, I Premio Poesia Edita Tra Secchia e Panaro 2014 e I Premio Poesia Edita Città di Mesagne XII ed. con cui conclude il discorso sulla denuncia dei corpi emarginati e violati, iniziato con il libro in prosa poetica Non camminare scalzo (Edilet Edilazio Letteraria 2011) vincitore del I Premio sezione Narrativa Edita Premio Terzo Millennio 2012; Il suono per obbedienzaè il suo lavoro poetico sul jazz (Marco Saya Edizioni 2015); La principessa con i baffiè il titolo della nuova fiaba edita da Scuderi nel 2015.

3. Tienimi di Laura Mazzotti (Forlì)



«Testo ben strutturato grazie a un efficace scelta lessicale che lo rende melodioso, quasi cantabile: una sorta di preghiera laica.» (Thomas Casadei)

Bancaria per necessità, Laura Mazzotti vive a Forlì. Ama la letteratura e il teatro: dirige e recita in svariati spettacoli cercando di unire arte e valori sociali.



 

Poesie selezionate
 
Nell'oro grano, un rivolo di miele (Nunzio Industria, Napoli)
Per te (Claudio Biondi, Forlì)
Armonia dei non vedenti (Vincenzo D’Alessio, Montoro, AV)
Hai dovuto lasciarlo (Luca Ariano, Parma)
È questa la sera(Annalisa Ciampalini, Empoli, FI)
La coperta (Sandro Serreri, Tempio Pausania, OT)
La perla (Luca Cenacchi, Forlì)
Ad ogni angolo (Caterina Camporesi, Rimini)
Facciamo che ti amo (Alfonso Nannariello, Calitri, AV)
Passeggiata sull'arcobaleno (Alessandra Placucci, Cesena)
Potresti attraversare la vita con noi? (Carla De Angelis, Roma)
Il suo sorriso (Salvatore Ritrovato, Urbino) 

Poesie segnalate
 
La casa di guardia – Poesia di Valle (Colomba Di Pasquale, Recanati, MC)
Sperduta – Captive Spring (Bianca Nunziatini, Forlì)
Il Sì di Maria (Elena Nardo, Bolzano)
Tu che ascolti da vicino (Laura Parolini, Trento)
Fai che sia domani (Valeria Tolino, Montoro, AV)
Cammina con me (Andrea Parato, Riccione, RN)

Storie di un tempo minore al Teatro Cristallo, Bolzano 19 aprile

Su Ogni istante di Marzia Biondi

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 Marzia Biondi, Ogni istante, Albatros 2011

nota di lettura di AR



http://www.unilibro.it/libro/biondi-marzia/ogni-istante/9788856747348

Ogni istanteè un libro ricco di misericordia (in Fiato troviamo una splendida definizione del verbo amare: «(…) desiderare che il contenuto / del tuo essere sia donato all’altro», p. 117) . Si riconoscono i propri limiti, sbagli ed errori e quelli degli altri vengono nel tempo riconsiderati fino a farne strumenti di crescita e purificazione personale: «Nel momento di difficoltà fisica e soprattutto quando la libertà del proprio agire viene meno, è il momento che ti accorgi di quello che non sei ma che credi, di chi ti sta accanto e non vedi» (Stecche, p. 31); «Se non ci fosse la paura di conoscere l’altro e scoprire che lo hai già in te, perché ti sei parte di ciò che è in lui, sarebbe possibile vivere quasi quotidianamente la bellezza di sentirsi in armonia (…)» (Venerdì ore 13.00, p. 55).
Un’opera in bilico fra meditazione e diario intimo in cui le prose si accompagnano ai versi tracciando un cammino di vita dove «Ogni flusso è una risposta / (…) / Bisogna solo ascoltare… solo così c’è risposta» (Preghiera, p. 15) e «L’attimo fermato dal un breve pensiero / (…) / Un mondo nel mondo // È di pochi l’arte di viverlo perché / Il dopo è già presente» (L’attimo, p. 20).  L’esistenza è sorprendente ed anche enigmatica: «Il verso “diritto” È quello che È fuori o È il “rovescio”?» (Chiave di lettura, p. 29). C’è la consapevolezza «che Tutto è più grande di quello che è» (Lontano sibilo, p. 59), che a volte è necessario «urlare dentro per poter tacere fuori» (Specchio, p. 104) e le prove possono essere salvifiche: «Grazie di questa “croce”… potrò, se tu vorrai, / vederti più da vicino» (Più da vicino, p. 109).
Un libro in cui ogni lettore può trovare immagini di intensa poesia (profondamente umana ma agganciata fiduciosamente all’Alto): «eppure Lei è, la sua “Impronta” è come un’ombra anche / quando il sole non c’e // (…) // Guardati! È nel Cuore il seme che / nel Tuo rispecchia» (Cannabis,p. 60).

Blues meridionale

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Blues meridionale
                                                                                                               
Sulla strada per Saint Felix
ho incontrato il vecchio prete
con la tonaca sbiadita e
le sue lunghe dita, gli ho
chiesto: come stai?, mi ha
sorriso da lontano era
all’ombra del suo tiglio
per il caldo tropicale
siamo entrati nel cortile
della vecchia chiesa il rito
c’era un Cristo appeso al legno
un bell’organo a sostegno
degli antichi canti corali
gente vecchia che intonava
tragico blues meridionale.

Ho ripreso il mio cammino
con qualcosa che covava
nel mio cuore a dire il viso
di quel Cristo sull’altare
era il segno che ristagna
nelle terre di campagna
la preghiera della sera
quando il buio lega ai piedi
la stanchezza della terra
zappa, semi e il tormento
nell’attesa che accompagna
il nostro viaggio alla montagna
dove dorme il Dio vero:
fame, sete e in vetta neve.

Per il centenario della nascita di monsignor Raimondo Russo (Solofra, 1916 – Montoro, 2007).


Su La zona rossa

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Francesco Filia, La zona rossa, Il Laboratorio Edizioni 2015
recensione di Vincenzo D'Alessio

Il filosofo e poeta Francesco Filia ha messo al mondo un altro poema civile che ci giunge con il titolo di: La zona rossa.
Non è il libretto rosso della rivoluzione cinese ma ha tutte le caratteristiche per esercitare sul lettore la sensazione di toccare con mano le stille di sangue versate sulle lastre vulcaniche delle ampie strade della più bella città d’Italia, Napoli.
Eppure l’inganno filosofico teso al lettore, dettato all’autore dall’esercizio continuo delle lezioni, emerge quando nei versi non è più riconoscibile la città partenopea bensì tutte le città del mondo degli uomini dove si esercita il diritto civile alla Libertà personale nell’interesse presente e futuro dei figli.
Nelle piazze c’è l’abbraccio di ogni singolo che diviene comunità nello sforzo energetico di raggiungere “(…) il filo di luce / amore bellezza furore / (…) che ci ha legati / l’uno negli occhi degli altri per un attimo,/ per quella gioia mozzafiato” (pag. 64). L’agorà ha ancora le caratteristiche delle poleis greche nonostante l’oblio del Tempo e il Nostro le coglie sistematicamente: “(…) C’è una macina che trita i suoi grani / secondo dopo secondo, eone dopo eone / e noi torniamo sempre di nuovo / su quest’identici passi a correre / a urlare a cercare di aprire /  il cerchio imperfetto di queste vite” (pag. 37).
Come tutti i poemi, destinati a seminare nel cuore dei lettori l’amore per l’epistemologia dell’Essere, i versi di Filia raggiungono gli occhi di chi legge attraverso le figure umane, nomi e date di nascita, attori in un corpo avvinti  alla gneosologica degli avvenimenti che sistematicamente ritornano sul palcoscenico dell’umano vivere: “(…) Memorie / di una nazione morta / diciamo tra noi ridendo / giocando un gioco di ruoli: l’artista,  / il nichilista, l’impegnato, la giornalista / ma ognuno è di meno di più di una / forma rinsecchita. È la gloria di una resa” (pag. 36).
La lezione è tratta dalla Scienza Nuova di G. VICO  e il filosofo irpino Aldo MASULLO  nell’introduzione a questo poema la sottolinea: “(…) Comprendere tutto ciò, avere imparato che l’ideale in quanto necessario, va comunque assunto come guida, indipendentemente dall’impossibilità del suo realizzarsi pieno, è avere maturato nell’umiliazione della sconfitta la propria umanità ben più di quanto si possa nell’esaltazione di una relativa vittoria” (pag. 8).
Il poeta ha scelto la forma dell’enjambement per rendere fluida e fruibile una materia grondante veramente quel lievito umano che ha bagnato le bandiere di tutti i movimenti popolari: cito per quanto mi è consentito di storicità l’episodio della “Lega Pellettieri di Solofra”, vermiglia di sangue operaio e di uomini unici come Ferdinando CIANCIULLI, Vincenzo NAPOLI ed Emanuele PAPA, oggi rinchiusa in una bacheca di plexiglass come trofeo  asettico in un salone solitario.
Le grida di quegli operai pellettieri di fine Ottocento, colpiti dai fucili delle guardie del Re inviate dal Prefetto, si sono spente come si sono spente le grida del poema de La zona rossa: “(…) Sgominati chi cade dispersi arresi le mani / alzate e i pugni in faccia, chi è catturato / e annega nel sangue del proprio viso” (pag. 45).
Quanti giovani saranno chiamati ai “fuochi di questo rito sacrificale” (pag. 45) di fronte al “Celerino assassino” chiamato a compiere il dovere di fermare la marea che vuole superare quell’immaginario filo rosso che divide il Potere Politico Pubblico dei grandi del Pianeta  dai poveri senza nome: “(…) fratelli a guardia di un ordine, / che voi intravedete dietro le mie spalle, / di cui non so nulla. Io eseguo, a volte / mi piace a volte no” (pag. 47).
Ritornano alla mente i versi civili del grande poeta italiano Pier Paolo PASOLINI, dopo gli scontri violenti tra studenti e polizia avvenuti a Valle Giulia il 16 giugno del 1968: “(…) Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte / coi poliziotti, /io simpatizzavo coi poliziotti! / Perché i poliziotti sono figli di poveri. / Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.” 
Gli eventi del 17 marzo 2001 che  Francesco Filia ha vissuto di persona nella sua città non sono lontani da quelli vissuti dal poeta Pasolini.
Corsi di una Storia che, volutamente  dimenticata, si tiene lontana dai libri di scuola, dalle aule delle Università, dalla memoria collettiva, poiché conoscere è pericoloso in un Paese (così viene definito oggi quello che una volta si definiva Stato) dove: “Emerge, quindi, chiaro fin da questo momento che ad aggravare gli originari fenomeni di inferiorità economica e di patologia demografica che caratterizzano la costituzione sociale del Mezzogiorno, molto ha contribuito e contribuisce tuttora lo Stato, che, da organo supremo del diritto, da fonte precipua ed unica di eticità, si trasforma in Italia in organo del privilegio, in fonte continua e perseverante dell’ingiustizia” (Guido DORSO, La rivoluzione meridionale, Piero Gobetti Editore Torino 1925).
Il poema vive di luce propria, di  similitudini, sinestesie, inglesismi e una celata parte narrativa del proprio quotidiano: “Ascoltando qualche volta il walkman / camminando tra bancarelle e clacson / in una via Foria infinita andando / verso un silenzio, un liceo, un destino” (pag. 51) e altrove: “(…) E allora questo costruire un futuro di libri / e ordinaria amministrazione il ripetersi / di un domani che non mi appartiene?” (pag. 20).
Sono molteplici gli stimoli che giungono dalla lettura magmatica dei corpi poetici che in qualche chiusa conservano la rima sonora e la liricità della serena poesia non piegata dalla necessità della Storia: “Il sole dietro i tetti l’incendio / del tramonto irraggia il cielo / il lento mutarsi della luce nel cortile / l’ombra che avanza divorando / le pareti centimetro dopo / centimetro” (pag. 58).
La figura paterna, cara al poeta,emerge forte nel racconto attraverso l’uscita di uno dei protagonisti dalla piazza,  mentre si placa il rosso della tragedia che continua nel chiuso delle Caserme del Potere: “(…) e vedi il tuo viso di allora / nello sguardo smarrito di un ragazzo / che chiede aiuto. Ora la cura silenziosa / di un padre ti appartiene per un attimo / senza parole, ma con gesti minimi d’amore” (pag. 51) e ritorna ancora nei ringraziamenti a pag. 67: “Ringrazio mio padre che mi ha affiancato nel lavoro di rilettura e rielaborazione di questo libro.”

Montoro, 20 aprile 2016



  

“Io vivo le amicizie come lampi”: su Il cuore del girasole di Paolo Valesio

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Paolo Valesio, Il cuore del girasole, Marietti1820, Genova-Milano, 2006

recensione di AR

http://www.mariettieditore.it/it-it/catalogo/9788821159107-il-cuore-del-girasole.aspx?idC=61680&idO=24476&LN=it-IT
Il verso che abbiamo scelto come titolo appartiene ad Amistà(p. 125) e il verso successivo recita: «vorrà dire che vengono dall’alto». Nella poesia Gli amici troviamo: «restan brevi passaggi di amicizia / come zig-zag di fulmini: / la loro scossa elettrica / fa soprassaltare / di vita il cuore» (p. 146). Come ricordava ai cinesi Matteo Ricci, l’amicizia è forse la forma di amore più gratuita. 
La raccolta è costituita da due sezioni: “Liminare” (molto ridotta, in fondo il limesè una linea di confine) e “Cronotopie” (tempi e luoghi che tessono il libro). Il lessico fa uso ogni tanto di termini spagnoli (la lingua iberica è particolarmente amata dall’autore, oltre all’inglese e all’italiano, cfr. Le lingue, p. 165) e rivela amplissime letture benché si mantenga su un tono generalmente colloquiale, essendo tutta l’opera un giornale dell’uomo Paolo Valesio che si mette abbastanza a nudo nel descrivere successi e frustrazioni, illuminazioni e malinconie, piaceri e dispiaceri che costellano in fondo la vita di tutti noi. Sfolgoranti le immagini a volte aforistiche, altre volte mistiche, (auto)ironiche, provocatorie, che costellano come esplosioni trattenute e quindi prodighe di vibrazioni queste pagine: «Il cuor del mondo / si estroflette e diventa un girasole» (Fioritura, p. 18); «Il dono della preghiera / (…) / è dato in dotazione a non dotati» (Il compenso,p. 25); «la mia gioia è un vestibolo / (è la gioia del prònao)» (Risposta sulla gioia, p. 30); «L’amore e la preghiera: due colonne. / A quale delle due fu legato / Gesù quando venne fustigato?» (Le bine, 32); «quel che vorrei ricevere / (…) / è un bacio sull’anima»  (Parole da riempire, p. 33); «Brava zucca barucca / che accogli le preghiere /dentro la tua vuotaggine e le lasci scorribandare» (Testavuota,p. 37); «1. L’odio è sputo mentale» (Seconda lezione di odio (in quattro parti), p. 52); «Non vi avevo finora veduti, / né con gli occhi mortali / né con i polpastrelli delle preghiere» (Dopo le Torri, p. 54); «L’ira (…) /  è la vuota cessi dell’anima» (Riscatto, p. 56); Vorrei legare il polso della notte / a una qualche sponda di Dio» (Ancoraggio,p. 57); «Talvolta levo il viso e lancio un ululato – / (…) / per ritrovarmi umano / e dire l’allegria della mia angoscia» (Meditazione al cesso, p. 58); «e il viso ha raccolto tutta l’anima» (Volti volti volti, p. 72); «“Ogni santo ha un passato”, / ha citato il curato, / “e ogni peccatore ha un futuro”» (L’intervallo, p. 77); «Nessuna / parola è nostra» (Emanazioni, p. 92);  «Il poeta rivela / il deserto al deserto / lo rivergina e prepara» (Sal poeticum, p. 93); «… l’improvviso avvitarsi / di un mulinello di silenzio» (Notturno, p. 107).

Questa veloce carellata per minimi lacerti (ovviamente scelti fra quelli che più hanno toccato le mie corde) può dare un’idea della vibrazione poetica dell’autore, dell’architettura sinfonica di questo libro in cui non solo i titolo ma anche le notazioni di luogo e data che seguono ogni poesia c’immergono nel nostro pellegrinaggio fatto di incontri, scontri, bellezza, miseria… ma sempre incardinato in un Oltre che ci accompagna: «Che la mia vita è vuota, non lo credo / (…) / In verità è svuotata / dunque disponibile –» (La buona disposizione, p. 116);  “… i santi continuano a commuovermi / e io mi aggancio mi aggrappo / ai lembi dei loro mantelli» (I mantelli, p. 132); «più ci assentiamo, / (dentro al mondo, / dal mondo) / e più ci indïamo» (Oscura presenza, p. 161).

Ha una voce guizzante, Paolo Valesio: i suoi versi individuano un bersaglio – non di rado nella sfera più intima, sensuale e mistica dell’autore stesso – e fanno scoccare la freccia. Al lettore il compito di valutarne il tragitto e di accettare che possa colpire un punto nevralgico del suo corpo-anima. L’amore carnale e spirituale, la ricerca di un proprio andare, il valore delle tappe, delle soste, de momenti di meditazione e preghiera “duologante”… sono gli ingredienti che ci portano al cuore di noi stessi che, come il girasole, ha bisogno di rivolgersi al cuore infinito del Padre.

“Gli Specchi Critici”: prima parte de La vitalità del quotidiano in Filippo Amadei di Luca Cenacchi

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La vitalità del quotidiano in Filippo Amadei 




È con sommo piacere che, grazie a farapoesia, Fara Editore e al blog letterario Kerberos Bookstore, posso inaugurare la rubrica sulla poesia contemporanea “Gli Specchi Critici”. Essa ha come fine principale quello di mediare in modo chiaro e puntuale, il più profondamente possibile, l’opera poetica contemporanea italiana, nel rispetto delle intenzioni dei singoli autori, che saranno, con il loro consenso, presi in esame.
Vorrei restituire a ognuno il suo profilo ed inserirlo in un discorso di relazioni storico-stilistiche affinché si riesca a intravedere, durante l’espansione e crescita del progetto, una sorta di mappa, il più possibilmente precisa, delle voci della letteratura odierna, al fine ultimo di alimentare e arricchire il dibattito poetico.
In una prima parte si cercherà di delineare, con strumenti neofenomenologici, in termini di evoluzione tematica e stilistica, il profilo, il più rappresentativo possibile, della visione che il poeta ha della sua poesia.
Successivamente, si affronterà un discorso meno particolare e più generale, cercando di comprendere quest’ultimo in un quadro che parte dalle influenze poetiche del soggetto, per arrivare a delineare le eventuali consonanze che egli intrattiene con l’immaginario odierno; o di come in generale egli si possa situare al suo interno (non necessariamente per consonanza, ma anche per rifiuto o semplicemente come presa di distanza).
Più precisamente il lavoro non termina una volta delineato il profilo poetico, ma continuerà, in una sorta di appendice, in cui si parlerà delle influenze (storiche) di ognuno e, solo dopo che si sarà acquisita una mole di profili sufficiente, si comincerà a mappare le varie voci in relazione fra loro.
Iniziamo dunque questo ambizioso progetto con due raccolte importanti dell’autore forlivese Filippo Amadei: Saperti a piedi nudi e Oltre le ringhiere.



Saperti a piedi Nudi, LietoColle 2009

La prima volta che Filippo Amadei mi ha parlato sinteticamente delle peculiarità della sua poesia, ha sottolineato la necessità comunicativa cui faceva fronte, la quale si traduceva in un calco della vita, intesa come vissuto.
Il linguaggio si presenta semplice, pulito, senza sbavature artificiose che, altrimenti, intaccherebbero inevitabilmente la fruibilità e l’immediatezza della sua poesia.
Nella seconda raccolta, Saperti a piedi nudi, edita da Lieto Colle nel 2009, ovvero quando l’autore aveva 29 anni, il primo impatto è sicuramente questo.
Il linguaggio semplice subisce raramente delle inarcature, non ci sono particolari complicazioni a livello grammaticale, anzi – i periodi principali di molte poesie sono spesso dilatati, per mantenere i vari elementi tutti sullo stesso piano, nonostante la versificazione.
Il ritmo scivola in enjambement, che ampliano i confini logici del verso, per poi arrestarsi in poche, ma necessarie pause (grafiche e semantiche), dove esso sembra quasi riflettere con l’autore.
È proprio in queste pause che Saperti a piedi nudi diventa qualcosa di più che un arazzo del vissuto dell’autore, il quale acquisisce una dimensione di riflessione latente. Il modo riflessivo e interrogativo è invece un modus più palese nella raccolta successiva.
Ambedue, in modi diversi, portano alla luce, primariamente, il sostrato magmatico dello stile di Amadei: pulsante ed irrequieto. Per essere più precisi, si potrebbe dire che soffre, sotto la superficie della cordialità dei toni.
Una sofferenza sempre in rapporto con il mondo e che poi, in Oltre le ringhiere, si specificherà in rapporto con la contemporaneità, percepita negativamente rispetto al sostrato culturale, non solo nativo romagnolo, ma anche, in senso lato, naturale.


Quando il tempo cambia e dal cielo
cade l’umido che accompagna la sera
la mia caviglia fratturata punta il dito, punge
nella carne – è tutto uno strillare
di tendini e ossa a ricordarmi
il dolore vivo del corpo, così sta il mondo
su assi terrestri traballanti, siamo noi
fragili le sue deboli caviglie

“Il gioco dei confini” è composto dal fatto e dagli oggetti: dall’avvenimento, dall’esperienza, i quali vengono diluiti, in alcuni testi, in modo quasi sistematico.
Inizialmente la dimensione lirica, personale, tende, se non a sfaldarsi, sicuramente a perdere centralità.
Così come da una parte “la caviglia fratturata”, in realtà è simbolo particolare dell’universale condizione umana e planetaria, dall’altra l’autore si confonde con il tramonto per rinascere.
Almeno questo è il progetto iniziale che, per essere attualizzato, richiederà un lungo percorso: “il tramonto confonde il gioco dei confini […] / anche lo spazio del mio corpo ritorna / tutt’uno, senza equatori ne divisioni /di luce, senza ferite – è cosi che rinasce”. Dalla frattura (ferita) alla quieta rinascita, in opposizione alla citazione di Valerio Magrelli, cui è comunque debitore non solo stilistico, “la terra è viva perché è ferita”.
In questo modo Amadei riesce ad ingannare il lettore con i suoi giochi di immagini che, facendosi simboli, superano la semplicità, la caratteristica della parola apparentemente piana: la complicano, caricandola, all’occhio del lettore attento.
Infatti, come ha detto egli stesso, la sua poesia è una poesia anzitutto devota all’immagine, la quale, attraverso la suggestività degli slanci delle immagini – se mi è permesso l’utilizzo di un etichetta, “espressionistici” – riesce a sottrarsi al cliché.
Inquietudine, dunque, una delle dimensioni dominanti e principali di questa raccolta, assieme alla sensazione traballante, non equilibrata, nel momento in cui l’autore cerca di delineare il proprio profilo umano, cui si unisce quella del sogno, dove gli scorci per lo più naturali assumono una funzione positiva, pacificatrice e accogliente (dimensione che rappresenta l’autore e forse quelle in cui istintivamente si riconosce maggiormente ed in cui più soventemente egli trova asilo).
Talvolta questi momenti si scontrano, altre vengono invasi, vengono fusi con la dimensione urbana (“i fari ai bassi della galleria /nera gola di roccia proiettano fasci / di luce, sembrano costole / o l’esofago screziato di un enorme dinosauro”) tutte insieme queste dimensioni formano l’esistenza percepita dagli occhi dell’autore.
In questa esistenza, talvolta, la Poesia dell’immagine, non più esclusivamente della parola (linguaggio), sfiora dimensioni surreali da cui trapela la necessità viscerale – assieme al travaglio necessario che questa scelta imporrà – di essere ricompreso, diluito, digerito, quasi partorito nuovamente dalla natura, per potersi maggiormente avvicinare a lei, entrare in comunione: “in galleria assaggio il buio della roccia / quando ci rigurgita e torna la luce / mi sembra la prima volta”. Questa volontà si oppone al demone accumulatore della “modernità”, che senza memoria distrugge e soffoca: “la modernità / invece non ha memoria, è malattia / febbre del costruire.”
Fino a questo punto il poeta cerca una radice, quella matrice di origine in cui essere accolto, in cui confortarsi e, forse, in cui potersi riconoscere; dimensione che sarà presentata più compiutamente solo nella raccolta successiva. Qui resta un esigenza di pace, tranquillità e comunione quasi sempre naturale; naturalità che ancora non è platealmente ascritta alla condizione natia romagnola.
Emblematico di questo momento embrionale diventa l’immagine simbolica del “porto buono” con le grandi mani di pietra.
Man mano che si va avanti nella lettura, l’inclinazione alla visività detta precedentemente comincia a subire qualche sporadica contaminazione da quel modo di approcciare il quotidiano più diretto, che avrà solo compimento successivamente.
A un certo punto, la poesia di Amadei fa i conti con l’inaspettato, quell’entità altra, quella persona che problematizza in un cortocircuito, in un “tilt” lirico, l’alternarsi degli equilibri di forze e sensazioni precedenti.
Viene dunque riesumato quell’io latente, il quale ora si impone e prende spazio; allo stesso tempo si perde quell’alone di consapevolezza “giovanile” precedente, quella tensione universale: “è già sera / nelle serrature del pensiero / e questa stanza già piena di te / si ostina a restare indecifrabile, chiusa / nella sua perfetta estraneità”, “quando cerco di dormire e chiudo gli occhi / il tuo volto è tumulto non autorizzato / l’insurrezione improvvisa dei pensieri / nella piazza del mio cervello”.

Nella seconda parte, “In un sussulto sugli alberi aperti”, la poesia dell’autore perde non tanto la consapevolezza, ma la sicurezza nel presentare le situazioni, che sembravano essersi affermate precedentemente nella tensione universale di chi ancora osserva da fuori.
Il risultato è una immersione più intima e totale nella problematica di quel “tilt”, il quale darà nuova forza e maturità alle poesie. Le dimensioni precedenti, che caratterizzavano quel sostrato “primordiale” di Amadei, ora vengono accompagnate da una coscienza molto più specifica: la sofferenza del momento in cui deve delineare sé stessa. Il poeta cerca la sua funzione nel mondo, ma la percepisce come sfuggente. Restano indecifrabili e problematiche le persone più vicine, da cui la quiete del poeta è stata originariamente invasa.
Tale problematica troverà soluzione intuitiva nella comprensione del sé che si fa poetico e che, quindi, non può tracciare i confini o bilanciare la sua equazione; essa resterà sempre incompleta poiché è in continua comunione con la vitalità di ciò che è attorno a lui: “mi è sembrato / di bere dagli occhi di tutti stasera”.
Conclusione che sarà molto più chiara nella raccolta successiva, in quel crescere dell’erba, quel sorpasso in verticale del perimetro, ma non manca di fare la sua apparizione anche in questa sede.

Dal lontano sembra una nuvola
dal mare sommerge i palazzi
disabitati delle vacanze
e il suono di una nave mi richiama
il largo canto di una sirena, aspro
anticipo del naufragio, l’isola
ha il perimetro delle mie orme
non ricordo più nemmeno il nome
che mi davano, così simile a questa nebbia
sono, ogni istante dimentico la forma


Chiarito questo aspetto, la dimensione del sogno, assieme a quella lirica, prende il sopravvento completamente nella terza ed ultima sezione del libro.
È infatti “nel grembo del sogno” che Amadei compie la regressione alla matrice tanto sospirata che, come si riscontrerà meglio successivamente, è ricerca della condizione originale e vitale. Genesi inversa è il simbolo programmatico di questa aspirazione.
Nella poesia “Verso la mattina del tuo compleanno”, la quotidianità diventa insignificante davanti alla sacralità laica del sogno o del dormiveglia.
Quella dimensione dove non esistono esigenze di comprensioni, auto-strutturazioni o confini, le quali portano inevitabilmente al conflitto, ma in cui esiste solo la persona che si affaccia al mondo senza nessuna pretesa, come viene espresso nella poesia “Saperti a piedi nudi”, in cui la nudità dei piedi può essere interpretata come un modo per radicarsi con più forza.
In tal senso questo passo è veramente glorioso: “ma il tuo / saperti a piedi nudi, ancora un pochino / teneramente assonnata / nell’increspatura del mattino che nasce.”
Saperti a piedi nudi appare, nel suo svilupparsi, una raccolta travagliata in cui lo stile maturo traccia chiaramente un percorso allo stesso tempo di arrivo e partenza.




Filippo Amadei(foto: Daniele Ferroni) è nato a Ravenna nel 1980. Ha vinto la “Sezione Giovani” del Premio nazionale di Poesia “Aldo Spallicci” 2004. Suoi versi sono presenti in rete, su riviste ed in alcune antologie. Nell’estate 2005 ha pubblicato con Il Ponte Vecchio la sua prima raccolta di poesie La casa sul mare. Nella primavera del 2009 ha pubblicato la seconda raccolta poetica, Saperti a piedi nudi, con LietoColle. Insieme ad un gruppo di poeti e amici ha fondato l’Associazione Culturale “Poliedrica”. Nel 2014 ha vinto la prima edizione del premio Rimini per la poesia giovane, con la terza raccolta di versi Oltre le Ringhiere, che è stata pubblicata presso Raffaelli editore.



Luca Cenacchiè nato a Forlì nel 1990. Nel 2011 la poesia Laocoonte – ovvero di sé stesso è stata selezionata per essere pubblicata nell’antologia del Premio letterario Ottavio Nipoti – Ferrera Erbognone. Ha contribuito a fondare e sviluppare il forum letterario “I Gladiatori della Penna”. Nel 2015 suoi testi inediti sono stati presentati nella serata “Arcadie Invisibili” all’interno del progetto “La Bottega della Parola”, organizzata dalla “Associazione culturale Poliedrica” di Forlì. Nel 2016 il blog letterario Kerberos Bookstore ha scritto un articolo critico di alcune sue poesie inedite Valore-contenuto e valore-bellezza: ilsenso del sacro attraverso la trasfigurazione dell’immagine e la neutralità al messaggio. Nel mese di Aprile dello stesso anno tre sue poesie (La Perla, Anoressica e Francesca) sono state selezionate per essere inserite nella antologia La mia sfida al male, pubblicata a seguito della terza edizione del concorso letterario Come farfalle diventeremo immensità, in memoria di Katia Zattoni e Guido Passini, indetto da Fara Editore. Aspirante critico letterario, è ansioso di contribuire al dibattito sulla poesia contemporanea, attraverso la rubrica critica “Gli Specchi Critici”, realizzata in collaborazione con il blog Kerberos Bookstore e farapoesia. Per info sul progetto: glispecchicritici@gmail.com, facebook

Rubrica sulla poesia contemporanea “Gli Specchi Critici”: La vitalità del quotidianoin Filippo Amadei di Luca Cenacchi (pt. 2)

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Oltre le ringhiere, Raffaelli Editore 2014

Ci sono voluti cinque anni di silenzio e un premio nazionale (Premio Rimini per la poesia giovane) per portare al pubblico la terza raccolta di Filippo Amadei, che aggiunge maggiore sicurezza, coscienza di sé e nuove dimensioni stilistico-tematiche alla precedente.
Chiarissimi, ormai, risultano i debiti che Filippo deve alla tradizione, a cui ho scelto di dedicare un discorso a sé stante a mo’ di appendice a questi due articoli, che si concentrano per comodità esclusivamente sull’autore forlivese.
In questa terza raccolta, il linguaggio diventa più colloquiale (anche se non mancano le eccezioni) e l’io lirico si impone ulteriormente, rispetto alla prova precedente, in una dimensione di dialogo e riflessione manifesti che, se prima cercava per lo più la sua funzione nel mondo e vedeva spesso quest’ultimo come strumento di ricerca, adesso esso viene analizzato più genuinamente.
Quel domandare, quel riflettere incessante è la necessità di comprenderlo, più che comprendere sé stesso attraverso di esso.
Solo alla fine i tormenti e le domande vengono sublimati, dopo il ritrovamento della limpidezza, in un rapporto, in quel io/tu, in quel “riconoscere l’uomo / nell’uomo di fronte” fuori dal “ buio della galleria”, fuori “dal gorgo del traffico”.
Si potrebbe dire fuori da quella parte della contemporaneità meccanica che appiattisce e soffoca la sensibilità e il rapporto umano che l’autore cerca lungo tutta la raccolta.
Le immagini perdono quella condizione centrale e totalizzante, per lasciare fiorire le rivelazioni portate dall’impianto stilistico della riflessione, le quali si manifestano, a seconda dei casi, con il registro più appropriato, che spazia da dimensioni elencative a slanci più espressionisti.
L’inquietudine ora si presenta genuinamente nel momento in cui esprime la sua critica alla contemporaneità e alla violenza che essa fa al sostrato culturale, percepito dall’autore come sincero ed originale.
Così si impone una nuova dimensione tematica: la ricerca della bellezza attorno alla quale graviteranno tutte le altre riflessioni.

Che cos’è la bellezza per Filippo Amadei?

La bellezza secondo Amadei è la sincerità di quello che è originale (nel senso di quello che era in origine), è la matrice vitale che sta alla base di ogni cosa e la fonte della stessa meraviglia che imperversa nella sua poesia.
Attraverso il ricordo, importante momento di rivelazione nel corso della raccolta, l’autore evidenzia questa sua personale estetica delle origini; teorizzazione poetica incarnata da quel sostrato culturale romagnolo di cui l’autore, nostalgicamente e paradossalmente, prende atto, sancendo, contemporaneamente, la sua inattualità o meglio, delineando il suo dissolvimento graduale.

La poesia Verso Cesenatico testimonia perfettamente questo aspetto, ma l’idea era nota forse a un livello viscerale e non conscia al 100% all’autore già prima e forse la lirica della precedente raccolta Che case nuove a Villagrappa, nella sua potente sintesi, è ancora più adatta per esemplificare quello che solo alla fine del testo “Verso Cesenatico” sembra noto.
Quando arrivava l’estate dei compiti in giardino
quando era ancora toppo presto per i baci alle ragazze
facevo le gite fuori porta con mio padre
sveglia all’alba e subito sui pedali
l’avremo fatta solo sul porto canale
la colazione, ricordo il fiato corto e l’aria aspra
dei primi raggi, la sua voce grossa
che mi incitava di stargli a pari.
Non mi abbandonava l’idea
di un me stesso ancora beato nel letto
mi chiedevo il perché di tanta fatica, solo dopo
seduto al Vecchio Lampione davanti a un cappuccino

ogni cosa sul porto era tutta una festa, le bestemmie
in dialetto dei pescatori, la confusione felice dei turisti
nel viavai delle stradine laterali, anche l’indecifrabile
ansia di mio padre, ogni bellezza creduta perduta
era allora ritrovata, esisteva già da prima
esigeva una mancanza.


Ma questa non è solo che una delle declinazioni possibili della bellezza vista dagli occhi di Amadei, perché la stessa lirica, nella dimensione del ricordo percepito nostalgicamente come confortante e sicuro, estraniandosi, cerca di liberarsi dell’oppressione del gioco di perimetri in cui egli si sente intrappolato.
Così se, da una parte, la critica a quest’ultima è la strada che porta alla rivelazione suddetta, dall’altra, traccia quel percorso di liberazione; la ricerca della limpidità si sostanzia proprio così: in quel liberarsi dalla contemporaneità, dal dovere non essenziale e opprimente, per penetrare nella dimensione esistenziale di bellezza dell’origine che, fino a quel punto, esisteva solo nel conforto del ricordo, alla radice del proprio passato personale e culturale.
Questa riflessione si trova nel percorso di Amadei attraverso le visioni naturali delle belle stagioni e “del risveglio degli alberi che santificano il giorno”, ancorati alla terra, proprio come l’autore è radicato nello strato culturale romagnolo.
Allora la bellezza che “esplode fuori dalla galleria” obbliga il corpo a un corto circuito necessario per svegliarlo “dopo il torpore del buio”, e Amadei cerca sempre di rendere attuale questa sua consapevolezza, che è estetica ed esistenziale; cerca come l’erba del giardino dell’hotel diroccato di uscire dal perimetro, superarlo in altezza, trascenderlo.
L’erba supera il suo confine similmente alla poesia di Amadei: “come cresce in verticale il mio verso”.
Egli, come le piante, non si arrende. Il suo destino non è segnato come quello del “gigante pietrificato” (l’hotel), che pur nella sua resa è sincero; sincero nel suo degrado, nella sua sconfitta: con quei mattoni fuori dalla calce, i vetri in frantumi, ed è per questo che il poeta lo tributa, come si tributa un eroe caduto, ma allo stesso tempo si distacca da quella carcassa.
Come affermato in una poesia della raccolta precedente, l’autore sceglie di disegnare il proprio destino e, dalle ceneri della sconfitta di quel costrutto abbandonato, si dirama la crescita verticale ed eroica dell’erba.
Dunque giungiamo all’ “ultima lingua / di terra delle Eolie” poiché l’autore desidera rifugiarsi in “una vita d’isola” per lasciarsi alle spalle l’inutilità dei “PC e piani aziendali”, che si attualizza, nella lirica immediatamente seguente, attraverso la cancellazione di “tutti i file del lavoro” per guardare “il mio passato svanire così / con un click – come non esserci mai stato / in mezzo ai grafici e ai gantt di programmazione”.
Anche se solo per qualche minuto, Amadei può così affermare “la mia identità che scivolava dalla mano”.
Dopo questa liberazione, “le cose mi vengono / in modo semplice” e “un varco di luce / rende chiara la prospettiva”, “le persone non hanno paura / di ascoltarsi, parlano senza fretta / fuori dal supermercato, oggi”.
L’autore ritrova l’umanità che cercava nella disattenzione di colui che pulisce il vetro.
In questo senso “i tuoi panni / nel vento, contro ogni logica / saranno presto asciutti”: i panni sono come l’erba che supera il perimetro del cancello; la speranza in cui il sole ha fede è la volontà di ingannare il perimetro della previsione meteorologica.
Così, dopo la negatività delle pozzanghere, la pioggia denuda il mondo e lo rinnova, riportandoci alla dimensione del sogno ad occhi aperti, il “dormiveglia estivo”, in cui si dispiega quella complicità di io/tu, quel “noi” inscritto nell’ “altro azzurro che dilaga a macchia e ci ingloba”, divenuto tutt’uno, ancora una volta, coerentemente alla riflessione suggerita dalla raccolta precedente, col bello naturale.
Il bello naturale è percepito come possibilità presente, e si rivela nella sua doppia veste di matrice (cioè bello naturale e allo stesso tempo bello natio), in cui Amadei riconosce quel sostrato culturale personale che appartiene al suo presente; quel presente d’origine, il quale sembra quasi riecheggiare quello ingenuamente primordiale “Baudelaireano”: quelle “Epoche nude”, quella sincerità perduta e antica, che l’autore riattualizza nei suoi diversi modi di tendere alla Bellezza, di vivere la Bellezza.
Allora perveniamo alla comunione sacrale dei corpi nella poesia: “Ce ne stiamo accoccolati sotto le coperte”, la quale rivela quella “felicità / che io e te ora siamo”.
È qui che Amadei, attraverso le lenti dell’innamoramento, vive il suo sogno e vede “rivivere i muri, la piscina secca”, “gli oggetti prendono vita, si alzano” per lanciare “a riva il ricordo di te”.
Quel te, quella persona, che al poeta serve per tornare a sé stesso. Quel sé stesso è l’umanità, la quale si dispiega ed è allo stesso tempo veicolata dalla capacità che permette all’autore di vivere cogliendo la vitalità delle cose, apparentemente inanimate; di cogliere altresì la vita per dimostrare a sé stesso, forse, di essere ancora umano.

Per chiunque fosse interessato ad acquistare le raccolte qui analizzate:

Saperti a Piedi Nudi

Colomba Di Pasquale menzione speciale al Premo Caproni

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Premio di Poesia Giorgio Caproni. I finalisti




capro
lunedì 25 aprile 2016 12:23
Dopo aver attentamente esaminato i testi editi pervenuti, la Giuria ha formulato la graduatoria fra dieci finalisti della sezione editi, tra i quali verranno proclamati i vincitori, durante la cerimonia della premiazione del 30 aprile alle ore 16 al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo in via Roma, 234 a Livorno:

(Elenco per ordine alfabetico)

Nicola Baronti di Vinci (FI)
Luigi Bottaro  di Molino del Pallone (BO)
Fabrizio Bregoli di Cornate D’Adda (MI)
Matteo Casale di Camaiore (LU)
Leone D’Ambrosio  di Latina
Kunts Scujeniekf di San Polo (VE)
Giampaolo Mastropasqua di Brescia
Evaristo Andreoli Seghetta di Arezzo
Maria Grazia Tonetto  di Palombara (Roma)
Rodolfo Vettorello di Milano


http://www.faraeditore.it/html/filoversi/mioDelta.html
Sono state inoltre attribuite le seguenti menzioni speciali:

Diego Baldassarre

Giancarlo Baroni

Nicoletta Buonapace
  
Colomba Di Pasquale

Samuele Liscio

Monica Martinelli

Antonio Morelli

Renzo Piccoli

Paolo Ragni

Ladro di sabbia menzione d'onore Terza Ragunanza di poesia

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by · 30 aprile 2016

L’APS Le Ragunanze con i patrocini morali del Consiglio Regionale del Lazio, Roma Capitale XII Municipio, Ambasciata di Svezia in collaborazione con Magic Blue Ray, Turisport Europe, Golem Informazione, Associazione culturale Euterpe ed Edizioni IlViandante comunica i nominativi di tutti gli autori premiati ai quali vanno i complimenti della Giuria composta da: Roberto Ormanni (Presidente di Giuria), Michela Zanarella (Presidente del Premio), Dario Amadei, Elena Sbaraglia, Fiorella Cappelli, Lorenzo Spurio, Giuseppe Lorin, Alessio Masciulli.

Sezione poesia a tema natura:
  1. L’universo ferito – Manuela Magi (Tolentino –MC)
  2. Mai nessuno mi strapperà dal sud – Gianni Di Giorgio (Modica –RG)
  3. Le mie parole consumate – Daniela Taliana (Ostia –RM)

Menzioni d’onore:
La mia primavera – Donato Loscalzo (Castel del Piano –PG)
Stromboli  – Sebastiano Impalà (Reggio Calabria – RC)
Ascolta – Antonella Monaco (Cosenza – CS)
Un germoglio di grano  – Enrico Danna (Torino – TO)
Coacervo di passeri – Cristina Biolcati (Ponte San Nicolò -PD)
Rapidacion – Marco Marra (Milano – MI)
Guardami ancora…uomo! – Silvana Famiani (Poggiomarino – NA)
Terra – Christian Ronchetti (Lariano – RM)

Sezione libro edito
  1. Oltremisura – Luciana Raggi (Roma – RM)
  2. Qui altrove e oltre – Stefania Onidi (Perugia – PG)
  3. Il rosso e l’infinito – Nunzio Granato (Latina – LT)

http://www.faraeditore.it/html/filoversi/ladrosabbia.html
Menzioni d’onore

Il fiore di loto – Liliana Manetti (Roma – RM)
La manutenzione dell’anima – Laura Pezzola (Roma – RM)
A-vena – Barbara Bracci e Costanza Lindi (Perugia – PG)
Ladro di sabbia– Laura Pecoraro (Rimini – RN)
Nei giardini di Suzhou– Valentina Meloni (Castiglione del Lago – PG)
L’orma bianca Tra pensieri e conchiglie  – Patrizia Portoghese (Roma – RM)
A perdicuore – Bartolomeo Bellanova (Bologna – BO)
Grido – Claudio Fiorentini (Roma – RM)
Maschera – Vincenzo Monfregola (Napoli – NA)

Trofeo Euterpe (assegnato dal direttore della rivista Lorenzo Spurio)
Il misterioso potere che la bellezza emana – Tiziana Mignosa (Ardea –RM)

Tutti i testi degli autori premiati nelle tre edizioni saranno pubblicati in un’antologia a cura di Edizioni IlViandante. Gli autori dovranno inviare liberatoria compilata e firmata per essere inseriti nel volume. L’antologia del concorso sarà in vendita nei digital store e nei punti vendita suggeriti dall’editore. La premiazione si terrà domenica 22 maggio 2016 dalle ore 10.30 a Villa Pamphilj presso l’Antica Vaccheria di via Vitellia, 102.
Ringraziamo tutti gli autori che hanno partecipato con le loro opere alla Terza Ragunanza di Poesia. A tutti coloro che non rientrano tra i premiati, ma che hanno partecipato al concorso e che saranno presenti alla cerimonia di premiazione sarà consegnato attestato di partecipazione.

Su Lettere a D. di Alessandro Assiri

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recensione di Alberto Mori

http://www.lietocolle.com/shop/collane-collana-blu-aretusa/assiri-alessandro-lettera-a-d/

 
L’opera è altra da noi ed è sempre l’altro a suggerirne la corrispondenza all’autore. In questo caso, il soggetto è intimità intellettuale che si approfondisce fino quasi a raggiungere una biologia amorosa, “con bocconi e carezze mi sfamavi”,attraverso la consapevolezza trovata da Assiri che “ogni ricerca è una discesa nel profondo di un altro”. Alessandro Assiri connota questa ricerca con la descrizione iniziale, puntuale e precisa, di un’azione che si ritrova nel titolo, seguita dal singolo pezzo in prosa poetica che dà spessore espressivo, sensoriale, intellettuale al tableau, dove il poeta è regista di queste location esistenziali che divengono micro drammaturgie  ppsicologiche. L’atmosfera quasi sempre costante del rapporto dialogico fa emergere sin dall’inizio molteplici sfumature sentimentali come nel cinema di Eric Rohmer dove la sfuggenza e l’enigma amoroso divengono l’incanto che si crea nella banalità del quotidiano.
Accade che Il gioco amoroso si innamori però anche del proprio limite e della propria impossibilità e senza un gesto di condivisione duratura frammenta e si annacqua, diviene: “un decoro dell’amore come sentimento incredulo destinato a finire”. Da queso punto in poi, Lettere a D., vira verso un malessere che chiede soccorso. Percorso a ritroso verso atti mancati. L’insecchire vero e proprio dell’alterità che nel frattempo è divenuta “terzietà” attraverso un altro ancora e si va ulteriormente verso l’assommare di tutta una generazione che vuole ma non può e soprattutto, con grande rammarico, non puo’ più essere insieme.
Lettere a D. nonostante sia indirizzata è da considerare spedita senza una mittenza perchiarire i dettagli, di gesti, azioni, situazioni e farli giungere a un punto che nonostante sia sempre contemporaneo e spesso stringente non giunge mai.
Questa paradossalità del non arrivo capovolge ogni prospettiva perché come afferma Assiri: “C’è un mondo per cui non si è stati previsti ma tu non ci badare nemmeno fosse vero”. Questa affermazione, considerata come pura e semplice trascrizione estrapolata dal contesto, sembra una battuta pronunciata con studiata compostezza da Kirk Douglas che si concentra serioso riabbassando lo sguardo sul bicchiere stretto fra le mani sul bancone ma “in verità” è una delle essenze di questo lavoro di Alessandro Assiri, il quale sempre ed intensamente non butta via mai niente di quello che in noi rimane ancora, nonostante tutto, umanità da umanare: azione etica di poesia da far nascere e crescere in ogni uomo.

Colomba Di Pasquale menzione d'onore, Franca Fabbri segnalazione di merito al Premio “Voci- Città di Abano Terme” 2016

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v. verbale-premio-voci-citta-di-abano-terme

Sez. B – LIBRO EDITO DI POESIA

1° Class. Turri Lorena (Coreglia Antelminelli, Ghivizzano – LU) con “Leggi una donna”, Kairòs Edizioni.
2° Class. Argentino Lucianna (Roma) con “L’ospite indocile”, Passigli Editori.
3° Class. Baroni Carla (Ferrara) con “Il segreto di Dafne”, Blu di Prussia Edizioni. 


Premio della Critica
Caso Giovanni (Siano – SA) con “Poesie tra asterischi”, Genesi Editrice.
Vincitorio Anna Maria (Firenze) con “Il dopo Estoril”, Bludiprussia Edizioni. 


Premio della Giuria 

Casadei Franco (Cesena – FC) con “Di fronte e attraverso”, Giovane Holden Edizioni.
 

Premio Speciale (in ordine alfabetico):
Di Mario Maria Grazia (Poggio Mirteto – RI) con “L’attesa infinita”, Abel Books;
Menichetti Serenella (Cascina – PI) con “Fiore di loto”, Carmignani Editrice;
Mormando Federica (Milano) con “Le catene delle stelle”, Kimerik Edizioni.
Torreggiani Giovanni (Campogalliano – MO) con “Guerriero ribelle del silenzio”, Pegasus Edition*


mio DeltaMenzione d’onore (in ordine alfabetico):
Alessandro Antonella (Roma) con “ Lo scrigno nascosto”, Pegasus Edition;
Di Pasquale Colomba (Recanati – MC) con “Il mio delta e dintorni”, Fara Editore;
Donte Maurizio (San Lazzaro Reale, Borgomaro – IM) con “Nell’incanto”, 


Edizioni Esordienti Ebook*
Guerri Giancarlo (Sovigliana – FI) con “Come il matto dei tarocchi”, Lepisma Edizioni;
Montacchiesi Mauro (Roma) con “Come araba fenice”, Il Convivio Edizioni.
Morra Gennaro (Napoli) con “I versi della carrozzella”, Youcanprint.


http://www.faraeditore.it/coversiacosa/coverFrancaOrelucew.jpg Segnalazione di Merito (in ordine alfabetico):
Carloni Carla (Trieste) con “A lui racconterò quello che”, Ibiskos Editrice;
Di Palmo Pasquale (Cà Noghera, Tessera – VE) con “Trittico del distacco”, Passigli Editori;
Di Pietro Corrado (Siracusa) con “Pneuma “, Morrone Editore;
Fabbri Franca (San Mauro Pascoli – FC) con “Ore di luce strangolate…”, Fara Editore;
Ferlini Vanes (Imola – BO) con “La curva di Gauss”, Il Convivio Edizioni*
Sciandivasci Federica (Roma) con “Cromosofia dell’anima”, Pegasus Edition.

"… in piedi testardi nella tempesta”: su Storie di un tempo minore

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Angela Angiuli, Storie di un tempo minore, FaraEditore 2016
recensione di Vincenzo D'Alessio

http://www.faraeditore.it/html/filoversi/tempominore.html La raccolta poetica di Angela Angiuli, edita quest’anno da Fara, se verrà letta da occhi innocenti svelerà un mondo solare, verde nel profondo, profumato di pane lievitato all’alba, pieno di fragranze e colori.
Cose e sentimenti che tutti noi  conosciamo?
Leggendo i versi delle due sezioni che titolano “Il mattino dopo il sabato” e “Io con la mente scalza” scoprirete che non è così. C’è un  mondo parallelo al mondo ostinato della corsa alla felicità ad ogni costo, al possesso  come unico credo terreno; l’invito è  a capire  l’umano, le dita della  mano che scrivono, il cuore del sangue che pulsa nelle caverne cerebrali, la trasfigurazione di fronte al dolore universale della perdita delle persone amate.
Non basta la Fede cristiana a ricomporre in versi “il vaso del tuo corpo” (pag. 9)   “fratello e figlio dei miei giorni migliori” nella poeta, né in noi che leggiamo. Si scatenano forze terribili, una falsa quiete che geme nei vincoli della notte.
Bisogna accostarsi a questa raccolta invertendo in primo luogo la scelta fatta dalla poeta: leggere dal fondo della seconda parte  per giungere all’epigrafe che richiama alla nostra mente la poesia di Ugo FOSCOLO: “In morte del fratello Giovanni”.
 “Incontriamoci in una pagina bianca /  scriviamo una storia diversa /  incontriamoci dove possiamo lasciarci dentro /  ciò che non ci conosce /apriamoci a un buco nella tempesta, / al riparo dal mondo dei sani /  dove nessuno si avventurerebbe.” (pag. 64)
L’invito è per noi, amico lettore, proprio noi che al mattino aspettiamo al bar nell’odore  del caffè, di riprendere il nostro ruolo sociale,  con lo squillo impersonale dell’Iphone che ci avvisa dei messaggi in arrivo, delle notizie dal mondo, dell’amica che invia la sua foto su Facebook, noi che non scorgiamo la “tempesta” fino a quando non ci siamo dentro e “il tempo minore” inizia a scorrere proprio  come scrive la Nostra a pag. 9 : “(…) stare in piedi testardi nella tempesta / tenere la faccia dei piedi nudi / sopra la buccia della terra…” /.
La bellezza dei versi con i quali la poeta si consola, ci consola, della perdita del fratello sospingono la tragicità della morte, il pensiero quotidiano, l’inevitabilità della sofferenza, oltre il freddo del sepolcro, oltre i passi veloci delle pie donne al Sepolcro del Dio sceso in terra: “(…) il tuo Presente non è più lì /  e l’Assenza, solo la tua Assenza mi concede /  di starti accanto – ora senza incomprensione – /  espressa veramente e tu tutto comunione, / perché solo ora ho parole di altri sensi /  per stare con te senza alcun timore.” (pag. 14) .
I vivi che testimoniano l’assenza degli affetti scomparsi. La parola  assurge ad essenza della memoria, a vento che moltiplica la forza generatrice della nuova vita ogni primavera, che trasmette nei secoli: “ (…) smarrimenti da raccontare /  storie minori da far ascoltare. /  Lui ti ha impastato la vita / aggiunto lievito, acqua, sale / tolto eccedenze /  misurato quantità” (pag. 17) .
L’analogia con il “pane fonte di vita”, transustanziazione nel segno cristiano, compare in diverse poesie della presente raccolta di modo che l’energia dell’affetto, raggiunto dalla morte, resti in chi scrive e in chi legge: “(…) perché siamo polline per fecondare / farina per sporcarci le mani /  Pane da impastare.” (pag. 27).
Vorrei a questo punto soffermarmi sulle figure retoriche utilizzate, sulla valenza della poetica della Nostra nella Storia delle Letteratura Italiana contemporanea, sulla scelta del verso libero, delle metafore, delle sineddoche, delle metonimie; scadrei forse nella maldestra figura del critico che attende all’interpretazione versatile di Angela Angiuli e della sua raccolta.
Per questa volta, sospinto dall’unica barca che ho conosciuto nel traghettare il dolore della perdita di un grande affetto famigliare, approderò con te, amico lettore, sulle rive dove il naufragio diviene “dolce” e riprendo i versi dell’autrice: “(…) l’Esercizio Divino è nel buco, /  scavare, fare spazio, allargare le sponde /  e vedere dentro Cose Nuove.” (pag. 43).
L’utero materno, la grotta delle conoscenza, l’avello al quale si ritorna nel grembo della Grande Madre: “(…) Vide da lontano un busto grandissimo; che da principio immaginò dovere essere di pietra, e a somiglianza degli ermi colossali veduti da lui, molti anni prima, nell’isola di Pasqua. Ma fattosi più da vicino, trovò che era una forma smisurata di donna seduta in terra, col busto ritto, appoggiato il dosso e il gomito a una montagna; e non finta ma viva; di volto mezzo tra bello e terribile, di occhi e di capelli nerissimi” (Giacomo Leopardi: “Dialogo della Natura e di un Islandese”).
Montoro, 5 maggio 2016                        

“la fatica di lavorare per tornare limpidi”: la vocazione di Filippo

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recensione di AR a Oltre le ringhiere di Filippo Amadei, Premio Rimini per la poesia giovane, Raffaelli 2014

http://www.raffaellieditore.com/oltre_le_ringhiere
C’è una eleganza ferita nella poetica di Filippo Amadei, i versi descrivono con abile e partecipata sintesi gesti ed eventi anche minimi («ma quella volta hai posato le tue mani / sulle mie cosce – “così non prendi freddo” / ed era incredibile la dolcezza di quel gesto / in mezzo al nulla, tutto quel buio che i fanali ferivano …», p. 36), situazioni che esprimono il desiderio di ciò che sta Oltre le ringhiere, oltre i confini: «sono sempre più certo che la verità, anche la più piccola / idea creduta vera debba lottare contro un perimetro» (p. 38).  Già i versi in esergo mi hanno commosso ricordandomi lo stesso insegnamento di mio padre: «Fin da piccolo mio padre mi ha insegnato / a farmi il segno della croce / davanti a un cimitero … / (…) / … lo faccio sempre / forse perché spero che qualcuno / (…) / sia rimasto ancora qui a credere / che non siamo andati via per sempre.» (p. 15). Mettere questa dichiarazione come apertura della raccolta credo sia una chiave importante per il lettore: c’è una tradizione nel nostro stare al mondo, un passaggio di consegne culturali, affettive, religiose che non solo ci con-formano, ci fanno soggetti capaci di relazioni (a partire da una solitudine che è prendere atto di “questo mai / perfetto assomigliarci», p. 25) e ci forniscono il bagaglio per intraprendere il nostro cammino, ma ci tras-formano in quanto alimentano quei semi innati (desiderio di felicità, realizzazione, amore, senso del proprio andare – «… è un continuo / cercare di innalzarsi la vita», p. 24) che grazie agli incontri, alle scelte di vita, allo studio, al lavoro, al rapporto con chi amiamo… ci rendono ogni giorno un po’ diversi, specialmente nel periodo della giovinezza. Sì perché questo libro è anche un fare il punto sul percorso di un trentenne, una fase vitale particolarmente critica benché al tempo stesso ricca di opportunità: «che vita fantastica ha un foglio di carta / vorrei essere io, inseguire l’abbraccio / delle curve e sentire il vento / che ci prega di spiegare davanti alla vita / ogni singolo pezzo di noi.» (Quel foglio di carta, ultima poesia della raccolta, p. 51); «Invecchiando si restringe lo spazio vitale / il perimetro dei gesti domestici, ci si allena / a chiedere meno, anche a sé stessi, anche all’aria / si dimentica, invisibile prima / ora una mancanza.» (p. 20):
Giustamente nella splendida Prefazione Francesco Tomada osserva che in Amadei «rimane sempre vivo il senso di sacralità della vita» (p. 8) e che nei suoi versiè sotteso l’invito a «spogliarci di tutto il superfluo, che apparentemente è esigenza e invece finisce col diventare prigione» (p. 9).

Il dilemma di ogni esistenza è la risposta a una chiamata (che magari non è quella che ci immaginiamo, il più delle volte risultando certo più sorprendente del proprio turno quando si è in fila alle poste, p. 22), la necessità di una mancanza, di una fatica, di una scelta per fare spazio alla bellezza («un lampo che raschia le ossa», p. 23) che, da un punto di vista religioso, è la misericordia di sentirsi abbracciati da un Oltre accogliente) – questo sembra dirci, semplificando, il poeta forlivese, ad esempio in Verso Cesenatico (p. 35): «Quando arrivava l’estate dei compiti in giardino / quando era ancora troppo presto per i baci alle ragazze / facevo le gite fuori porta con mio padre / sveglia all’alba e subito sui pedali / l’avremo fatta solo sul porto canale / la colazione, ricordo il fiato corto e l’aria aspra / (…) / mi chiedevo il perché di tanta fatica, solo dopo / (…) / nel via vai delle stradine laterali, anche l’indecifrabile ansia di mio padre, ogni bellezza creduta perduta / era allora ritrovata, esisteva già da prima / esigeva una mancanza» (p. 35); «e cos’altro è la vita se non un gioco / continuo di opacità e trasparenze / la fatica di lavorare per tornare limpidi / percepire chiaro un orizzonte / riconoscere l’uomo / nell’uomo di fronte.» (Spiaggia di fine marzo, p. 37).

Sì perché i nostri limiti, i nostri condizionamenti, i nostri insuccessi, ma anche i traguardi raggiunti, per il fatto stesso di esserci ci indicano che esistono possibilità altre, al di là, nuovi spazi e nuove mete… e l’energia che ci permette di transitarliè quel desiderare faticoso, complesso,  sorprendente, gratuito e inesausto a cui ogni persona si sente chiamata: «… ho in testa mille voli / di pensieri che non partono, persi nella bonaccia / mentre l’aria ha smesso di essere vento / e semplicemente ci attraversa.» (p. 47); «A volte la scarsità ci rende liberi.» (p. 42).  

Canti Digitali di Alberto Mori finalista al Premio “Antonio Guerriero” Civetta di Minerva 2016

“Con il verso implori / di scovare una rotta”: i merli poetici di Giancarlo Baroni

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suggestioni di AR su I merli del giardino di San Paolo e altri uccelli di Giancarlo Baroni, Grafiche STEP editrice 2016










«Quali uccelli verranno / dopo di noi? e quali piante?» (Sugli alberi, p. 17); «Ma i nostri sguardi si scontrano più lontano / e rimbalzano come proiettili» (Sguardi, p. 20); «Inguenuamente tentate di indovinare / dai nostri voli il vostro futuro» (Presagi, p. 33); «Il biancone col rostro i serpenti sbatte / come delle bandiere / (…) / ci stupisce quest'aquila / solo alle serpi ostile» (I merli del giardino conversano, p. 49); «L'amore? Chiedetelo alle rondini / attravesano il deserto per ritrovarsi qui.» (Rondini, p. 64) – qui a parlare sono i volatili, mentre i versi citati nel titolo (tratti da In gabbia, p. 29) sono pronunciati dagli umani (ovviamente attraverso la voce di Giancarlo Baroni) come pure i seguenti: «I pettirossi hanno un busto rubicondo / quando piove sembrano grumi sanguinanti» (Aquile pinguini e pettirossi, p. 31); «non un labirinto / ma una geometria di scarti / di gallerie sbocciate su radure / di crocevia e di fughe. / La morte qui non saprà scovarti.» (Una geografia celeste, p. 53); «La vita è emersa / dal mare come un sommergibile // (…) / e i raggi raggiungono la terra / come voi quando smettete di volare.» (Quando smettete di volare, p. 62); «Bisogna prendere distanza dalle cose / allontanarsene. Non oltre gli uccelli / né sotto agli uomini, / amando invece questi / quanto più si è capaci di afferrare / i segreti dei primi.» (Le cose, p. 74); «mentre i camini, con l'esattezza di un telescopio, / scrutano il cielo. Sdraiati sulla schiena / come un'imbarcazione sulla propria chiglia, / dal vuoto ci lasciamo trasportare» (Davanzali e tetti, pp. 76-77).
La leggerezza di una sapienza “inconsapevole” e intuitiva, forgiata dall'esperienza a partire da predisposizioni innate aleggia – è proprio il caso di dirlo – in questo prezioso libro di versi che ci trasportano  francescanamente nel mondo degli uccelli (che è anche il nostro, ma a volte lo dimentichiamo). Raffinate anche le illustrazioni e il segnalibro. Perspicue e partecipi le prefazioni alle due parti che compongono il libro, rispettivamente di Pier Luigi Bacchini e Fabrizio Azzali. È un'opera che dà gioia scorrere per il suo canto arguto e disteso, i suoi riferimenti ai miti e a personaggi storici come Federico II e, ovviamente, all'ornitologia. C'è in Baroni un distacco ironico e pungente eppure ricco di stimoli per una umanità così presa da altro e distratta al punto da considerare  la natura altro da sé, violandola e sfruttandola. Così il poeta ci ricorda che facciamo anche noi parte del creato e che gli uccelli lo sanno, non già per riflessione, ma per il fatto stesso di essere al mondo con le sue bellezze e le sue crudezze. C'è un amore incondizionato per la vita che si esprime in forme così varie su questo nostro pianeta, il desiderio di scuotere la nostra umanità intorpidita che, cercando una presunta libertà, si crea essa stessa delle gabbie e si preclude vie di salvezza e di gratuita bellezza: “… riflettere / senza accanirsi troppo o vedere / con uno sguardo appena è davvero / così deprecabile? …» (ivi, p. 77).

Canti Digitali a Cremona 22-5-16

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Domenica 22 Maggio

alle ore 17:30


presso A.D.A.F.A. Amici Dell'Arte – Famiglia Artistica


Casa Sperlari, Via Palestro 32, Cremona

verrà presentato il libro

Canti Digitali di Alberto Mori
 
Opera segnalata al Premio Civetta di Minerva 2016

L’autore sarà presente con una Videoperformance

Introduzione e conversazione con il poeta ed il pubblico 
a cura del filosofo Franco Gallo

 
 
http://www.faraeditore.it/nefesh/cantidigitali.html
In copertina: Links di Alberto Mori
 



Nuvole sparse: Gianluca Garrapa

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Di cosa

Di mare di pietre di scaglie
Di sole di umani di sale
Di odori di vele le vele
Di cielo di bianco vestito
Di uomini d'alghe e motori

Di soffio di vita la vita
Di cielo di cose al largo
Del mare che siamo
Di storia di erbe di santi
Di tanti ricordi che ora
Di noi fanno quel che saremo
Di poi molto simili a nuvole

Di carne di ossa aquilone che invola
Di pochi frammenti
Di luce che siamo
Di nebbia per non restare
D'amore di spiagge di corpi
Di stelle di campi di fiori

Di sogni morire.

Gianluca Garrapa

(inedito)


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